“Quel teatro merita un altro pubblico, devolvano gli incassi”: Sgarbi sullo scempio Negramaro a Siracusa

Il sottosegretario del ministero della Cultura, intervistato da SenzaFiltro, commenta la profanazione del teatro greco di Siracusa durante il concerto della band salentina: “Scriverò una lettera al Presidente della Regione Schifani e all’Assessore alla Cultura dicendo che il primato è del monumento, non del Commissario agli spettacoli”

Il teatro di Siracusa, di recente devastato dai fan dei Negramaro durante un concerto

I Negramaro, Medea, i barbari, il Prometeo incatenato: se avete pazienza vi dico perché sono tanto vicini in questa estate italiana.

Al teatro greco di Siracusa non c’ero mai stata fino a maggio scorso, fino a quando non ho assistito al Prometeo incatenato capitando in mezzo a scolaresche coi video di TikTok in riproduzione, coi panini e le carte di alluminio più rumorose delle loro risate, con le posture sciancate sopra le pietre bianche, certe professoresse complici e indifferenti, gli ormoni liberi come è giusto che sia, per carità. Intanto Prometeo provava a dirci a cosa servono gli dèi e che la tecnica è più debole di ogni necessità che governa le leggi di natura, ma chi è riuscito a seguirlo Eschilo in mezzo a tanta bolgia?  Io ho faticato parecchio.

Calmi, non sto scrivendo un pezzo sul malcostume giovanile, ma sul legame tra arte e turismo, tra luoghi e pubblico, tra l’Italia colta da cui crediamo di derivare e quella barbara a cui ci siamo ridotti davanti al Dio denaro, visto che gli dèi giocano in casa a Siracusa.

Dopo il concerto dei Negramaro che ha visto almeno un migliaio di giovani urlanti e ballanti scendere dalla cavea e invadere lo spazio dell’orchestra su invito dello stesso Giuliano Sangiorgi, mettendo a repentaglio un patrimonio come l’antico teatro greco a Siracusa, dobbiamo dirci senza sconti se stiamo mercificando anche luoghi sacri come questo, visto che ormai è tutto sotto scacco del mercato.

Io non ci sto, e l’unica cosa che posso fare è scriverne.

Il teatro greco di Siracusa. Foto di Fondazione INDA

Vittorio Sgarbi sulla profanazione del teatro di Siracusa: “Gli organizzatori devolvano parte degli incassi”

Ho contattato Vittorio Sgarbi – sottosegretario del ministero della Cultura, oltre a tutto il resto – perché, a poche ore dal brutto incidente, non ha esitato a sgomberare il campo dall’insano paternalismo di chi già invitava a bloccare i concerti futuri. Sgarbi ha piuttosto invitato a proteggere la fragilità dei siti archeologici evitando di far ricadere inutili colpe su altri spettatori e, soprattutto, ha suggerito alla Sovrintendenza di chiedere agli organizzatori del concerto di devolvere parte degli incassi a titolo di risarcimento. Chiosando: “Una delle canzoni del gruppo ha come titolo Noi resteremo in piedi. Ecco, spero che i Negramaro comprendano che in piedi deve restare anche il teatro”.

Il critico d'arte e sottosegretario del ministero della Cultura Vittorio Sgarbi

Lo cerco al telefono con un messaggio, non si sottrae, mi richiama subito.

“Da un punto di vista procedurale ora scriverò una lettera al Presidente della Regione Schifani e all’Assessore alla Cultura dicendo che il primato è del monumento, non del Commissario agli spettacoli; da Venezia a Taormina, il Sovrintendente è quello che valuta la situazione solo in riferimento agli spettacoli. Certo che portare il rock dentro alcuni siti fa riflettere. Anni fa andai a sentire Lenny Kravitz all’Arena di Verona e, uscendo, mi trovai in mezzo a una gradinata piena di lattine, rifiuti, qualche vetro, che alla fine sono comportamenti tipici di un certo tipo di pubblico e non c’è da stupirsi o giudicare. Ovvio che il pubblico da musica classica o da teatro è più educato, ma non perché sia meglio o peggio, semplicemente perché ha dei costumi e dei riti diversi. Se lo stesso mondo della lirica pensa di andare verso il grande pubblico facendo degli adeguamenti per attrarlo – e penso a Il Turco in Italia di Rossini, dove pochi giorni fa si è ricreata una sorta di spiaggia alla Sapore di sale anni Sessanta – figuriamoci se si parla di musica rock, che si porta ovviamente dietro un pubblico già scomposto dal punto di vista dei modi, dei gesti. Nel momento in cui cedi su quel punto, poi è tutto molto complicato.”

“Non è che esistono degli a priori estetici secondo cui non si può fare una musica rock in certi siti, io dico che proprio non si deve fare perché, per natura, certi tipi di musica trascinano con sé forme di esaltazione, proprio come è successo pochi giorni fa a Siracusa. Scriverò quindi per dire a nome del ministero che il patrimonio archeologico, per quanto gestito dalla Regione, è un patrimonio universale UNESCO e richiede regole, anzi compatibilità. Ecco, la parola giusta è compatibilità, cioè l’aspetto che non viene quasi mai considerato: si valuta a monte solo la qualità dell’artista prima di autorizzare spettacoli o concerti, ma la questione ruota tutta attorno al pubblico, alla sua natura. I monumenti hanno un a priori che è la loro stessa realtà, il loro esistere, e meritano un pubblico non scomposto, con un abito mentale maturo, adatto alla grandezza dell’arte.”

Dai Negramaro a Medea: il teatro, “luogo fuori dal tempo e dal mondo”

La grandezza dell’arte e del pubblico, quando si incontrano, sono ferro. Proprio quello che mi è successo a maggio scorso la seconda sera a Siracusa: in scena Medea – lei sì barbara, arcaica, primitiva eppure eroina, immensa, chiaroscura – con la pioggia sugli attori e sulle scene, con Euripide seduto in mezzo a un pubblico silenzioso e pulsante – lui fiero di essere ancora moderno duemilacinquecento anni dopo – e con una Laura Marinoni intervistata con maestria da Famiglia Cristiana che due mesi fa, dentro i vestiti di Medea, diceva da attrice quello che Sgarbi dice oggi da politico e storico dell’arte.

“Euripide ci spinge a riflettere su cosa significhi essere diversi al giorno d’oggi, e che questi teatri, come quello greco di Siracusa, sono luoghi fuori dal tempo e dal mondo perché hai il cielo sulla testa e parli a cinquemila persone ma è come se parlassi a ognuno di loro, luoghi creati perché gli uomini si esprimano, si ascoltino. È il luogo della città, della politica, è la nascita della necessità dell’uomo di riflettere e di partecipare, di condividere terra e cielo in questo bianco assoluto delle pietre. Qui ci sono persone che arrivano per ascoltare e persone che si ascoltano e che raccontano una storia, che alla fine è la cosa più bella.”

Credo che i veri barbari siano gli organizzatori di certe estati italiane in cui, illudendoci di distrarci per qualche ora dai dolori del mondo, ci rendono il mondo ancora più dolente.

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