Connettere fatturato aziendale e impatto sociale con la B-Corp

Creare un’attività di business è una delle più incredibili capacità che l’uomo può esprimere e una delle potenti forze che inevitabilmente impatta il futuro delle persone e del pianeta. Le attività economiche creano valore per alcuni attori: gli azionisti, i clienti, i dipendenti ma, allo stesso tempo, possono creare problemi e costi per altri portatori […]

Creare un’attività di business è una delle più incredibili capacità che l’uomo può esprimere e una delle potenti forze che inevitabilmente impatta il futuro delle persone e del pianeta. Le attività economiche creano valore per alcuni attori: gli azionisti, i clienti, i dipendenti ma, allo stesso tempo, possono creare problemi e costi per altri portatori di interesse, come le comunità in cui le imprese operano, i lavoratori stessi, le aziende fornitrici, l’ambiente, le generazioni future.
Secondo lo Studio Trucost nessuno dei principali settori industriali sarebbe profittevole se fossero chiamati a pagare il conto degli impatti negativi che determinano su persone e ambiente. In altre parole, i costi e i problemi che le attività economiche causano superano il valore o i profitti che le attività stesse sono in grado di generare.

L’85% delle persone, su scala globale, ritiene che le attività di business siano responsabili di migliorare le proprie vite esattamente quanto lo sono i governi (Fonte Accenture). Non ci sono più gli amministratori pubblici da una parte e le aziende dall’altra, questi sono oggi visti su uno stesso piano di responsabilità.

Non dimentichiamo che l’economia e l’impresa non sono altro che “tecnologie” create dall’uomo, e come tali sono in costante evoluzione. Il concetto di impresa è nato per soddisfare bisogni umani fondamentali, poi nel secolo scorso si è persa la direzione originaria, che è stata sostituita da un altro concetto, quello della massimizzazione del profitto, ignorando sia le leggi della termodinamica che quelle della prosperità sociale. Nessuna tecnologia, nessuna invenzione che ignori queste leggi può prosperare nel lungo termine.
E’ indispensabile quindi che le attività economiche evolvano in modo tale da massimizzare gli impatti positivi e ridurre, fino a eliminarli, quelli negativi. Per rendere evidente, accelerare questa trasformazione e marcare la distinzione tra business “tradizionali” e quelli che in maniera misurabile impattano positivamente la società, da alcuni anni è nato un movimento che, su scala globale, promuove una nuova forma giuridica d’impresa, la Benefit Corporation.

Già oggi in 30 Stati degli USA la Benefit Corporation è una nuova forma giuridica che estende da due (For Profit, Non Profit) a tre il numero di macro-modelli possibili. Parliamo di un intreccio, un’interdipendenza tra il concetto di “for profit” e quello di “non profit”, una terza via appunto. In Europa e nel resto del mondo, in attesa che l’iter legislativo si compia, un’azienda può diventare Certified B Corporation attraverso il processo di certificazione sviluppato dallo stessa organizzazione che promuove l’iter legislativo nel mondo (B Lab) e che consente di misurare e confrontare la reale performance di un’azienda in termini di impatti economici, ambientali e sociali.
E questo modello innovativo trova ampie ragioni di successo, se confrontato con alcuni trend socio economici che sono prima di tutto generazionali e che si prefigurano capaci di provocare una vera rivoluzione nei comportamenti di consumo e di acquisto.

Da una recente ricerca condotta da Deloitte che ha coinvolto 5.000 persone in 18 Paesi, emerge con chiarezza che i cosiddetti Millennial, ragazze e ragazzi che approcciano gli studi universitari o il loro primo impiego dopo il 2000, e che rappresentano oggi più del 50% della forza lavoro globale, ricercano lavori che siano connessi a scopi più estesi della semplice ricerca del profitto. I Millennial mettono al secondo posto l’entità della loro retribuzione rispetto alla finalità dell’azienda a cui prestano la loro preparazione e capacità.

La trasformazione in atto è epocale, i Millennial si chiedono per cosa lavori e non per chi; quanto impatta ciò che fai e non quanto guadagni.
È quello che ci sentiamo chiedere noi di Nativa, la prima azienda ad aver ottenuto la certificazione B Corp in Italia. Ci occupiamo di Future Fit Design: progettiamo percorsi di innovazione per aiutare grandi e medie aziende a essere “a prova di futuro”. Abbiamo scelto e – scolpito nello Statuto – la massimizzazione della felicità delle persone che ne fanno parte come finalità di Nativa e per questo abbiamo adottato un sistema di misurazione della felicità che applichiamo periodicamente. Essere una B Corp significa misurare nel tempo i propri impatti e impegnarsi in un percorso di miglioramento.
Siamo stati recentemente premiati con la menzione Best For The World 2015 – il riconoscimento per le B Corp che raggiungono l’impatto maggiore in una data area di valutazione tra le quattro possibili: modello di governance, lavoratori, community, ambiente.

Quando pubblichiamo una nuova posizione di lavoro veniamo sommersi da un numero inatteso di profili talentuosi con esperienze di altissimo valore. Non ce lo aspettavamo e abbiamo dovuto riprogettare con nuove logiche il processo di recruiting per poter essere capaci di selezionare la migliore candidatura possibile.
Il 21 aprile si celebra la founding class europea delle B Corp. Decine di aziende sono attese da tutta Europa, dopo analoghi eventi svoltisi nel Nord e nel Sud America e in Oceania.
Essere una B Corp è anche unire persone che condividono la stessa visione e credono che sia giunto il momento di mettere in discussione il ‘business as usual’ per passare a modelli più evoluti, in cui l’economia sia al servizio delle persone e non il contrario. Domani saremo tra amici, e saremo certamente più felici.

 

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