Veneto, fondi pubblici scomparsi: l’agenzia non paga cento formatori

Si chiama Job Select la società sotto il fuoco incrociato dei docenti mai pagati, per una somma pari a circa un milione di euro in denaro del Fondo Sociale Europeo. L’agenzia si trincera nel silenzio; no comment imbarazzato della Regione, che però sospende l’accreditamento

20.11.2023
Fondi per formatori: un docente di spalle fa lezione a dei professionisti

Sono molto deluso, come veneto e come lavoratore”.

Giorgio Fornasier è libero professionista, da dieci anni si occupa di insegnare informatica e digital marketing ad aziende, disoccupati e giovani. In sostanza il suo datore di lavoro è rappresentato da chi organizza questi corsi di formazione, spesso enti finanziati dalla Regione. Lo stato d’animo di Giorgio lo scopro scorrendo la bacheca su LinkedIn. Mi imbatto nel suo post, dove racconta la vicenda di una società che non ha pagato decine di collaboratori. Tra le vittime anche lui.

Una faccenda di finanziamenti pubblici, ottenuti per organizzare attività formative. Fatico a capire, qui si parla di fondi regionali assegnati a società che si assumono la responsabilità di coordinare un’attività e retribuire le persone coinvolte. Non c’è particolare rischio d’impresa, a maggior ragione perché in alcuni casi i finanziamenti arrivano addirittura in anticipo (almeno in quota parte) rispetto all’inizio degli stessi corsi. Dov’è finito, dunque, questo denaro?

La storia mi incuriosisce, decido di chiamarlo.

Job Select, fondi pubblici per corsi di formazione: cento insegnanti non sono mai stati pagati, per “circa un milione di euro”

“Questa società si chiama Job Select, di Padova, che ha in Matteo Gregolin il suo amministratore e in Andrea Guarnieri il direttore dell’epoca (le informazioni sul sito ufficiale confermano, N.d.R.). In pratica sono stati utilizzati finanziamenti per organizzare corsi ma, cosa incredibile, i pagamenti per le mie prestazioni lavorative non sono mai arrivati. Ti posso dire che ho iniziato a lavorare per loro perché nel mio ambiente si riteneva quest’ente tra i più affidabili, anche in virtù dei buoni contatti con il mondo politico. Durante il periodo della pandemia, però, è cambiato tutto.”

Che è successo, in particolare? “Semplicemente il mio lavoro non è stato retribuito. Tra il 2020 e il 2021 ho accumulato 37.000 euro di lezioni, effettuate senza vedere un centesimo. A domanda di chiarimento la replica è stata sempre la stessa: la Regione è in ritardo nel versare i contributi, una mera questione burocratica e gestionale”. Vecchia storia sull’inefficienza dell’apparato pubblico. “Esatto, tanto che la spiegazione non mi ha convinto; quindi ho cercato di mettermi in contatto con gli uffici regionali, scrivendo alla direzione lavoro e inviando PEC a tutti gli indirizzi disponibili. Mi ha risposto un impiegato disponibile, che mi ha fornito l’elenco dei corsi nei quali sono stato coinvolto, sottolineando la corretta liquidazione all’ente di tutte quelle sessioni, con tanto di date risalenti a diversi mesi prima”.

Il denaro, insomma, è stato correttamente versato. “Certo. A quel punto cade il palco e sono costretti a manifestare le difficoltà economiche, chiarendo peraltro di essere in contatto con due importanti enti per la cessione dell’agenzia. Acquirenti che, a detta loro, si sarebbero presi in carico tutti i pagamenti dei docenti. Questa informazione me l’ha riportata il direttore Andrea Guarnieri in persona. Io ci ho creduto, per caratteristica personale sono orientato a fidarmi. Nello stesso periodo, sempre su LinkedIn, sono stato contattato da una ragazza. Lì ho scoperto di non essere solo. Esiste addirittura un gruppo WhatsApp con più di cento persone rimaste scottate, per un valore che, secondo me, si avvicina al milione di euro. Tutta gente fregata, alcuni per pochi crediti, altri anche per più di 50.000 euro. Per onore di cronaca, le parole di Guarnieri non hanno avuto alcun seguito”.

