Meglio Parmesan che Porno.

Se è vero ciò che dicevano i nostri nonni, che troppa attività masturbatoria rendesse ciechi, dalle parti di Parma devono davvero averne abusato, per non vedere la grande occasione perduta. Pornhub, piattaforma di sollazzo democratico a fruizione gratuita e concorrente del famigerato YouPorn arcinoto in tutto il mondo da qualsiasi bipede artodotato, ha lanciato in queste ore un servizio […]

Se è vero ciò che dicevano i nostri nonni, che troppa attività masturbatoria rendesse ciechi, dalle parti di Parma devono davvero averne abusato, per non vedere la grande occasione perduta.

Pornhub, piattaforma di sollazzo democratico a fruizione gratuita e concorrente del famigerato YouPorn arcinoto in tutto il mondo da qualsiasi bipede artodotato, ha lanciato in queste ore un servizio Premium, che nello specifico non saprei bene in cosa consista. Probabilmente puoi telefonare agli interpreti dei video o dare loro suggerimenti in diretta, non so. Ma non è questo il punto.

Il punto è che in uno dei tre brevi video di lancio, una coppia di sana e robusta costituzione, né troppo giovane né troppo matura, in un luogo tradizionalmente ed emblematicamente familiare come il supermercato, lui, un Cannavacciuolo sottopeso propone a lei, una Carla Signoris meno elegante, l’acquisto di un bel mezzochilo di Parmigiano Reggiano per lo più invecchiato, definendolo il “Premium dei formaggi”.

Non lo chiama né parmesan né peccorino con due c, né in nessun’altra orrenda maniera (qui alcuni esempi che vanno dalla Palenta ai Makkarroni alla ricotta Parmesan) con cui certi prodotti finto italiani vengono identificati e venduti in molti Paesi esteri facendoci perdere circa 54 miliardi di euro l’anno.

Dunque, Fantastico. Il primo sito al mondo del genere più prolifico sul web, con un target spalmato in tutti i cluster di utenza possibile e immaginabili (uomini, donne, coppie, single, etero, gay, gruppi, fenomeni, MILF, schiave e sottomessi, padrone e sadomaso e perfino i commercialisti, insomma le conoscete le categorie di YouPorn, no? Ci siamo tutti!) ci fa una pubblicità mondiale a costo zero nominando il nostro brand per nome e per cognome correttamente, per giunta in lingua inglese (laddove ricordiamo che la pubblicità ufficiale è rappresentata da un orrendo cartone animato con un topo che parla in dialetto) e dichiarando in 20 secondi di spot assolutamente casto e senza alcun doppio senso esplicito che il nostro prodotto è un punto di riferimento.

La potenza comunicativa sta proprio in questo: raggiungere con il brand Parmigiano Reggiano così virtualmente e vistosamente chiamato, tanto il manager che frequenta i ristoranti stellati quanto la persona comune che compra “parmesan” al supermercato credendo di comprare ParmigianoReggiano. Efficace, Veloce, Diretta. Come la comunicazione deve essere per arrivare.

Immagino che quelli del Grana Padano, dopo aver visto lo spot ricondiviso milioni di volte sulle bacheche Facebook di tutto il mondo e soprattutto dai siti on line di tutti i nostri quotidiani, come minimo gli sia venuto un infarto.

Ma per fortuna ci pensano come sempre, le futuribili Associazioni di Categoria che tutelano tutti i produttori e gli imprenditori in maniera innovativa e al passo con i tempi. E così, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha contattato immediatamente l’Ordine degli Azzeccagarbugli a cui è stato affidato un Comunicato Stampa 3.0 e una querela 5.1 di ultimissima generazione riuscendo a far censurare (ma tanto in rete non sparisce nulla. Lo sanno tutti tranne i Consorzi) e poi a far rimuovere il video incriminato.

La motivazione è a dir poco schizofrenica se da una parte sul sito stesso del Consorzio si parla di lotta all’italian sounding, citando le cifre dei danni subiti da una cattiva percezione dei brand italiani e dall’altra si contesta a PornHub “quanto sia ben premeditata l’azione di sfruttamento della prestigiosa Dop italiana è reso ancor più evidente dal fatto che si cita il suo nome corretto e integrale, e non la più generica forma ‘parmesan’, che negli Usa è utilizzata per tanti formaggi”.

La notizia è naturalmente rimbalzata su tutti i giornali sia italiani che esteri, con buona pace dei lavoratori e dei produttori tutelati. No, non i produttori del Parmigiano Reggiano, quelli dei 54 miliardi di euro che ogni anno vengono sottratti al mercato alimentare italiano.

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