Il web marketing è maschio o femmina?

Secondo recenti dati Wearesocial sulla digitalizzazione mondiale, sono oltre 3.811bilioni di persone su 7.497bilioni della popolazione totale gli internet users e più di una persona su cinque ha effettuato almeno un acquisto online negli ultimi trenta giorni. Questi sono dati che il marketing non può assolutamente sottovalutare, e di fatto non lo fa. Il costante segno […]

Secondo recenti dati Wearesocial sulla digitalizzazione mondiale, sono oltre 3.811bilioni di persone su 7.497bilioni della popolazione totale gli internet users e più di una persona su cinque ha effettuato almeno un acquisto online negli ultimi trenta giorni. Questi sono dati che il marketing non può assolutamente sottovalutare, e di fatto non lo fa. Il costante segno “più”, davanti al numero rivelatore della nascita di nuove agenzie di web marketing con un valore pari a 24,3miliardi solo in Europa, come si evince dal report annuale di IAB Europe — indica proprio quanto è determinante il boom riguardante le strategie di business online.

La veste multiculturale del web marketing

Essendo la “rete” fruibile un po’ ovunque, questo fenomeno è presente a livello globale e questa veste multiculturale che il web marketing indossa ha un ruolo fondamentale nella riuscita delle strategie che mette in atto. Le differenze culturali e linguistiche, infatti, se ben sfruttate possono determinare sempre più il successo delle strategie di web marketing adottate o al contrario, se ignorate, sancirne il fallimento.

La pianificazione delle attività da mettere in atto durante un piano di marketing non dovrà quindi contemplare solo il target di riferimento ma valutarne attentamente anche le sue caratteristiche, facendo riferimento ad aspetti socio-culturali e linguistici, così da riuscire ad arrivare in modo semplice e diretto a qualunque realtà ci si voglia riferire, aumentando in questo modo l’e-loyalty dei navigatori del sito.

Sia gli analisti che i designer concordano nell’affermare che un’interfaccia web convincente e ben fatta, capace di rispettare i valori permanenti del Paese di riferimento e al contempo di soddisfare le esigenze di usabilità del sito, aiuterà a convertire i “navigatori turisti” in “navigatori residenti”, fidelizzando così il consumatore.

Il Nord, il Sud e l’assioma del digital divide 

Si è spesso generalizzato abusando della parola digital divide con cui si usa indicare una profonda differenza dell’uso di internet anche a livello geografico, in questo caso tra i Paesi del Nord del mondo (in positivo) e quelli del Sud (in negativo), attribuendo questa disparità al solo dato economico.

Se però si guarda la situazione con un occhio un po’ più attento, rifacendosi alle statistiche, ci si accorgerà che Paesi sviluppati come la Francia o il Giappone tendono a fare un uso moderato di internet e che Paesi come la Corea vivono una situazione particolare e assolutamente non spiegabile dall’assioma del digital divide. Sempre secondo dati del report di Wearesocial, infatti, in Corea del Sud internet è usato dal 97% della popolazione, contro lo 0,003% della Corea del Nord. Un divario, questo, molto importante se si tiene conto che si sta parlando di uno stesso Paese, con lo stesso passato e con lo stesso corredo genetico. Benché dilaniato da differenze politiche evidenti che, di fatto, influenzano anch’esse usi e abitudini sul web.

Il modello a cinque dimensioni di Geer Hofstede

Gli aspetti socio-culturali, dunque, giocano un ruolo ancora più fondamentale rispetto a quelli economici e per interpretarli in maniera adeguata ci si può rifare al modello interpretativo delle diversità culturali, noto anche come Modello a cinque dimensioni messo a punto da Geert Hofstede, antropologo e psicologo olandese, noto per il suo contributo accademico in termini di management ed economia culturale. In base a questo modello, e osservando elementi quali il rapporto del Paese oggetto dello studio con il potere, l’individualismo, la mascolinità e la femminilità o l’avversione all’incertezza, si può giungere a risposte riferite ad un dato comportamento, interpretandole grazie al confronto con i dati riferiti ad altre culture e ad altri Paesi.

«Partendo dal fatto che siamo tutti uniti da una stessa rete, la differenza sta nell’uso che si fa di essa. Difatti esistono tantissime differenze rispetto all’uso di internet da un Paese all’altro e questo dipende proprio dalle peculiarità di ogni cultura», commenta Hofstede. «Se ci si trova davanti ad un immenso mercato di informazioni, infatti, bisogna fare delle scelte. In questo caso, le culture collettiviste tendono a scegliere sempre la “propria gente” e a propendere verso chi conoscono. Le culture individualiste, invece, tendono ad essere più aperte e a guardarsi intorno». Riflessioni come queste dovrebbero indurre gli specialisti del web marketing ad attuare strategie ad hoc che tengano conto anche di questi elementi. Ma in quali termini il modello a cinque dimensioni trova applicazione nella realtà?

Mascolinità vs femminilità di un Paese

Fra le differenze culturali rimarcabili e che non andrebbero trascurate dagli esperti di marketing, le più importanti sono la propensione alla mascolinità o alla femminilità di un determinato Paese. Quando prevale la mascolinità, a fare da padrone sono i valori della competitività, del successo o della realizzazione di obiettivi concreti. Nei Paesi più femminili, invece, la collaborazione, l’aiutare gli altri e la qualità della vita saranno gli elementi principali. Per Hofstede la Corea del Sud è prevalentemente femminile. «Ricordo che, quando ero in Corea, la guida che mi portava in giro mi invitò a casa sua e questo non sarebbe mai potuto accadere in Giappone, paese in cui prevale invece una cultura maschile. Corea del Sud e Giappone sono i perfetti esempi di culture prettamente femminili e maschili. Ricordo anche un episodio a carattere altamente simbolico. Stavo leggendo una dissertazione di fronte a 200 manager giapponesi: nella stanza erano presenti 199 uomini e una sola donna, posta in fondo al lato destro di quella stessa stanza. Questo è il Giappone. In Corea del Sud, invece, c’è il giusto mix tra presenza femminile e presenza maschile. In Giappone si sta cercando di fare qualcosa a riguardo, ma non è facile: un cambiamento di questo tipo non fa parte della sua mentalità».

Il futuro della ricerca culturale è in mano ai giovani

La ricerca sul cosa e come investire sul web, inoltre, è un ulteriore aspetto centrale per determinare il successo di un progetto e anticipare il mercato. Le domande sul cosa ci si può aspettare dal futuro del web marketing, rispetto ai valori delle differenze culturali, sono essenziali per intraprendere una strada di successo in questo ambito. A queste domande, però, non è facile rispondere. E, accanto agli studi accademici e di settore, è presente una specifica questione generazionale. La ricerca in questo settore è infatti sottoposta a ritmi estremamente mutevoli, ai quali solo le giovani generazioni possono adeguarsi. «Ho quasi 90 anni — prosegue Hofstede e non sono più coinvolto in ricerche attuali. Sono nato nel 1928 e credo fermamente che sia il tempo di lasciare la ricerca alla nuova generazione. Internet lo uso, ma lo uso in una maniera differente», prosegue sorridendo. «Ad esempio, non posseggo un iPad. Penso che perderei tutta la mia dignità se dovessi vedere me nell’usarne uno».

 

(Photo credits: youtube.com)

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