E il punto di vista della Regione Veneto? “Come dicevo li abbiamo cercati, dicono di conoscere il caso ma non ci possono fare niente. In seguito alle nostre rimostranze hanno tolto l’accreditamento a Job Select, ma la società esiste ancora. Il problema è che l’erogazione è continuata per diverso tempo, perché dal punto di vista formale non si evidenziavano irregolarità, nessuno era a conoscenza dei mancati pagamenti. Fino ai primi due mesi di quest’anno Job Select organizzava ancora corsi, con nuovi docenti, evidentemente del tutto ignari”.

L’assessore Donazzan non commenta: “Questione delicata”. Intanto la Regione sospende l’accreditamento

Provo a sentire l’Assessore all’istruzione, formazione e lavoro della Regione Veneto Elena Donazzan, magari è aggiornata. Questione delicata, mi dice, preferisce non commentare. Mi offre qualche spunto in più il suo ufficio stampa, rispondendo via mail che la situazione dell’ente Job Select è nota alla struttura regionale e che gli uffici amministrativi si sono attivati subito per la sospensione dell’accreditamento presso la Regione. Data la pendenza dei giudizi su società e amministratori, nient’altro da aggiungere.

Prendo atto delle comprensibili note e riprendo il filo con Fornasier. Com’è possibile che una situazione del genere sia rimasta sottotraccia? La vicenda parte dal 2020, ma nessun giornale ne ha mai parlato. “È difficile esporsi, tanti di noi hanno preferito non parlare con la stampa, nella speranza di trovare un accordo per recuperare le retribuzioni perse, sperando magari nel supporto della Regione. Solo un numero esiguo ha iniziato l’iter giudiziario. Il pensiero di accollarsi spese legali con il rischio di perdere altro denaro porta a rinunciare, nessuno di noi naviga nell’oro. Io stesso ci sto pensando, credo di sentire a breve il mio legale”.

Riesci ancora a metterti in contatto con i due amministratori? “Non rispondono e non si trovano. All’inizio hanno risposto a me e a un’altra ragazza, ringraziando per il lavoro svolto e specificando che purtroppo si sono verificati problemi. Nel ringraziarci ci hanno sconsigliato di intraprendere azioni legali, visto che non rimane nulla da spartire”.

L’azienda si trincera nel silenzio alle richieste di chiarimento

Abbozzo un tentativo. Scrivo su LinkedIn all’amministratore Matteo Gregolin, il quale non risponde e non accetta il contatto. Invio una mail ai contatti di Job Select. Nessuna risposta. Ne approfitto per visitare ancora una volta il sito web. Job Select nasce nel 2003 a Padova come agenzia per il lavoro specializzata in ricerca e selezione di personale e in formazione di figure professionali specializzate. Il focus è sulla formazione e la valorizzazione delle competenze. Dal 2009 è un punto di riferimento per i progetti finanziati dal Fondo Sociale Europeo.

Vale la pena soffermarsi sui numeri. Dal 2013 al 2020 si contano 114 progetti finanziati, 378 aziende che hanno collaborato, nove milioni di budget gestito attraverso programmi finanziati dal Fondo Sociale Europeo e dalla Regione Veneto. Un numero che, ascoltando le parole di Giorgio, inquieta.

“Io non posso conoscere le responsabilità specifiche di Gregolin e Guarnieri e nemmeno mi posso immaginare come siano stati utilizzati quei fondi, se per spese personali, tenore di vita privato o altro. L’unica cosa certa è che ci sono cento persone che hanno prestato servizio con massima onestà intellettuale, forti di un accordo e che si sono trovate con il cerino in mano, senza nemmeno una spiegazione chiara. Mi sono spinto a consigliare, in Regione, la possibilità di muovere una causa nei confronti dell’ente. In fin dei conti, secondo loro, l’inefficienza bisognava ricondurla alle lungaggini degli uffici regionali. Non è calunnia questa? La Regione, però, per il momento non prende posizione. Ecco perché sono deluso”.

Lo sfogo di Giorgio è comprensibile, a maggior ragione perché, quando si presta servizio per percorsi tutelati e promossi con i soldi dei contribuenti, la certezza della retribuzione dovrebbe essere scontata. Invece l’unico fatto di cronaca tangibile, in questa storia, è il mancato pagamento a tante persone oneste. Per carità, poi le responsabilità dovranno essere accertate, di sicuro il contraddittorio – almeno in questa sede – non è stato possibile, nonostante i tentativi di parlare con i protagonisti dell’intera vicenda.

Un silenzio quanto meno sospetto.

 

 

 

Photo credits: blsd-academy.it

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