Bodybuilding, quando i muscoli non danno da vivere

Corpi definiti e muscolosi, pose, competizioni nazionali e internazionali. Ognuno di noi almeno una volta nella vita ha visto i cosiddetti culturisti (o, all’inglese, bodybuilder). Ognuno di noi almeno una volta nella vita ha pensato che dietro tutti quei muscoli ci fosse però un “aiutino”, che non fosse tutto frutto di fatica e allenamento. Eppure, […]

Corpi definiti e muscolosi, pose, competizioni nazionali e internazionali. Ognuno di noi almeno una volta nella vita ha visto i cosiddetti culturisti (o, all’inglese, bodybuilder).
Ognuno di noi almeno una volta nella vita ha pensato che dietro tutti quei muscoli ci fosse però un “aiutino”, che non fosse tutto frutto di fatica e allenamento. Eppure, da diversi decenni, c’è chi in tutti sensi lavora per dimostrare che un’alternativa ad anabolizzanti e ormoni della crescita esiste. Si chiama natural bodybuilding ed equivale a una “costruzione” del proprio corpo senza l’aiuto di sostanze dopanti o illegali. Potrebbe sembrare solo una tendenza recente; in realtà non è così.

Natural bodybuilding: preparazione e competizioni

Sandro Ciccarelli ha fondato nel 1990 la prima associazione di natural bodybuilding, la AINBB, e nello stesso anno ha pubblicato Olympian’s News, la prima rivista che promuoveva la disciplina. Nel 2008 ha istituito insieme ad altri soci la NBFI, Natural Bodybuilding e Fitness Italia, associazione sportiva dilettantistica di cui è attualmente presidente e che rappresenta un importante punto di riferimento per il settore.
Con lui abbiamo analizzato la nascita e le caratteristiche di questa attività e soprattutto le differenze rispetto al “tradizionale” bodybuilding.

“Il natural bodybuilding per me esiste da quando ho iniziato ad allenarmi, nel 1975. Non potevo concepire altro che un allenamento naturale senza supporto di farmaci dopanti. Il bodybuilding per me è prima di tutto benessere e salute fisica e psichica. Il nostro intento è quello di ricostruire e far nuovamente crescere uno sport che ha le carte in regola per essere praticato in tutte le palestre italiane.”

Quali sono nello specifico le caratteristiche? “L’allenamento dei natural bodybuilder è simile a quello del bodybuilding tradizionale, solo che molte tecniche sono state sviluppate fin dall’inizio del bodybuilding, con in mente i campioni che non erano certo natural. Quindi gli allenamenti dei natural devono prevedere riduzioni di volume e di intensità fino al 50% rispetto alle classiche routine che sono state consigliate dai campioni non natural. Questo per permettere al corpo di recuperare e di compensare, altrimenti i risultati di sviluppo muscolare sarebbero pochi o nulli. Lo stesso si può dire per l’alimentazione, che è diversa rispetto ai bodybuilder non natural.”

“Tutto deve essere studiato e modulato con molta più attenzione, perché un natural bodybuilder a differenza di chi usa doping non ha il supporto farmacologico che permette di ottenere risultati facendo qualsiasi cosa in modo esagerato, dall’allenamento all’alimentazione. Questo però avrà un impatto pericolosamente negativo sulla salute e sulla struttura fisica di chi assume farmaci dopanti.”

Sotto questo punto di vista vengono effettuati rigorosi controlli: “per quanto riguarda il controllo antidoping, la NBFI segue il regolamento della World Natural Bodybuilder Federation (WNBF), la più grande federazione mondiale di settore, attestandosi come una delle organizzazioni più strutturate in Italia”.

Insomma un allenamento in cui la fatica e l’impegno quotidiano fanno da padroni. E che sembra far registrare numeri in crescita: se nove anni fa il campionato NBFI presentava circa 40 atleti, oggi ne gareggiano oltre 170. Ma tutto questo sacrificio in qualche modo porterà risultati in termini di visibilità ed economici?

“La NBFI è affiliata alla WNBF statunitense e ha sbocchi internazionali, quindi chi vince l’assoluto al campionato nazionale può gareggiare direttamente negli U.S.A., mentre i vincitori di categoria possono andare ai vari grand prix europei, dove ai primi di ogni categoria vengono assegnate le tessere WNBF/PRO, cioè il pass per poter gareggiare ai campionati mondiali professionisti sotto l’egida della WNBF. I programmi futuri prevedono l’organizzazione di campionati europei con la partecipazione di tutte le affiliate dilettantistiche europee, nell’ambito della WNBF”, spiega Ciccarelli.

Al di là dell’onore di partecipare a vetrine importanti per chi pratica questa attività, Ciccarelli però sottolinea come in Italia “non c’è guadagno da questa iniziativa. Siamo tutti propensi allo sviluppo dello sport del natural bodybuilding dilettantistico”.

L’allenamento come stile di vita

Le competizioni, nel nostro Paese e non solo, sono sempre più numerose.

Gabriele Vetro è un atleta svizzero. Di recente ha ottenuto il secondo posto mondiale nella sua categoria rappresentando la Svizzera in una gara a Boston. Svolge questa attività da 20 anni e si divide per mantenere la sua famiglia tra il lavoro di saldatore e quello di personal trainer. A quanto pare i muscoli di un bodybuilder non sembrano fruttare granché. Almeno in Italia, quello del natural bodybuilding è tutt’altro che un mondo dorato: per le gare nazionali spesso ci si limita a una medaglia o un pass per gare più importanti.

Le competizioni di bodybuilding più prestigiose sono soprattutto all’estero, da Ironman o Arnold Classic fino a Mister Olympia, l’ultima delle quali si è svolta a settembre negli Stati Uniti, e in cui si arriva a premi di oltre 600mila dollari, a seconda delle categorie. Inoltre in questi casi, soprattutto per i bodybuilder più famosi, importanti entrate arrivano anche dagli sponsor.

Abbiamo provato ad avere qualche delucidazione in più da Luigi Colbax, consulente di fitness e proprietario di un’azienda con uno staff di 10 dipendenti e sede alle Canarie, che si occupa di consulenze di fitness online e realizza workshop, dvd ed ebook sul tema.
Luigi ha di fatto confermato quanto emerso da ricerche e parole degli altri allenatori e bodybuilder: “purtroppo queste competizioni non danno nessun riconoscimento economico, come nel 99% degli sport amatoriali. Ci sono solo gli sponsor che regalano qualche integratore. Solo l’1% degli atleti vive di questa attività, gli altri vanno avanti senza infamia e senza lode”.

Eppure dalle sue parole è evidente che, prima di un lavoro, la sua sia innanzitutto una passione: “L’allenamento per me è un elemento del mio stile di vita, e cosi dovrebbe esser per tutti. La fatica intesa come impegno e intensità fa parte del piacere di allenarsi bene e aver risultati. La fatica intesa come dovere o ansia da prestazione invece è il veleno che fa smettere alla gente di allenarsi – o anche di cominciare, purtroppo. Ma per far fatica nel modo giusto serve avere gli strumenti per non incappare nella sindrome da difficoltà, ovvero nella paura che la difficoltà sia così grande da non poterla superare. C’è chi preferisce farsi un tot di anni da Hulk, come nel bodybuilding classico, mentre altri percorrono altre strade, secondo natura. In altre parole con l’ausilio di genetica, volontà e perseveranza. Senza la quarta marcia degli steroidi”.

Chissà che nel tempo questo approccio non prenda sempre più piede nel mondo del fitness e non solo. Magari anche con qualche muscolo in meno. E qualche soldo in più.

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