Caro CEO, ti scrivo: nelle lettere di Fink c’è il futuro del capitalismo

Ogni anno l’AD del potentissimo fondo BlackRock scrive una lettera agli investitori, che suona come un vaticinio: nessun altro documento è in grado di prevedere (e influenzare) allo stesso modo l’agenda economica globale. Un’analisi dei temi passati, e futuri, con un grande assente: i lavoratori

18.04.2025
Larry Fink, autore delle lettere che influenzano il capitalismo mondiale, al World Economi Forum

Il capitalismo globale ha un appuntamento annuale: una lettera. Non una qualunque, ma quella che Larry Fink, CEO di BlackRock (la più grande società di gestione patrimoniale al mondo, con 11.500 miliardi di dollari in gestione) invia ai CEO delle aziende in cui investe. Tra queste, colossi come Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet, ExxonMobil e Pfizer.

Come un’enciclica laica per il mondo finanziario, la “lettera di Fink” è diventata un momento cardine per comprendere dove si dirige il capitalismo contemporaneo, quali temi domineranno l’agenda economica globale e, soprattutto, che cosa ci si aspetta dai dirigenti delle più grandi aziende del pianeta.

Come (e quando) le lettere di Larry Fink sono diventate un’abitudine

Tutto iniziò nel 2012, quando il mondo ancora faceva i conti con le conseguenze della crisi finanziaria del 2008. In quel contesto di profonda sfiducia nei mercati, Fink avviò questa consuetudine per esortare i CEO ad abbandonare la visione miope del profitto trimestrale e adottare strategie di lungo termine. Da allora la portata e l’influenza di queste lettere sono cresciute in modo esponenziale, diventando uno strumento di soft power senza precedenti nel panorama finanziario.

Inizialmente pubblicata a gennaio, dal 2023 è un appuntamento fisso di marzo sul sito di BlackRock. Appena viene pubblicata, la lettera viene subito ripresa dalle principali testate economiche e finanziarie, come Financial Times, Wall Street Journal, Il Sole 24 Ore, Bloomberg. Non solo: piattaforme social come X (ex Twitter) amplificano il dibattito, generando migliaia di post. L’eco mediatico è paragonabile a quello di un discorso presidenziale: quando Fink parla, i mercati ascoltano, le aziende si adeguano e i critici si mobilitano.

Uno studio del 2021 pubblicato sulla Review of Accounting Studies ha rilevato che le società con una significativa partecipazione di BlackRock aumentano le loro comunicazioni sui temi evidenziati nelle lettere di Fink entro 30 giorni dalla pubblicazione.

Dall'azionista allo stakeholder: l'evoluzione tematica delle lettere

L’analisi delle lettere di Fink dal 2012 al 2025 rivela un’evoluzione significativa sia nei temi trattati che nel linguaggio utilizzato. Nel corso degli anni il linguaggio di Fink è diventato sempre più assertivo, passando dai “dovrebbe” ai “deve”, e se ne possono identificare cinque fasi distinte:

  • 2012-2017: Focus sulla governance e creazione di valore a lungo termine. I temi dominanti erano: importanza della comunicazione chiara agli azionisti, necessità di board diversificati e criticità delle pianificazioni a lungo termine. Fink scriveva nel 2012 che “i flussi di capitale servono l’economia in modo più efficiente quando si basano su relazioni a lungo termine costruite sulla fiducia, sulla trasparenza e sulla responsabilità reciproca”.
  • 2018: La svolta con il purpose e la responsabilità sociale. Per la prima volta, Fink ha collegato con nettezza il successo a lungo termine delle aziende alla loro capacità di contribuire alla società: “La società esige che le aziende servano uno scopo sociale. Per prosperare nel tempo, ogni azienda deve non solo produrre risultati finanziari, ma anche mostrare come contribuisce positivamente alla società”.
  • 2019-2021: L’era dell’ESG e del cambiamento climatico. “Il cambiamento climatico è diventato un fattore determinante nelle prospettive a lungo termine delle aziende”, scrisse Fink nel 2020. In quell’anno BlackRock annunciò che avrebbe posto il rischio climatico al centro della sua strategia di investimento, abbandonando investimenti a “elevato rischio di sostenibilità” come il carbone termico.
  • 2022-2023: Approfondimento del concetto di capitalismo degli stakeholder e della transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Per Fink, “il capitalismo degli stakeholder è guidato da relazioni reciprocamente vantaggiose tra dipendenti, clienti, fornitori e comunità”.
  • 2024-2025: Riduzione dell’enfasi sui temi ESG, concentrandosi su infrastrutture, mercati privati e critica al protezionismo commerciale emergente. “Il protezionismo è tornato con forza. Tale protezionismo presuppone che il capitalismo non abbia funzionato (…). Ma c’è un altro modo di vederla: il capitalismo ha funzionato, ma per troppo poche persone”, ha scritto Fink nel 2025.

Impatto e critiche delle lettere di Fink

È innegabile che le lettere di Fink abbiano avuto un impatto concreto sul comportamento aziendale. In particolare, dopo la lettera del 2020 sul cambiamento climatico, si è registrato un aumento del 14% nelle dichiarazioni aziendali relative a questo tema, secondo uno studio dell’Università di Harvard. Inoltre, le società hanno iniziato a quantificare l’impatto dei fattori ambientali sulle loro operazioni, una pratica incoraggiata da BlackRock.

Le lettere di Fink hanno anche influenzato il dibattito pubblico sulle priorità aziendali. Il concetto di purpose aziendale, introdotto nella lettera del 2018, è ora ampiamente discusso nei consigli di amministrazione e nelle scuole di business.

