Piccolo dizionario per parlare ai nativi analogici

Cosa accade quando un lavoratore del settore digitale (o anche solo un giovane smanettone) incontra un non-nativo digitale? Si avvia una conversazione irta di ostacoli, che di solito scatena nel digitalizzato di turno sudori freddi e salivazione azzerata e lo inchioda a disperate acrobazie sintattiche e fallimenti certi. In questo mestiere siamo tutti prigionieri di […]

Cosa accade quando un lavoratore del settore digitale (o anche solo un giovane smanettone) incontra un non-nativo digitale? Si avvia una conversazione irta di ostacoli, che di solito scatena nel digitalizzato di turno sudori freddi e salivazione azzerata e lo inchioda a disperate acrobazie sintattiche e fallimenti certi.

In questo mestiere siamo tutti prigionieri di un idioletto che è difficile scrollarsi di dosso. Non è solo una questione di anglofilia selvaggia (interessante su questo tema la petizione #dilloinitaliano lanciata qualche giorno fa da Annamaria Testa). Certi termini spesso raccontano fenomeni inesistenti fino a cinque anni fa, che non si sono ancora sedimentati nella nostra cultura e che quindi tradurre è quasi impossibile. Ne fanno le spese non solo la mamma sessantenne che ha a malapena imparato a mandare gli sms, ma anche molti nativi analogici degli anni Ottanta: i mezzi di informazione non fanno altro che bombardarli con questi termini, un po’ per nuovismo compulsivo, un po’ per necessario adeguamento alla realtà, e il senso di esclusione per queste categorie non fa che aumentare.

Quindi, se sei un giovane lavoratore dell’universo digitale e vuoi finalmente sostenere una conversazione con qualcuno nato prima del 1990, o se fai parte della categoria dei non iniziati e vuoi saperne di più, ecco per te i sette termini dell’innovazione, spiegati attraverso sette metafore con il mondo analogico. Con il sudore che mi imperla la fronte mi accingo a compiere l’impresa.

Cloud

Il cloud è un po’ come un bancomat. I tuoi soldi vengono conservati da una banca, ma non devi sempre recarti nella filiale in cui li hai versati per prelevarli: dovunque ti trovi puoi utilizzare la carta e uno sportello per ottenere la cifra che ti serve. Il cloud ti permette di archiviare le tue foto e i tuoi documenti digitali non più solo nella memoria del tuo computer o smartphone, ma in uno spazio accessibile anche da altri computer e dispositivi utilizzando una password.

Coderdojo

Quante volte hai visto i tuoi bambini e nipoti giocare con i Lego? Nei Coderdojo si insegna ai bambini come utilizzare pezzetti di codice informatico molto semplificato per costruire da soli i loro videogiochi o per realizzare applicazioni, comandare piccoli robot ecc. A cosa può servire insegnare queste materie ai più piccoli? L’informatica è il presente e il futuro della nostra società. Imparare a utilizzarla da piccoli, come si impara a leggere, a contare o a parlare un’altra lingua, è più semplice.

Crowdfunding

La colletta via Internet. Prendi un progetto, collettivo o individuale, individua le persone a cui potrebbe interessare, raccontaglielo e chiedi di contribuire versando i soldi on line. Al contrario del cestino del chierichetto o della busta dei nonni a Natale, una raccolta in crowdfunding può raggiungere un pubblico ben più grande del numero di persone che entrano una domenica in chiesa o nel salotto di tua madre. Ma la chiesa, almeno, è un luogo certo dove trovarle, mentre nell’universo della Rete ogni contatto va cercato da soli. E nessuno ti fa trovare regali sotto l’albero.

Hashtag

Così come l’etichetta di un pacco di biscotti di dice se sono al burro, con le nocciole e magari dove sono stati prodotti, l’hashtag (una o più parole scritte tutte attaccate e precedute dal tasto #) in un tweet ci informa se il suo contenuto si riferisce a una ricorrenza (#8marzo), a un programma televisivo (#Sanremo2015), a un avvenimento straordinario (#jesuischarliehebdo). Grazie a un hashtag si può fare una ricerca su Twitter e leggere tutti i tweet degli utenti che lo contengono.

Influencer

Un buon esempio di influencer può essere il medico del paese, che soprattutto nei piccoli centri ha sempre rappresentato una fonte di conoscenza e un punto di riferimento per la comunità. Un influencer è una persona nota che attraverso i social network e magari il suo blog parla di un tema di sua competenza a una cerchia molto ampia di lettori. A differenza del più classico opinionista da programma televisivo, l’influencer è a portata di mano e può essere contattato molto più facilmente. Sempre che i suoi 20.000 followers su Twitter non gli abbiano dato alla testa!

Maker

Una persona curiosa, che crea oggetti e usando le proprie mani e che progetta prodotti innovativi. Potremmo chiamarlo artigiano e in effetti il fabbro, il falegname e il sarto non sono molto lontani dalla sua mentalità. Solo che il maker spesso non lo fa per professione, ma per piacere, più come hobbista. L’altra grande differenza tra l’artigiano e il maker è che questo utilizza strumenti innovativi e a basso costo come stampanti 3D, plotter, lasercut. Ma non disdegna di lavorare ferro, legno e stoffe, se serve.

Whatsapp

Negli anni 2000 per darsi un appuntamento o conversare con i propri contatti si usavano le email, gli sms, le chat su internet. Negli anni Ottanta ci si telefonava per ore, con buona pace dei papà che si vedevano recapitare bollette esplosive dalla SIP. Prima ancora c’erano i messaggeri e i piccioni viaggiatori. Al termine della battaglia di Maratona un soldato percorse 42 km per portare ad Atene la notizia della vittoria dell’esercito della città sui persiani. Oggi c’è Whatsapp, applicazione a pagamento che permette di inviare messaggi gratuiti in tempo reale a un solo contatto o a gruppi di contatti. Un servizio che ha semplificato le comunicazioni, reso quasi un miraggio l’irreperibilità nei momenti di pausa e che ci ha regalato la libertà di correre per sport e non per recapitare messaggi vitali.

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