
Di attese, fotografie, telefoni e biciclette. La traccia C2 della maturità 2023 svolta da Domenico Grossi, fotografo professionista
La lettera della presidente del gruppo Docenti Uniti Italia al ministro Valditara: idonei con scadenza a giugno, la NASpI fino a settembre. Anche dopo anni di lavoro
di Annalisa Bazzani, Docenti Uniti Italia
Egregio ministro Valditara,
sono una docente precaria da sei anni. Mi sono diplomata all’Istituto Magistrale nel 1990. Dopo, vista la mia passione per l’apprendimento delle lingue straniere, mi sono iscritta alla prestigiosa Scuola Superiore per Interpreti e Traduttori e mi sono laureata nelle lingue Inglese e Francese, con la specializzazione in Traduzione letteraria, pur conoscendo, durante il mio corso di studi, anche le tecniche di traduzione simultanea e consecutiva.
La scuola era privata e mio padre, che percepiva l’unico reddito in famiglia, pur con sacrifici enormi, ha speso in cinque anni 50 milioni di lire. Io ho sempre cercato di ricambiare i suoi sforzi economici per farmi studiare “lavorando” con lui nella sua attività. E pensi che era un piccolo ingrosso di acque minerali e bibite, quindi un lavoro fisicamente usurante, tant’è che mio padre ha avuto due infarti, il secondo, purtroppo, fatale. Tutta l’estate a caricare e scaricare casse di acqua in vetro, fusti di birra e altre bevande. Ma l’ho fatto, perché mi sembrava il minimo per poter ricambiare quello che faceva per me.
Ho accantonato l’insegnamento, facendo sogni di gloria: ho lavorato in alcune multinazionali negli uffici export. Poi un’embolia polmonare mi ha fatto capire che il lavoro che stavo facendo era alienante.
Ho quindi deciso di riprendere in mano il mio diploma magistrale, spinta da una mia amica docente, che mi ha incoraggiato dicendomi che ero portata per l’insegnamento e avrei dovuto provarci. L’ho fatto, e con mia grande sorpresa, ho capito che veramente l’insegnamento era la mia strada. Entro in classe la mattina e quando vedo i miei bimbi, i loro disegni, i loro sorrisi, i loro abbracci e le loro confidenze, mi sento benedetta da Dio. È il lavoro più bello del mondo. Eppure.
Lo scorso anno ho sostenuto il concorso PNRR1. Sono risultata idonea, come risulto idonea tutti gli anni a insegnare, venendo chiamata dalle GPS, ma solo fino al 30/06. Poi, magicamente, ritorno non idonea e disoccupata. A settembre, e per tutta l’estate, speriamo di poter lavorare ancora, di poter ritrovare i nostri ragazzi, di avere una continuità didattica. Oltretutto, tutti gli anni, vengo impiegata sul sostegno, disciplina ancor più delicata per la quale non ho conseguito nessuna specializzazione – e non intendo prenderla.
Tenga conto, ministro, che anche i precari sono esseri umani e cittadini, con affitti, mutui, bollette, bollo auto e rate varie, che nei mesi estivi, durante i quali percepiscono la NASpI, hanno spese che devono coprire. Ecco, a questo punto io vorrei chiederle: per lei è umano vivere così per anni? Per lei e i suoi colleghi è congruo e tollerabile quello che viviamo?
In Giappone l’imperatore si inchina solo davanti agli insegnanti, riconoscendo nel nostro ruolo un fondamento della società. E qui in Italia? La scuola e i suoi insegnanti sono trattati come manodopera di bassa lega, semplici manovali dei libri. Oggetti da prendere e buttare.
A nessuno di Voi importa se i nostri stipendi sono i più bassi d’Europa con un’inflazione alle stelle. A nessuno di Voi importa se abbiamo bisogno di visite specialistiche. A nessuno di Voi importa se dobbiamo pagare l’affitto e le bollette sempre più alte.
Oltretutto, ci fate pagare i famosi CFU – che io personalmente mi rifiuto di pagare – per studi già fatti, per specializzazioni e competenze che abbiamo già acquisito sul campo, entrando in aula tutti i giorni. Ci costringete a studiare centinaia di metodologie che sulla carta sono tanto attrattive, ma che nella realtà, nella maggior parte dei casi, sono inapplicabili.
Abbiamo scuole fatiscenti (io insegno nella scuola dove ho frequentato le elementari, anche nella stessa classe). In tutto ciò, i precari vivono in un mare magnum di incertezze, di frustrazioni, di sacrifici, di disagi inenarrabili. Stentiamo ad arrivare a fine mese e in più dovremo affrontare i mesi estivi, che vuol dire non percepire uno stipendio per più di un mese, prima che arrivi la prima rata della NASpI, il 10 agosto.
Per tutti questi motivi noi non molleremo la nostra lotta per far valere i nostri diritti e per essere stabilizzati.
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