Tito Boeri: “Il RdC unico contrasto alla povertà. Incostituzionale la flat tax di FdI”

L’economista bocconiano ed ex presidente dell’INPS, intervistato in esclusiva da SenzaFiltro, è critico sul programma sul welfare di diversi partiti.

“Mi chiedo come si possa proporre di abolire il Reddito di Cittadinanza (come prevede il programma del centrodestra e sostiene Matteo Renzi) quando gli ultimi dati ci dicono che nel nostro Paese sono scesi sotto la soglia della povertà assoluta, rispetto a prima della pandemia, un milione di persone. Il Reddito di Cittadinanza è l’unico strumento universale di contrasto alla povertà che abbiamo oggi in Italia. Va riformato, non certo abolito”.

Tito Boeri, economista bocconiano, esperto di mercato del lavoro, ex presidente dell’INPS e tra l’altro amico dagli anni Ottanta, come fece su SenzaFiltro nel 2018 alla vigilia del governo giallo-rosso prevedendo il fallimento di Quota 100 per quanto riguarda l’occupazione, decide di dire la sua ancora una volta alla vigilia di una campagna elettorale infuocata dai temi della crisi, fornendo cifre davvero inquietanti.

Se non fossimo ormai assuefatti alle cattive notizie, quelle cifre, quel milione di persone che sono scese nell’inferno dell’indigenza totale in soli due anni, ci dovrebbe impressionare, perché l’indigenza, la più silenziosa e crudele delle malattie del nostro tempo, tradotta nella materialità della vita comune, significa che una famiglia non riesce a garantire ai suoi membri – ai suoi figli – cibo e beni essenziali per vivere.

Mi par di capire che il tema della crescita della povertà sia allarmante non soltanto per il medio periodo ma anche per il breve. È così?

Se non si interviene al più presto e seriamente su questa emergenza sociale rischiamo di avere periferie urbane invivibili, con sacche di povertà che in alcuni casi creano manovalanza per la criminalità organizzata. Mi pare che nei programmi di quasi tutti i partiti questo tema sia sottovalutato. Eppure gli effetti della pandemia e dell’inflazione sono sotto gli occhi di tutti.

Nella giungla programmatica dei partiti impegnati nella campagna elettorale ognuno ha una sua ricetta sui destini del Reddito di Cittadinanza. Che cosa ne pensi?

Il Reddito di Cittadinanza deve essere riformato per meglio assistere le famiglie numerose e le persone che risiedono da meno di dieci anni nel nostro Paese. Bisogna anche migliorare gli incentivi a lavorare per chi riceve questo trasferimento. Questo vuol dire permettere a chi ha il Reddito di Cittadinanza di accettare anche piccoli lavori, poco retribuiti, senza venire penalizzato. Esattamente l’opposto di ciò che propone Giorgia Meloni.

Fai riferimento alla sua proposta di dare assistenza sociale solo a chi ha reddito zero? Perché non ti convince questa ipotesi?

Perché riservare l’assistenza sociale solo a chi ha reddito zero vuol dire scoraggiare la ricerca di qualsiasi impiego, perché guadagnare anche un solo euro comporterebbe l’esclusione dal beneficio. Nessun Paese al mondo ha un programma contro la povertà così concepito, perché dissuade dal lavorare e incoraggia l’evasione fiscale.

E del salario minimo che cosa ne pensi? Non basta il Reddito di Cittadinanza?

Sono due strumenti diversi. Il Reddito di Cittadinanza è erogato dallo Stato, mentre il salario minimo su base oraria sarebbe a carico dei datori di lavoro. Il Reddito di Cittadinanza è uno strumento di contrasto alla povertà, il salario minimo serve a contenere il potere contrattuale dei datori di lavoro nei confronti di alcuni loro dipendenti impedendo ai primi di pagare i secondi al di sotto della loro produttività. Come negli altri Paesi, ci vuole un salario orario minimo che valga per tutti i lavoratori indipendentemente dal settore in cui operano. Leggo invece di avere tanti salari minimi quanti sono i minimi tabellari stabiliti dai contratti collettivi. Ma in Italia ci sono mille contratti collettivi: come potrà mai un lavoratore a basso reddito sapere quale minimo si applica al proprio lavoro? Come potrà far valere il suo diritto?

Consentimi di farti un’ultima domanda su un tema altrettanto importante: la flat tax, cavallo di battaglia di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni, che di recente ha presentato una versione riveduta e corretta. Che cosa ne pensi?

Penso che la flat tax proposta dalla Lega non sia incostituzionale come alcuni sostengono, ma che sia impossibile da applicare perché troppo costosa. Se estesa a tutti i contribuenti potrebbe costare fino a 80 miliardi, una cifra che non possiamo permetterci. La proposta di Fratelli d’Italia è incostituzionale perché tratta diversamente persone che hanno lo stesso reddito ed è un pasticcio incomprensibile, è evidente che è stata elaborata da chi non ha né cultura economica né cultura amministrativa. Si propone di applicare la flat tax soltanto agli incrementi di reddito degli ultimi anni. Il risultato è quello di avere un’infinità di aliquote anziché una sola aliquota, perché le tasse di ciascuno dipendono da quanto è aumentato il proprio reddito. Più in generale ti devo dire che nei programmi dei partiti ci sono le solite proposte, niente di nuovo. Non si impara dagli errori. Prendiamo Quota 100. La proposta della Lega del 2018 ha avuto effetti deleteri sull’occupazione. Così come la proposta di Silvio Berlusconi di portare a 1.000 euro le pensioni costerebbe 30 miliardi e andrebbe a beneficio dell’unica categoria sulla quale la povertà non ha inciso.

Leggi il mensile 116, “Cavalli di battaglia“, e il reportage “Sua Sanità PNRR“.


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