Unire i puntini: regola di vita

Quando ascoltai per la prima volta il Commencement Speech di Steve Jobs agli studenti della Stanford University a giugno del 2005, rimasi colpito dalla bellezza degli stimoli , ma soprattutto dal messaggio “Connect the Dots!”. La sostanza del messaggio era che il percorso delle scelte umane e professionali di ognuno di noi, non si può […]

Quando ascoltai per la prima volta il Commencement Speech di Steve Jobs agli studenti della Stanford University a giugno del 2005, rimasi colpito dalla bellezza degli stimoli , ma soprattutto dal messaggio “Connect the Dots!”.
La sostanza del messaggio era che il percorso delle scelte umane e professionali di ognuno di noi, non si può leggere al momento in cui queste avvengono, ma solo dopo, negli anni guardandosi indietro. Non ci sarà mai una controprova se le Sliding Doors fossero state aperte in modo diverso cosa sarebbe successo, ci sarà solo la realtà che avremo costruito che parlerà di noi a chi non ci conosce. Se diventerà una pagina Linkedin come oggi è possibile, tutti ci giudicheranno professionalmente da quella e da quei puntini più o meno coerenti, comunque frutto e specchio delle persone che siamo. Unire i puntini, cioè guardarsi sempre indietro- sia per sé che per gli altri che vivono o lavorano con noi- è cosa da fare sempre. Fa parte di me, stimolando la mia autocritica, ma anche dandomi modo di valutare gli altri che mi circondano.

They watch your feet not your lips è un altro motto anglosassone molto vicino a Connect the dots, che stimola e invita alla coerenza di comportamento con gli altri. Predicare bene e razzolare male, ne è una possibile traduzione. Certamente le persone che non hanno un legame di coerenza tra il parlato e le azioni, perdono rapidamente credibilità.
Queste considerazioni mi hanno sempre guidato nel rapporto con gli altri, soprattutto i giovani che seguo da anni con il progetto di Silicon Valley Study Tour. Invitare alla coerenza, al mettersi in discussione e alla autocritica fa bene, aiuta a sviluppare al meglio le proprie potenzialità. Essere persone credibili, che possono allineare puntini di valore, aumenta le proprie possibilità sociali, e sviluppa il carisma, quella caratteristica che distingue, all’interno dei gruppi e nelle masse.

Richard Victor Knight, professore della London School of Economics e consulente della Commissione Europea a fine anni Ottanta, per il Programma FAST- Forecast and Assessment of Science and Technology mi aprì in quegli anni ad altri puntini da unire, in questo caso per agevolare al meglio le trasformazioni dei sistemi urbani. In pratica Richard, con il suo progetto, insegnava a un campione di Città Europee- Berlino, Vienna, Lille, Barcellona, Delft, Lione, Milano- in cui riuscii a far entrare Genova, ad agevolare le trasformazioni come quella dall’industria pesante a quella a basso contenuto di materia, allora agli inizi in Occidente e da lui vissuta con l’iniziativa Cleveland Tomorrow in Ohio, attraverso scelte che fossero in continuità con il genius loci: appunto i puntini delle città.

Valorizzare quelli che sono i punti di forza: certamente Genova ne aveva molti per giustificare la chiusura di un Acciaieria adagiata sulla (ex) spiaggia di Cornigliano. Quello studio del 1991 per il FAST riletto oggi in effetti vede un Porto Antico trasformato con l’Acquario più grande d’Europa, ed una collina allora coperta di container davanti all’aeroporto, oggi sede di due multinazionali Ericsson e Siemens e di un coworking TAG, embrione di un Polo Tecnologico. Molto c’è da fare, ma la pagina dell’industria inquinante è stata svoltata, come molti anni prima a Cleveland in Ohio dove oggi l’amico Mentor Richard vive.
Un altro esempio che da la misura dell’importanza di unire puntini, valorizzando genius loci coerenti con un territorio è quello dei distretti industriali, in cui come paese siamo stati un apripista mondiale. Sono oltre 150 in Italia, e riguardano praticamente ogni prodotto della meccanica e non solo.
Continuiamo a essere leader, pur con gli assestamenti legati alla crescita dei produttori del Far East che hanno imposto l’innovazione alle aziende di settori più maturi.

Qui il genio del luogo continua a fare di territori spesso molto belli- penso al Lago d’Orta circondato da imprese che esportano nel mondo rubinetti e valvole di ottone- autentiche fucine di prodotti venduti nel mondo. Quando nel 1998 questi produttori intorno al Lago d’Orta vennero attaccati dalle Normative stringenti in materia di qualità dell’acqua per consumo umano negli USA, ci fu la capacità, in un sistema economico- il distretto industriale– che fa dell’individualismo la sua ragione di essere, di mettersi insieme in un Consorzio di ricerca, Ruvaris ( Rubinetti e Valvole Ricerca e Sviluppo) per sviluppare le tecnologie di eliminazione del piombo dall’ottone, tali da rendere rubinetti e valvole idonei alle norme americane.
Si trovò una tecnologia di depiombatura, brevettata in USA ed Europa, e grazie a questa si continuò a vendere in USA.
La capacità quindi di mantenere quel genio locale di lavorazione dell’ottone, che parte da lontano, dalla fonderia per le campane, ma sapersi evolvere insieme con la ricerca e l’innovazione di prodotto. Puntini che crescono e che si evolvono, per mantenere quel sistema economico locale costruito dai nonni e dai padri.
Valorizzare i nostri punti di forza di città e sistemi economici, è valorizzare sistemi di persone, che negli anni hanno unito puntini, diversamente da un luogo all’altro.
Guardandosi sempre indietro per costruire un futuro migliore per noi, chi ci circonda e chi ci seguirà.

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