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Elezioni Lombardia: Mara Ghidorzi risponde alle cinque domande sul lavoro di SenzaFiltro

Elezioni Lombardia: Mara Ghidorzi risponde alle cinque domande sul lavoro di SenzaFiltro

La candidata di Unione Popolare alla Regione Lombardia parla a SenzaFiltro delle declinazioni lavorative del suo programma politico: "La formazione deve servire ai lavoratori, non agli enti privati che la usano per arricchirsi".

Andrea Ballone

10 Febbraio 2023

Mara Ghidorzi è candidata presidente per la lista di Unione Popolare Lombardia alle prossime elezioni regionali. Nata il 25 aprile 1981, ha una laurea in Sociologia e ha perfezionato la propria formazione nel campo delle politiche di genere, sia tramite percorsi accademici che a livello politico e sociale.

“Il femminismo ha profondamente influenzato il mio agire politico e credo fortemente che diritti sociali e diritti civili debbano essere fra loro interconnessi senza gerarchie”. Lavora come progettista e ricercatrice su tematiche legate all’inclusione socio-lavorativa, la cittadinanza attiva e la parità di genere.

Tra I candidati alla corsa al Pirellone, Ghidorzi è stata quella che ha avuto uno spazio minore rispetto agli altri. Lo dimostrano anche le polemiche nate a seguito di un mancato invito a un dibattito pubblico sulle reti Rai. “Quello andato in onda – ha commentato Ghidorzi – è stato un cattivo spettacolo dell’informazione pubblica”.

Durante la trasmissione di Lucia Annunziata, infatti, è stata mandata in onda solo una videointervista di meno di un minuto, a dibattito già chiuso. ”Per come è stata raccontata la trasmissione, sembrava che io non c’entrassi nulla con questa elezione regionale”, ha continuato. A prendere parte al confronto in diretta sono stati due dei quattro candidati alla presidenza della Regione: Pierfrancesco Majorino, per il centrosinistra, e Letizia Moratti, supportata dal Terzo polo. Assente invece il governatore Attilio Fontana, che ha preferito declinare l’invito.

“Io pensavo che, almeno come minimo sindacale, avrebbero detto che sono quattro i candidati in Lombardia; invece Annunziata ha esordito parlando di tre candidati e dicendo che uno, Fontana, non c’era, ma che era stato invitato, e che loro quindi rispettavano l’AGCOM.”

A Mara Ghidorzi, così come agli altri candidati alla guida della Regione Lombardia, abbiamo posto cinque domande per analizzare la sua visione politica in ambito lavorativo.

Le risposte di Mara Ghidorzi alle cinque domande di SenzaFiltro

Trenord è l’unica azienda a offrire servizio di trasporto pubblico regionale. Che cosa proponete di fare per migliorare l’esperienza di servizio dei pendolari lombardi, che ogni giorno si muovono in treno per recarsi al lavoro?

Non risponde.

Qual è il modello di lavoro che la Regione Lombardia intende seguire in ottica di smart working, anche alla luce dell’accordo siglato proprio sullo smart working per i lavoratori del settore pubblico?

Lo smart working è uno strumento utile a livello ambientale, perché incoraggiarlo serve a tutelare anche l’ambiente. Essendo una nuova modalità di lavoro che non è ancora regolamentata, secondo noi deve passare dall’integrazione per la contrattazione nazionale. Non può essere un modo per risparmiare sui servizi. Faccio alcuni esempi: chi ad esempio paga l’energia utilizzata per lavorare o il ticket restaurant dovrebbe essere soggetto a rimborsi.

Tema dei giovani sul lavoro: in Italia ci sono tre milioni di “scoraggiati” tra i 15 e i 34 anni, e due su tre sono del tutto inattivi, i NEET. In Lombardia quale formazione si ha in mente per rappresentare in maniera più efficace il ponte ideale per trovare lavoro?

Risponde nella domanda successiva.

Collocamento e ricollocamento di donne e over 50 che escono dal mondo del lavoro: quale tipologia di formazione e quali politiche attive occorrono per favorire il loro reinserimento professionale?

Per il ricollocamento l’idea deve essere di fare dei corsi di formazione che rispondano alle esigenze della gente. In Lombardia c’è un grande mercato del lavoro, ed è quello dei disoccupati. Con il modello della dote i corsi che vengono fatti non mirano a formare, ma soprattutto ad arricchire il proprio ente. Qui ritorna il discorso del pubblico e del privato: noi proponiamo di abolire il modello della dote per investire i vari fondi, a partire dagli FSE, in una politica pubblica seria di collocamento che vada incontro alle esigenze dei disoccupati e alle richieste delle aziende. Ma ciò non può avvenire finché ci sarà questo modello, perché si lascia possibilità a enti privati di arricchirsi con corsi di formazione che non rispondono alle esigenze dei lavoratori.

In tema di sanità qual è la vostra idea sulla qualità del lavoro per i professionisti del settore, che dopo il COVID-19 sono fuggiti dalle strutture sanitarie pubbliche? Quali risorse saranno necessarie per attivare le nuove strutture sanitarie territoriali finanziate dal PNRR?

Per quanto riguarda la questione sanità, esistono dei Pronto Soccorso e degli ospedali. Sono stati chiusi i Pronto Soccorso e ridimensionati o chiusi alcuni reparti degli ospedali; ma se si chiudono i Pronto Soccorso in una zona, tutte le utenze confluiscono su quelli rimasti aperti, mettendo in difficoltà medici e infermieri. Quei pochi presidi medici non vengono potenziati. Si lasciano in una condizione indescrivibile, a sopportare flussi di utenze che fanno quello che possono. Ci sono persone per ore sulle barelle, e non perché gli operatori sanitari siano incompetenti, ma perché sono abbandonati a fare quello che possono, a causa delle chiusure dei presidi sanitari.

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Leggi il mensile 116, “Cavalli di battaglia“, e il reportage “Sua Sanità PNRR“.


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Photo credits: laprovinciapavese.gelocal.it