C’è anche un non trascurabile effetto mediatico. Uno studio rigoroso pubblicato su PLOS Sustainability Transformation nel 2023 ha rilevato che l’enfasi sui temi ambientali è stata sovrarappresentata nei media: mentre il 78% degli articoli giornalistici associava Fink perlopiù al clima, solo il 20% delle sue lettere privilegiava la componente ambientale rispetto a quelle sociali e di governance.

Anche se temuta e rispettata, la lettera di Fink raccoglie anche critiche politiche. Da sinistra: accuse di greenwashing e di non fare abbastanza per il clima, con BlackRock che continua a investire in combustibili fossili. Da destra: accuse di woke capitalism e di imporre un’agenda progressista attraverso il potere finanziario.

Previsioni e prescrizioni dell’agenda capitalistica globale: clima e diversity al tramonto

L’analisi quantitativa dei temi trattati nelle lettere di Fink mostra alcune tendenze significative:

  1. Sostenibilità in transizione: il tema del cambiamento climatico ha raggiunto il picco nel 2021 per poi diminuire progressivamente fino al 2025.
  2. Ascesa tecnologica: la tecnologia e l’innovazione hanno guadagnato rilevanza costante, raddoppiando la loro presenza dal 2018 al 2025.
  3. Ritorno alla performance: la performance finanziaria, inizialmente dominante, è diminuita durante il periodo di massima attenzione alla sostenibilità, per poi risalire nel 2025.
  4. Nuove preoccupazioni: i rischi geopolitici e l’inflazione sono emersi come temi significativi negli ultimi anni, riflettendo il contesto macroeconomico globale.
  5. Bitcoin e tokenizzazione: questi temi sono emersi solo dal 2023 e hanno guadagnato rilevanza nel 2025.
  6. Diversity & Inclusion: ha avuto un ruolo significativo nelle lettere 2018-2022, ma ha subito un declino negli ultimi anni, scendendo drasticamente nel 2025.

Se interpretiamo questi trend e diamo credito a chi ritiene che la lettera di Fink influenzi l’intero sistema occidentale, si passerà (o si tornerà) a mettere al centro la performance a discapito di ESG e D&I.

I grandi assenti? I lavoratori

Ma un’analisi approfondita delle lettere di Fink rivela un dato sorprendente: la presenza marginale del tema del lavoro e dei lavoratori. Sebbene Fink parli di stakeholder e occasionalmente menzioni i dipendenti come parte di questi, un’analisi della frequenza delle parole mostra che termini come “lavoratore”, “sindacato”, “salario” o “condizioni di lavoro” compaiono di rado rispetto a parole come “azionista”, “clima” o “tecnologia”.

Nel 2022 Fink ha scritto: “Nessuna relazione è stata trasformata più profondamente della relazione tra aziende e loro dipendenti”. Eppure questo riconoscimento non si è tradotto in un’agenda specifica per il miglioramento delle condizioni lavorative o dei salari. I dipendenti vengono citati soprattutto in relazione alla necessità di attrarre e trattenere talenti in un mercato competitivo, piuttosto che come soggetti di diritti.

L’assenza di un focus sostanziale sui lavoratori è ancora più evidente nelle lettere più recenti (2024-2025), dove Fink ha dedicato ampio spazio a temi come l’intelligenza artificiale, le infrastrutture e la tokenizzazione, senza però approfondire le implicazioni che questi cambiamenti avranno sul mondo del lavoro.

Come ha scritto il professor Pawliczek, le lettere di Fink, pur avendo un impatto significativo sulla governance aziendale e sulla sostenibilità ambientale, tendono a trascurare le questioni legate al lavoro, che pure sono centrali per il funzionamento a lungo termine delle economie di mercato. Eccoci di fronte al paradosso della lettera di Fink: mentre promuove una visione di capitalismo più inclusivo e sostenibile, sembra quasi distrarsi quando si tratta di affrontare nel concreto le questioni del lavoro, dei salari e della disuguaglianza economica.

La traccia dell’evoluzione e delle contraddizioni del capitalismo

Le lettere di Larry Fink rappresentano molto più che semplici comunicazioni aziendali: sono veri e propri manifesti che hanno contribuito a ridefinire il rapporto tra finanza, società e ambiente negli ultimi dieci anni. L’evoluzione dei temi trattati riflette i cambiamenti del contesto globale, ma anche la visione strategica di un uomo che, attraverso la gestione di trilioni di dollari, ha un’influenza concreta sul funzionamento dell’economia mondiale.

Come osservato da Pratima Bansal nella rivista PLOS Sustainability (2023), “le lettere di Fink riflettono le tensioni intrinseche del capitalismo contemporaneo: la ricerca di un equilibrio tra profitto e responsabilità sociale, tra priorità ambientali e imperativi economici, tra visione a lungo termine e pressioni a breve termine”.

In un mondo sempre più polarizzato, le lettere di Fink continueranno a essere oggetto di scrutinio e dibattito; ma indipendentemente dalle opinioni personali sul loro contenuto, esse rappresentano una finestra privilegiata sul futuro del capitalismo globale e sulle sfide che attendono l’economia mondiale. In parte perché capaci di prevederle, in parte perché capaci di influenzarle.

Forse è proprio questo il punto: che Fink, nel suo tentativo di riconciliare capitalismo e i suoi paradossi, finisca per distrarsi dalle questioni fondamentali della disuguaglianza economica e dei diritti dei lavoratori. O forse queste distrazioni sono intenzionali, riflettendo i limiti intrinseci di un sistema che, pur cercando di riformarsi, non può o non vuole affrontare le sue contraddizioni più profonde.

 

 

 

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Photo credits: World Economic Forum via Flickr

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