Chi cura l’Italia?

Partiamo da qualche dato. Il settore farmaceutico italiano rappresenta uno dei comparti più dinamici di tutta l’industria locale, per un totale di quasi 200 aziende e 30 miliardi di fatturato: nel 2015 l’Italia ha confermato la posizione di eccellenza per la produzione farmaceutica nell’UE. Secondo solo alla Germania per valore assoluto della produzione, il nostro […]

Partiamo da qualche dato.

Il settore farmaceutico italiano rappresenta uno dei comparti più dinamici di tutta l’industria locale, per un totale di quasi 200 aziende e 30 miliardi di fatturato: nel 2015 l’Italia ha confermato la posizione di eccellenza per la produzione farmaceutica nell’UE. Secondo solo alla Germania per valore assoluto della produzione, il nostro Paese è però al primo posto per produzione pro capite ed ha la possibilità e l’ambizione per diventare leader nel medio periodo. In quest’ottica crescono ovviamente anche gli investimenti di ricerca e sviluppo, da sempre indice delle prospettive di crescita di un settore: nel 2015 le imprese del farmaco hanno investito 1,4 miliardi di euro.

Come prosegue?

Ok siamo bravi, i dati parlano chiaro. Ma poi come continua la storia? Chi sono i protagonisti della salute del Bel Paese?
Sicuramente un ruolo di primaria importanza nell’erogazione del farmaco è quello del farmacista, figura che le ultime indagini condotte sul mercato italiano confermano in un ruolo autorevole, del quale i clienti si fidano e al quale si rivolgono per ottenere chiarimenti, informazioni, spiegazioni e consigli utili relativi alla salute e al benessere.
Il cliente, poi, è sicuramente l’attore principale, la cartina tornasole su cui confrontarsi per capire il lavoro svolto da tutti all’interno della filiera al fine di ricevere un feedback e sviluppare ulteriori margini di miglioramento. Il cliente, che è il datore di lavoro di tutti noi, nel corso degli anni è diventato sempre più informato rispetto alle proprie esigenze e alternative proposte, non più passivo ma attivo nelle scelte di consumo e deciso a trovare prodotti in linea con il proprio modo di pensare, di essere, di vivere la salute e il benessere.
Ecco quindi che il contesto farmacia, in cui il cliente si reca maggiormente per gestire la propria salute, ha assunto nel corso del tempo un’immagine nuova e più variegata in grado di gestire il tema in questione da più punti di vista.

Alla farmacia classica, il cui unico compito era dispensare il farmaco prescritto dal medico, se ne è sostituita una innovativa dove soddisfare non solo esigenze di salute ordinaria ma anche trovare risposte a bisogni di benessere generale. Alcuni esempi:
– consulenze nutrizionali;
– consulenze in ambito cosmetico e dermatologico;
– corner di informazione per la prevenzione di malattie degenerative come il diabete.

In seguito ai provvedimenti legislativi del 2009 e del 2012 si è sviluppato il concetto di farmacia dei servizi a cui il cliente fa riferimento per trovare non solo prodotti ma anche per usufruire della possibilità di informarsi in ambito sanitario, effettuare analisi diagnostiche, ricevere assistenza domiciliare nonché beneficiare di un centro prenotazioni per le altre prestazioni sanitarie (supporto all’attività di monitoraggio dell’aderenza terapeutica). In un contesto del genere il farmacista ha la responsabilità di gestire la salute dei propri pazienti e per farlo deve essere dotato di skill comunicative ed empatiche, essere capace ad interagire con il cliente, incoraggiarne la fidelizzazione, essere in grado di costruire insieme a quest’ultimo un percorso di salute e benessere con una dimensione integrata.

Qual è il punto?

Ecco che in una prospettiva di questo tipo possono entrare tutti i professionisti che, su più fronti e con specializzazioni diverse, si occupano di salute e benessere: farmacisti ma anche psicologi, nutrizionisti, diabetologi, oculisti, medici estetici, dermatologi, podologi, medici di base, infermieri, logopedisti, eccetera. La nuova concezione di gestione della salute rappresenta infatti un’ottima opportunità per tutti i professionisti del settore che vogliono uscire dai loro studi privati e dalle loro scrivanie, cambiando – per così dire – punto di vista: esiste effettivamente una possibilità concreta di smettere di partecipare esclusivamente a convegni in cui figurino solo professionisti dello stesso settore, per collaborare in rete con altre professioni. Il confronto con punti di vista diversi può dunque portare ad un efficace lavoro di équipe dove la Persona è al centro. Se la richiesta è la gestione della salute a 360°, con un approccio integrato sui vari aspetti dell’uomo, l’offerta non può dunque che produrre una risposta di questo tipo, attraverso il confronto continuo di più professioni (e professionisti), in grado di fare squadra tra loro sul tema della salute e benessere.

Qualche spunto

Secondo voi è utile il supporto dello psicologo nella gestione di un paziente diabetico per l’aderenza terapeutica? Ebbene si, già da qualche anno ormai Nicola Piccinini, presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, insiste sull’opportunità di integrare in équipe anche loro su questo tema: la scarsa aderenza alle prescrizioni del medico è la principale causa di inefficienza delle terapie farmacologiche ed è associata a un aumento degli interventi di assistenza sanitaria, della morbilità e della mortalità, rappresentando un danno sia per i pazienti che per il sistema sanitario nonché per la società. Una migliore aderenza alla terapia significa infatti minor rischio di ospedalizzazione, minori complicanze associate alla malattia, maggiore sicurezza ed efficacia dei trattamenti e riduzione dei costi per le terapie. Ecco allora che lo psicologo, in rete con più professioni ad esempio il farmacista, può essere utile nel sostenere l’aderenza alla terapia entrando in relazione con la persona, agevolandole un pensiero consapevole sulle emozioni che la attraversano, sui cambiamenti che dovrà affrontare, sostenendola nei momenti più bui. La presenza di uno psicologo in equipe aiuterebbe, dunque, ad aumentare l’aderenza del paziente diabetico alla terapia e di conseguenza ad abbattere in modo significativo i costi a carico del SSN. Non a caso è da poco nata l’Associazione Nazionale Psicologi in Farmacia, per sensibilizzare il pubblico a questo tipo di approccio integrato.

E il cerchio si chiude

Siamo partiti dai dati di produzione del mercato farmaceutico italiano e dall’eccellenza di alcune realtà in rete nate e cresciute in Italia. Quale miglior finale se non auspicare che energie e risorse sempre più importanti possano sostenere questa nuova visione di salute e benessere e che professionisti illuminati si mettano in gioco in questo percorso innovativo di gestione integrata della salute.
È notizia di pochi giorni fa che in Inghilterra il governo ha intenzione di risparmiare 200 milioni di sterline l’anno creando alcuni sportelli robotizzati in grado di analizzare le ricette e consegnare il farmaco, con la possibilità di un collegamento online con la farmacia più vicina per eventuali esigenze specifiche. Tale progetto metterebbe in difficoltà centinaia punti vendita con i rispettivi posti di lavoro. Per tali motivi risulta oggi più che mai importante investire sulle persone e sul valore aggiunto che queste possono dare in termini di relazione empatica con il cliente, cosa che anche il più bel robot non può sicuramente assicurare.

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