Le regole non scritte delle aziende (venete)

Il Veneto, con 18.400 km quadrati di superficie e i suoi quasi 5 milioni di abitanti, rappresenta da sempre uno dei tessuti aziendali più prosperosi d’Italia, tanto da essere spesso nominato come il “ricco Nord Est” o “Locomotiva Italiana”. Le difficoltà economiche degli ultimi anni (che hanno spazzato via quasi 10 punti di PIL nazionale) […]

Il Veneto, con 18.400 km quadrati di superficie e i suoi quasi 5 milioni di abitanti, rappresenta da sempre uno dei tessuti aziendali più prosperosi d’Italia, tanto da essere spesso nominato come il “ricco Nord Est” o “Locomotiva Italiana”.

Le difficoltà economiche degli ultimi anni (che hanno spazzato via quasi 10 punti di PIL nazionale) sembrano essere ormai superate, dando al Veneto delle previsioni di crescita per il 2017 maggiori della media nazionale con un +1,3% contro un +1,1% (dati elaborati dalla Cgia di Mestre su fonte Istat).

I fattori che influenzano questa positiva ripresa (o la ricerca dei “perché” come direbbe Simon Synek nel suo libro: “Partire dal Perché. Come tutti i grandi leader sanno ispirare collaboratori e clienti”) si possono cercare in molti ambiti, sicuramente la crescita dell’export verso altri paesi, il tessuto territoriale ricco di imprese e, perché no, anche la modalità con cui si lavora.

Le “regole non scritte” che spesso governano le aziende (venete ma non solo) sono sicuramente un elemento di forte valore per la gestione quotidiana delle attività. Ma di cosa si compongono queste “regole non scritte” ? Ogni realtà le può declinare in modo diverso in quanto dipendono molto dallo stile aziendale, dai valori in gioco e dalle persone che ci lavorano.

Qui nessuno vuole avere la pretesa di trattare un argomento così ampio in poche righe, vuole essere più uno spunto di riflessione e di confronto su quelli che possono essere esempi positivi o negativi di “regole non scritte” vissute sul posto di lavoro.

Bisogna comunque stare attenti perché può non essere tutto oro quel che luccica dato che queste regole o stili di comportamento, proprio perché non messe nero su bianco, sono spesso soggetti all’interpretazione e al buon senso delle persone. Dove c’è libero arbitrio ci può essere confusione, perché non tutti interpretano e vivono l’azienda allo stesso modo.

Non è un caso che una delle doti più importanti chiesta ai nuovi manager è saper gestire le ambiguità.

Le zone d’ombra, se non correttamente gestite, sono molto nocive. Va bene avere arbitrarietà e discrezionalità nel proprio lavoro (a seconda del ruolo) ma vanno gestiti puntualmente quelli che sono i campi di manovra e i confini da non valicare. 

Avere dei bravi manager – cosa non affatto scontata – è solo una faccia della medaglia poiché tutte le persone, con i propri comportamenti, influenzano molto quella che è o meno la buona riuscita dei non detti.

I comportamenti delle persone, sul posto di lavoro, si possono infatti distinguere principalmente in 5 categorie (secondo l’immagine sotto riportata definita come il “Carro delle Risorse Umane”):

 

Le regole non scritte delle aziende (venete)

 

 1. Persone tese verso l’arcobaleno: sono coloro che spingono per raggiungere gli obiettivi e che lavorano con passione, cercando di essere sempre costruttivi e motivare gli altri (come diceva Confucio: “trovati un lavoro che ti piace e non dovrai lavorare un sol giorno della tua vita”). Vivono le regole non scritte come stimolo per fare sempre del proprio meglio;

   2. Persone che tirano in direzione diversa: quelle che, pur mettendoci la buona fede, non sempre riescono ad essere allineate con quanto viene loro richiesto. A volte devono essere re-indirizzate.

     3. Persone semplicemente salite sul carro: trascinano i piedi cercando di fare passare le 8 ore lavorative nel miglior modo possibile, svolgendo il loro compito quotidiano senza nè infamia né gloria (a tal proposito mi ricordo una persona scesa dall’auto presso una azienda dove facevo formazione che, guardando il cancello di entrata, ha esclamato: “noto, anche oggi è aperta!”, e io rispondendogli di spirito “e meno male per te che anche oggi è ancora aperta!”). Queste persone fanno esclusivamente quello che è scritto, il non scritto non conta;

     4. Persone che tirano indietro: sono coloro per le quali si può dubitare della buona fede, che cercano di fare il meno possibile anche mettendo a rischio e in difficoltà il lavoro altrui. Le regole non scritte vengono usate in modo un po’ strumentale.

    5. Persone che cercano di tagliare la corda o bloccare le ruote: persone che non hanno buona fede, che chissà per quale spirito masochistico, delusione passata o interesse nascosto, fanno di tutto per ostacolare il lavoro altrui e la buona riuscita delle attività. Le regole non scritte vengono viste come zone d’ombra dove poter tessere trame personali a scapito dell’azienda e dei colleghi.

Le “regole non scritte” in azienda si possono quindi riassumere come quell’insieme di comportamenti che stabiliscono l’identità delle persone (manager e sottoposti) e dello stile lavorativo. L’identità aziendale, a differenza dell’identità presente in un gruppo di amici, va comunque progettata, costruita e coltivata ogni giorno. Anche di sabato, giorno in cui da fuori le aziende venete riposano ma da dentro, da sempre, per via delle regole non scritte si lavora e come. E guai a rifiutare.

 

(Photo credits: unsplash.com/Kristina Flour)

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