Editoriale 07 – Connessioni e Collaborazioni

Ogni sistema presuppone forme di convivenza che a diversi livelli possano garantire mantenimento ed evoluzione, molto spesso generando una trasformazione selettiva. Anche il lavoro è parte di un sistema: negli ultimi anni, però, ha chiaramente dimostrato che sono saltati i ponti. Capire perché siano saltati i ponti è certamente il tassello stimolante. Con Senza Filtro […]

Ogni sistema presuppone forme di convivenza che a diversi livelli possano garantire mantenimento ed evoluzione, molto spesso generando una trasformazione selettiva. Anche il lavoro è parte di un sistema: negli ultimi anni, però, ha chiaramente dimostrato che sono saltati i ponti. Capire perché siano saltati i ponti è certamente il tassello stimolante. Con Senza Filtro siamo andati a cercare proprio l’effetto di quei tiranti che dovrebbero evitare il collasso e che invece a volte mollano la presa: in questo numero 07 parleremo di connessioni e collaborazioni.

Il mondo della natura presta chiavi di lettura sempre utili anche in altri contesti. Pochi giorni fa, alcuni membri del Centro di Ricerca Agricoltura (CRA) per l’Agrobiologia di Firenze hanno lanciato l’allarme sui danni che gli insetti stanno creando alle produzioni agricole, pare addirittura che dal 10% al 20% del cibo mondiale venga perso per colpa loro. Non interessa tanto la notizia, che ciclicamente ricorre, quanto lo spunto. I ricercatori hanno stilato una classifica dei buoni e dei cattivi tra tutti gli insetti che rappresentano oltre il 65% del totale di biodiversità animale. Se da un lato, le sole stime italiane denunciano per il settore agricolo perdite per centinaia di milioni di euro, dall’altro il dato incoraggiante arriva dalla schiera di insetti che garantiscono la sopravvivenza di mele, arance, ciliegi e orchidee. Sembra poco ma non lo è.

Parafrasando col lavoro, anche lì vediamo buoni e cattivi e non si tratta di un giudizio di merito ma semplicemente di una valutazione di metodo. La natura si equilibra da sola trovando i bilanciamenti salvavita, il sistema del lavoro invece implode su se stesso se saltano i tiranti e non si rinnovano le relazioni. La domanda da porci, oggi, è quanto tempo dovremo ancora aspettare prima che spariscano forme di collegamento istituzionali e asincrone con la realtà, soggetti che continuano a rivendicare il posto in prima fila senza aver capito che il loro posto era sul palco, un ruolo attivo quindi, e non sulle poltrone di velluto riservate, passivi e annoiati.

Leggerete di relazioni industriali, di sindacati e di rappresentatività politica. Ancora Jobs act, parlando dei decreti attuativi sui contratti di collaborazione e di una seconda vita delle Agenzie per il lavoro. E poi il tramonto del multitasking e l’inconsistenza del telelavoro italiano, la novità dello swap management e le recenti acquisizioni dei colossi social, le B-Corporation che producono felicità per i dipendenti e la nuova Silicon Valley che si chiama Russia. Ma soprattutto abbiamo lasciato spazio alla Bellezza perché le organizzazioni ne hanno molto più bisogno di quanto siano convinte.

Intanto, per fortuna, i meccanismi si stanno rigenerando e la comunicazione non sposta più solo messaggi ma scambi veri.

C’è un pensiero, infatti, che spesso sfugge: le connessioni non sono sempre immateriali. Ci stanno abituando a guardare le cose ma vale la pena riguardare le persone.
La migliore velocità di connessione, quella che ci potrà stupire, poggia sulla collaborazione. Non a caso anche il pinolo sarebbe già scomparso. Lamentano infatti i ricercatori del CRA, ancora loro, che questa nostra produzione di nicchia è stata quasi azzerata dalla Cimice americana delle conifere ma grazie ad un progetto finanziato dal Ministero delle Politiche agricole, nei loro laboratori è stato introdotto un nemico naturale capace di riprodursi nelle uova dell’insetto cattivo.
Non credevo che anche una certezza come il pesto ligure potesse aver bisogno di una rete. Tutto è connesso, se ci vogliamo credere.

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