Se il campione inciampa sui social

Una volta c’era lo stralunato turista, celebrato da uno spot tormentone. Ora ci sono i VIP in salsa social. Oggi come ieri, il “fai da te” rischia di causare più danni di una grandinata di fine primavera. Irruenza, pressapochismo, poca conoscenza del mezzo e assenza di bon ton digitale: ingredienti capaci di trasformare una ricetta […]

Una volta c’era lo stralunato turista, celebrato da uno spot tormentone. Ora ci sono i VIP in salsa social. Oggi come ieri, il “fai da te” rischia di causare più danni di una grandinata di fine primavera. Irruenza, pressapochismo, poca conoscenza del mezzo e assenza di bon ton digitale: ingredienti capaci di trasformare una ricetta da ristorante stellato in un piatto indigesto.E il danno di immagine è servito anche fuori menù!

Senza voler andare oltre confine. O senza scomodare Gasparri e Fedez, novelli Peppone e Don Camillo del web. Anche lo sport ha regalato case history degni di nota. La vita degli atleti non si limita solo a uno stadio, una piscina o una pista. In rete non ci vanno più solo i bomber, sui social network tutti sono esposti ad autogol e false partenze. Ne sa qualcosa Federica Pellegrini. Costretta all’ennesimo test antidoping a sorpresa, la nuotatrice azzurra l’ha“fatta fuori dal vaso” twittando la foto dei moduli appena compilati. Con tanto di indirizzo di casa e numero di cellulare sbandierati al mondo intero. Una svista da medaglia d’oro, rimediata con un ironico messaggio ai suoi tanti followers – a oggi quasi mezzo milione – e l’inevitabile cambio dell’utenza telefonica.

Ma è soprattutto nell’ambito calcistico che il “fai da te” – o il ricorso a Social Media Manager improvvisati – ha prodotto casi a ripetizione. Al confine tra la risata e l’indignazione. Il 2.0 ha accorciato le distanze tra campioni e fan. Non sempre con risultati memorabili. Tra complimenti e messaggi d’amore incondizionati, ecco spuntare la critica. O ancora peggio l’insulto. E la reazione non è sempre da lord. Due nomi a caso? Radja Nainggolan e Mattia Perin. Il belga della Roma è uno abituato a lottare, purtroppo per lui non solo in mezzo al campo. Degni di nota alcuni suoi battibecchi su Twitter con tifosi avversari, non di rado conditi con espressioni da cartellino rosso. Da censura e da 4 in storia il comportamento del portiere del Genoa. Impegnato in un derby campanilistico con gli ultras del Frosinone, lui nativo di Latina ha tirato in ballo niente meno che gli stupri delle donne del Frusinate, subiti dalle truppe marocchine alla fine del secondo conflitto mondiale. Un post su Instagram prontamente cancellato, con tanto di scuse del giovane numero uno, costretto a parare le innumerevoli critiche.

Si obietterà: “sono ragazzi”. Ma nella categoria non rientra certo il quasi 65enne Massimo Ferrero. Attraverso il suo account Twitter @unavitadacinema, il presidente della Sampdoria ha più volte duellato a distanza, soprattutto con tifosi blucerchiati non proprio felici della sua gestione.

Errori di gioventù, si diceva. A volte pagati a distanza di tempo, con tanto di interessi. Perché se è vero che scripta manent, su Google permanent. E un post scritto con l’innocenza dei 13 anni può diventare un boomerang a 16! Chiedere a Gigi Donnarumma, portiere enfant prodige del Milan, la cui ascesa fulminante non ha portato solo fama e applausi. Ma anche l’uscita dall’armadio di qualche scheletro ormai impolverato. Tipo un tweet, datato 2012, contro Antonio Conte allora implicato in un caso di calcio scommesse.
In rete il pericolo si nasconde dove meno te lo aspetti. Anche una battuta da bar può portare a pericolose sbornie. È accaduto a Claudio Marchisio che, costretto a saltare Inter-Juventus di Coppa Italia, ha pensato di commentare la gara su Twitter. Come un tifoso comune, con tanto di linguaggio colorito. Peccato che un commento sulle capacità visive dei commentatori Rai ha finito per scatenare il finimondo. Con comunicati stizziti della tv di stato e lettere di protesta di tifosi non vedenti.

Per la serie “dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io”, a volte il pericolo si nasconde in casa. Spesso dentro lo stesso letto. Anche le “social mogli” finiscono per entrare nel ring mediatico. In questo caso la letteratura presenta parecchi casi. Dalla moglie di Lorenzo Insigne che dà dell’ingrato ai tifosi del Napoli, a quella di Luca Antonini che festeggia su Twitter l’esonero dal Milan di Massimiliano Allegri, il tecnico che non faceva giocare il marito. Ma in questa speciale graduatoria, la vincitrice è Federica Riccardi, sposa di Alessio Cerci. La compagna del giocatore del Genoa ha “dato lezioni” alle tifoserie di mezza Italia. Fino a quando, sommersa da critiche e insulti, ha dovuto chiudere i propri account. E anche quelli del suo più celebre marito.

Il rischio gaffe non si esaurisce anche quando il compito è affidato ad esterni. Ne sa qualcosa Paulo Dybala che, nei primi giorni alla Juventus, è stato trasformato in un giocatore della Roma. Il tutto per un innocente scambio di profili con Iturbe, con cui il bianconero ha in comune l’agente.
Come appena visto, la caduta d’immagine è sempre dietro l’angolo. Con la conseguente – spiacevole e onerosa – perdita di contratti di sponsorizzazione. Ecco perché, proprio come le aziende, gli atleti si affidano sempre di più a professionisti della comunicazione per la gestione dei profili social. Una gestione che richiede allenamento e cura del dettaglio. Esattamente come una performance sportiva di alto livello.

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