Il Recruiter, lo spinterongeno e la pozzanghera

Lo spinterogeno è un dispositivo elettromeccanico atto a generare la scintilla per l’accensione della carica all’interno delle camere di scoppio del motore alimentato a benzina. È costituito da un insieme di componenti necessari affinché assolva il suo scopo, che è sostanzialmente quello di dare un impulso. Qualche appassionato di motori lo ricorderà, come molto probabilmente […]

Lo spinterogeno è un dispositivo elettromeccanico atto a generare la scintilla per l’accensione della carica all’interno delle camere di scoppio del motore alimentato a benzina. È costituito da un insieme di componenti necessari affinché assolva il suo scopo, che è sostanzialmente quello di dare un impulso.
Qualche appassionato di motori lo ricorderà, come molto probabilmente sarà rimasto nella memoria di qualcuno per lo spauracchio dei quiz della patente di guida di oltre vent’anni fa. Da tempo è stato infatti sostituito dalle moderne centraline elettroniche.

Parlare di questo costituisce una rappresentazione nitida della sensazione che porto con me dopo oltre 10 anni di attività nella Ricerca e Selezione di Personale.
Gli impulsi, oggi più che mai così vitali per lo sviluppo aziendale e del business, vengono dati attraverso strumenti, stili di management e abitudini risalenti ai tempi dello spinterogeno.
Per spiegare quanto affermato utilizzerò quelli che mi piace definire “i miei appunti di viaggio”.

Ben oltre il 70% delle ricerche in Italia avviene attraverso il passaparola, di cui non voglio discutere la “bontà”, ma che dal punto di vista metodologico e dei risultati, presenta non poche criticità.

Senza togliere importanza e centralità alle relazioni, oggi è un po’ come scegliere di utilizzare una cabina telefonica avendo a disposizione telefonia mobile e internet: costa di più e presenta molti limiti.
Un altro miraggio dell’oasi del risparmio ci è stato regalato dalla crisi, che purtroppo ha immesso sul mercato enormi quantità di figure professionali. Di conseguenza si è sparsa la voce che sia più facile reperire profili, esattamente come se il detto dell’ago nel pagliaio non fosse mai esistito, come se i pesci venissero a galla e la matematica fosse un’opinione.

Negli anni la cultura aziendale è diventata tradizione, e i manager dello spinterogeno ne hanno favorito il passaggio. Chi non si è mai imbattuto nel famoso adagio: abbiamo fatto sempre così.
Non che le tradizioni non siano importanti, ma veicolano lo status e la sua conservazione, più che sano dinamismo e visione di prospettiva.
Peccato che la Ricerca e Selezione non appartenga alla tradizione aziendale italiana, essendo un’attività nata relativamente di recente, e che si trovi pertanto ancora nei pressi dell’anno zero.

Un Recruiter, per esempio, dovrebbe prendere in carico i propri candidati, accompagnandoli nel delicato momento del cambiamento, offrendo loro opportunità di lavoro e godendo di un rapporto di collaborazione e confronto con le aziende che ne hanno richiesto la prestazione professionale. In molti Paesi funziona così d’altronde. In Italia purtroppo è sempre più relegato al ruolo di passacarte.

Le job descrition sembrano scritte in un’altra epoca, sapientemente conservate nel cassetto della scrivania di un Direttore che da 15 anni non mette la testa fuori dall’azienda. Nel frattempo il mondo è cambiato, eppure capita che si svegli una mattina con l’idea di aprire una ricerca.
Per iniziare fa contattare un numero non precisato di Agenzie per il Lavoro (ps: vorrei ringraziare il Legislatore per averci chiamato tutti alla stessa maniera), dopodiché, senza mai entrare in contatto con nessuna di queste, attende che qualcuno indovini il profilo giusto.

Nel percorso di risoluzione di questo indovinello c’è di tutto: confusione tra un sano feeling interpersonale e l’innamoramento assoluto; richieste di non prendere in considerazione candidature di donne, di chi parla con accento meridionale, di omosessuali, persone in sovrappeso o nate a sud del Rubicone.
Bizzarrie molto diffuse, che vengono espresse come se tutto fosse normale, dando tradizionalmente per scontato che il cliente ha sempre ragione.

Al candidato invece si continua a far vivere un’esperienza di selezione che appare come una via di mezzo tra la visita militare e una chiamata verso il call center di un qualsiasi gestore telefonico.

A questo punto mi preme ricordare che le automobili con spinterogeno potevano essere soggette a spegnimento del motore se, per esempio, attraversavano una pozzanghera troppo profonda.
Da oltre 20 anni leggiamo libri che danno alle Risorse Umane, e quindi della Ricerca e Selezione di Personale, un ruolo centrale, indispensabile per lo sviluppo di un’organizzazione moderna.

Negli anni ’90 si pensava addirittura che a esse sarebbero state legate molte professioni del futuro. Allo stato attuale delle cose quei libri si dovrebbero trovare sugli scaffali del reparto dedicato alla letteratura fantasy, visto che il Direttore del Personale illuminato è accostabile alla figura di Gandalf il Mago, il Consulente a quella di Aragorn e il candidato a Frodo Baggins.
Direi che la pozzanghera in cui siamo finiti è bella grossa e non so se sia il caso di aspettare che il motore si spenga.

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