Il senso del lavoro secondo Unioncamere: meno occupati, cresce il mismatch

Lo stato dell’arte del mondo del lavoro con le parole della politica, dell’accademia e delle imprese, da Renato Brunetta (CNEL) a Giorgio De Rita (Censis): “Abbiamo dedicato tanto tempo alla qualità delle imprese dimenticando la qualità delle persone”

Il convegno "il senso del lavoro" di Unioncamere

Di fronte alle sfide che si trova ad affrontare oggi il mercato del lavoro, tra Grandi dimissioni, skill mismatch, mancanza di manodopera e inverno demografico, c’è chi decide di interrogarsi sulla sua ratio nella società.

Proprio come il convegno dedicato al tema, dal titolo Il senso del lavoro oggi, che si è svolto mercoledì 13 settembre su iniziativa di Unioncamere assieme alla Fondazione per la Sussidiarietà, presso la sede di Unioncamere a Roma.

All’evento, coordinato dal vice direttore vicario e capo della redazione romana de il Sole 24 Ore Alberto Orioli, hanno partecipato, tra gli altri, il Presidente del CNEL Renato Brunetta, la presidente della Corte costituzionale Silvana Sciarra, il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini, Andrea Prete e Giuseppe Tripoli, rispettivamente presidente e segretario generale di Unioncamere, Tiziano Treu, professore emerito all’Università Cattolica di Milano, Luca Antonini, giudice della Corte costituzionale, Francesca Coin, sociologa alla SUPSI (Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana), Giorgio De Rita, segretario generale del Censis e Laura Lega, capo dipartimento del ministero dell’Interno.

Renato Brunetta, presidente CNEL: “Salario minimo? Migliori regole e più trasparenza”

A inaugurare il convegno è stato l’intervento di saluto di Renato Brunetta, presidente del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), organo di rilevanza costituzionale con funzione consultiva rispetto al Governo, alle Camere e alle Regioni, balzato quest’estate agli onori della cronaca dopo che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo ha indicato come sede più appropriata per studiare una misura condivisa di contrasto al lavoro povero e ai salari bassi, che vada oltre la proposta di salario minimo avanzata dalle opposizioni.

Il presidente del CNEL Renato Brunetta al convegno di Unioncamere
Il presidente del CNEL Renato Brunetta al convegno di Unioncamere

“Stiamo lavorando a una soluzione plurale, che tratti l’intera tematica salariale, come ce la pone la direttiva europea, senza soluzioni duali – ha detto Brunetta – ma, come diceva Keynes, con la cassetta degli attrezzi, per dare migliori regole e trasparenza in termini di salari, a partire dai più deboli e dal salario minimo. Questo è tutto quello che posso dire fino ad oggi, perché la regola è conoscere per deliberare”, ha proseguito, citando Luigi Einaudi.

Brunetta ha poi accennato al tema della necessità di implementare lo studio e il lavoro in carcere, dichiarando che il ministro della Giustizia Carlo Nordio avrebbe richiesto il supporto del CNEL per studiare soluzioni efficaci.

Andrea Prete, presidente Unioncamere: “Difficoltà a reperire un lavoratore su due, desertificazione del mondo del lavoro”

Nel suo intervento il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, ha ricordato l’impegno del sistema camerale sul tema lavoro, a partire dal Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e ANPAL, che rappresenta “un indicatore delle grandi trasformazioni del mondo del lavoro”.

Tramite Excelsior è emerso un “crescente mismatch tra domanda e offerta di lavoro che, nella sua attuale dimensione, è un fenomeno preoccupante. Già prima del COVID-19 la difficoltà per le imprese di reperire nel mercato del lavoro le figure professionali ricercate riguardava poco di più di un quarto delle possibili assunzioni; ma questo fenomeno è cresciuto in maniera dirompente a partire dalla fase di ripresa del post pandemia, arrivando a interessare oggi circa la metà dei profili lavorativi richiesti”. Un processo preoccupante, che Prete definisce di “desertificazionedel mercato del lavoro.

