Quelle abitudini nemiche del buon senso

Al lavoro continui a spiare i social anche se dovresti fare altro? Hai la tendenza a rimandare a domani anche le cose più importanti? Mentre parli al telefono non riesci a non buttare l’occhio alla posta elettronica? Se ti riconosci in questi comportamenti, c’è qualche importante notizia per te. In effetti non sei tu a […]

Al lavoro continui a spiare i social anche se dovresti fare altro? Hai la tendenza a rimandare a domani anche le cose più importanti? Mentre parli al telefono non riesci a non buttare l’occhio alla posta elettronica?

Se ti riconosci in questi comportamenti, c’è qualche importante notizia per te. In effetti non sei tu a decidere, non è tutta colpa tua, o almeno non lo è in quel determinato momento bensì lo è stato ma tempo prima.

Sono molte le abitudini, buone o cattive, che influenzano le nostre giornate lavorative. Uno studio della Duke University ha scoperto come il 40% delle azioni che compiamo ogni giorno non sono frutto di decisioni, bensì di abitudini. Al sorgere di un comportamento c’è sempre una scelta compiuta in maniera intenzionale, ma poi con l’andar del tempo si smette di valutare, pensare, decidere e scegliere, e si continua semplicemente a fare.
Alla base di questo processo c’è una ragione squisitamente neuroscientifica: il cervello è sempre alla ricerca di modalità che gli permettano di risparmiare energia e le abitudini sono a forte risparmio energetico. I processi di valutazione e di scelta richiedono grandi sforzi; quando invece si innesta un’abitudine, il cervello non ha più bisogno di partecipare al processo decisionale, e così libera le risorse e può rilassarsi, dedicarsi ad altro. È inevitabile, quindi, che il cervello spinga volentieri verso queste soluzioni e che sia contento di avvalersene.

Il cervello cosa dice?

Quando qualcosa diventa familiare ed automatico non abbiamo più bisogno di pensarci e ragionare; gran parte del cervello si disattiva e solo i nuclei base, i più antichi e primitivi, lavorano e prendono così il completo comando della nostra azione, diventata appunto un’abitudine. Pur essendo una scelta neurologicamente vantaggiosa, non sempre lo è dal punto di vista pratico. Le abitudini infatti sono così forti che il cervello si abbandona ad esse anche se non sempre sono funzionali e a volte possono essere persino contrarie al buon senso.

C’è però una buona notizia: il cervello è flessibile e può cambiare, le abitudini non sono ineluttabili e possono essere scelte. Il cervello può essere riprogrammato sostituendo la vecchia abitudine non funzionale con una nuova abitudine più vantaggiosa.

Sono tre gli elementi che non possono mancare per poter permettere questo riassetto:

  1. rendersi consapevoli della cattiva abitudine
  2. prendere la decisione di cambiarla
  3. sostituirla con una abitudine ‘concorrente’, un comportamento più funzionale che possa radicarsi al posto di quello meno virtuoso.

Abitudini e cervello aziendale

Anche nelle aziende si ripropone uno scenario piuttosto simile in fatto di comportamenti, solo di dimensioni più estese: le abitudini aziendali. Anche nelle organizzazioni infatti la gran parte dei comportamenti non è tanto il risultato di processi decisionali ponderati, quanto più la conseguenza di abitudini generali radicatesi nel tempo.

Il ‘cervello aziendale’ ricerca regole non scritte per poter funzionare, per risparmiare energia, per poter procedere con il ‘pilota automatico’ e liberare risorse per le cose importanti.

Non sempre le abitudini createsi naturalmente all’interno delle aziende sono virtuose, i processi diventati abituali non sempre sono funzionali e produttivi. Anche a livello aziendale il cambiamento può e deve esserci e in questo caso è necessario puntare su un’abitudine strategica, un ambito fondamentale, una priorità centrale e unica. Per fare questo è necessario mettere in discussione dei processi radicati da tempo, all’interno dei quali gli individui si trovano bene perché vengono percepiti come familiari e quindi privi di rischi. Per loro e per il loro cervello è comodo e vantaggioso seguire quella modalità, anche se può non essere la migliore (forse lo era, ma può non esserlo è più).

Abitudini e cervello personale

L’organizzazione individuale può essere vista come una di queste abitudini chiave, un ambito a cui dare priorità per favorire più estesi cambiamenti. I vantaggi di iniziare dalle abitudini organizzative sono molteplici a livello individuale e con grandi ripercussioni sull’ambiente esterno, sull’intera azienda.
I metodi e gli strumenti organizzativi personali sono infatti argomenti facili da approcciare e comprendere, toccano problemi quotidiani e pratici che, chi lavora, affronta costantemente e possono essere messi subito in pratica, senza troppi sforzi e grandi discussioni. Piccoli passi che si rafforzano creando a poco a poco nuovi modelli, fino a diventare virtuose abitudini, che contagiano e si estendono in azienda, anche in ambiti e contesti diversi.

“I piccoli dettagli sono vitali. Le piccole cose fanno sì che le grandi cose accadano”. John Wooden
I piccoli dettagli organizzativi possono modificare il modo di fare le cose, quando si interviene supportando l’introduzione di nuove abitudini organizzative personali c’è una forte possibilità che il cambiamento contagi le persone e si estenda ad altri contesti, portando ad un nuovo modo di essere e di lavorare in azienda. Sfruttiamo quindi l’esistenza della abitudini personali ed aziendali come un’opportunità affinché atteggiamenti virtuosi si propaghino in azienda e innestino benefiche reazioni a catena.
Vuoi cominciare proprio ora? Inizia da queste fondamentali 3 abitudini:

  1. Programma la giornata: a fine giornata prenditi 10 minuti per valutare la struttura del giorno successivo (appuntamenti e riunioni?) e per valutare le 3 cose più importanti che devi fare l’indomani (scadenze importanti? temi strategici su cui lavorare?). La mattina quando inizi la giornata rivedi quanto deciso e muoviti di conseguenza.
  2. Metti in ordine la scrivania: ogni giorno gli ultimi 10 minuti di lavoro devono essere dedicati a eliminare ciò che non serve, archiviare ciò che va conservato, liberare il piano di lavoro e renderlo accogliente per il giorno successivo. Il cervello ne rimarrà ben impressionato (gradevole iniziare la giornata con lo spazio giusto per lavorare) e così anche i colleghi (e capi).
  3. Respira: tra tutte le buone abitudini che non abbiamo questa è senza dubbio la più faticosa. Sempre più studi supportano la validità di fare almeno 5 minuti di meditazione ogni tanto durante il giorno, concentrandosi sul respiro lasciando scorrere i pensieri senza afferrarli. Un vero toccasana per ridurre lo stress, diminuire l’ansia e migliorare la memoria, non serve tenere le mani in strane posizioni, né assumere la posizione del loto. Basta respirare, e respirare non è una moda, no? Ohmmmmm…
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