Il presidente di Unioncamere ha poi citato i dati relativi al numero di NEET (ovvero i giovani tra i 15 e i 24 anni che non studiano, non lavorano e non seguono un percorso di formazione) che in Italia ammontano a 1.700.000 unità, registrando il record negativo in Europa.

Per attirare i giovani verso il lavoro per Prete è importante puntare sul sistema di alternanza scuola-lavoro, che ritiene “necessario e importante, perché i giovani arrivano nel mondo del lavoro senza conoscerlo affatto”, sempre nel rispetto delle norme di sicurezza e con criteri di qualità elevati.

Forse i giovani ci sembrano meno ambiziosi di noi”, ha aggiunto Prete, “ma credo che il loro atteggiamento riguardi piuttosto la richiesta di un salario giusto e l’ottimizzazione del proprio tempo, per una qualità della vita migliore”.

Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere: “-26,2% dell’occupazione giovanile”

Il segretario generale di Unioncamere Giuseppe Tripoli ha invece riportato alcuni numeri relativi ai cambiamenti che hanno interessato il mondo del lavoro in questi ultimi anni.

“L’occupazione è cresciuta molto meno che nel resto della UE (+0,9% tra il 2007 e il 2022 a fronte del +7,3%), tanto che il tasso di occupazione attuale supera di poco il 60% a fronte di una media UE di circa il 70%”, ha spiegato Tripoli. “Ad aumentare è stata soprattutto l’occupazione femminile (+7,5% nel periodo), quella dei laureati (+5,2%) e degli stranieri (+1,6%) mentre per i giovani il dato è fortemente negativo (-26,2%). In questo scenario – ha continuato – ci sono diversi elementi che stanno modificando il senso del lavoro, soprattutto tra i giovani. Tra questi, la volontà di raggiungere un migliore equilibrio tra vita privata e impegno professionale. Per questo tante imprese stanno cambiando le proprie policy nei riguardi del personale, agevolando modelli organizzativi più flessibili e favorendo la crescita professionale dei propri dipendenti”.

È interessante poi notare come sia cambiato il peso del lavoro nella vita delle persone nel corso degli anni: nel 2007 il lavoro rappresentava la fonte principale di reddito per 59 famiglie su 100; nel 2021 lo era per 56. Questo perché le famiglie che contano principalmente sui trasferimenti pubblici (perlopiù pensioni) sono passate dal 39% al 42%. Oggi per ogni 100 persone in età lavorativa ci sono infatti 38 over 65; nel 2050 saranno 65.

Giorgio De Rita, segretario generale del Censis: “Abbiamo la generazione migliore di sempre”

Per il segretario generale del Censis Giorgio De Rita “è in atto un rovesciamento di assetto sul tema sociale e quindi sul senso sociale del lavoro”. Da un lato per via di “processi strutturali”, come quello demografico, delle grandi transizioni (digitale, ecologica, delle competenze), della cultura del lavoro e del ruolo delle università nella formazione dei futuri professionisti; dall’altro “problemi più fluidi, sotterranei, come la disillusione rispetto alle possibilità di emancipazione economica offerte dal lavoro, la poliarchia degli interessi dei giovani, il fenomeno dello smart working e la solitudine dei lavoratori, rispetto ai quali occorre aprire il dibattito per andare e un po’ più a fondo”.

Giorgio De Rita, segretario generale del Censis
Giorgio De Rita, segretario generale del Censis

Che cosa resta del senso del lavoro oggi, quindi? “Il dovere, il senso umano di responsabilità, la necessità di rimettere al centro la qualità delle persone”, secondo De Rita. “Abbiamo dedicato tanto tempo alla qualità delle imprese e delle organizzazioni del territorio, finendo per dimenticare la qualità delle persone, e dei giovani in particolare”.

Il segretario generale del Censis chiude poi con una nota positiva. “Abbiamo la generazione migliore di sempre: i giovani di oggi sono più formati, hanno studiato e viaggiato tanto. Dobbiamo dargli fiducia e farci guidare da loro nelle scelte future”.

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