Referendum sul lavoro dell’8 e 9 giugno 2025: per che cosa si vota

Cinque quesiti in un referendum per cambiare il lavoro. Non è solo una croce sulla scheda: cerchiamo di capire che cosa può determinare il voto del prossimo giugno per chi ha un contratto, indeterminato o determinato, e per la sicurezza sul lavoro

22.04.2025
I 5 quesiti del referendum abrogativo dell'8 e 9 giugno

Succede spesso con i referendum, ammettiamolo: si sa della loro esistenza solo qualche settimana prima di andare a votare. Ma questa volta in ballo c’è anche e soprattutto il lavoro, e i referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno potrebbero cambiare molte carte in tavola, per esempio riguardo il Jobs Act come lo conosciamo da quando è entrato in vigore, nel 2015, fino adesso.

Vediamo in che cosa consistono e che cosa può succedere dopo il 9 giugno.

Di che referendum si tratta?

Innanzitutto c’è da sapere che i quesiti referendari sono cinque. La Corte costituzionale ha infatti considerato ammissibili quattro quesiti referendari che riguardano il lavoro e uno sulla cittadinanza, per i quali sono state raccolte 5 milioni di firme.

Da ricordare: perché un referendum abrogativo sia valido è necessario che partecipi almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto.​ Al voto, in questa occasione, potranno partecipare anche gli elettori fuori sede, che costituiscono una platea di circa 5 milioni di votanti.

Quesito 1. Contratto indeterminato a tutele crescenti e licenziamenti illegittimi

Il primo dei quattro referendum chiama gli Italiani a esprimersi su una delle riforme più discusse del mercato del lavoro degli ultimi anni: il contratto a tutele crescenti, introdotto con il Jobs Act nel 2015, e in particolare la parte che riguarda i licenziamenti illegittimi.

Oggi, nelle imprese con più di 15 dipendenti, un lavoratore o lavoratrice assunti con questo contratto, se vengono licenziati in modo illegittimo, non possono rientrare nel loro posto di lavoro. La legge infatti prevede un’indennità economica – che varia in base all’anzianità – ma non il reintegro, anche nel caso in cui l’interruzione del rapporto sia appurata come ingiusta.

Votare sì significa cancellare questo aspetto del Jobs Act; votare no vuol dire mantenere lo stato attuale.

Quesito 2. Maggiori tutele per lavoratori e lavoratrici delle piccole imprese

Anche il secondo quesito riguarda il mondo del lavoro: si chiede infatti di eliminare il tetto all’indennità dei licenziamenti nelle piccole imprese.

A oggi, nelle aziende che hanno meno di 16 dipendenti, il massimo che un lavoratore o lavoratrice può ottenere come risarcimento è di sei mensilità. E questo anche qualora l’interruzione del rapporto sia considerata ingiusta. Il referendum propone di abrogare questo limite, lasciando al giudice la possibilità di valutare caso per caso l’entità del danno e di stabilire un indennizzo proporzionato, senza tetti prefissati.

Votare sì, quindi, vuol dire cancellare il tetto delle sei mensilità come risarcimento e poterlo stabilire caso per caso; votare no vuol dire mantenere lo status quo.

Quesito 3. Contratti a termine e obbligo di causale

Il terzo quesito affronta il tema dei contratti a tempo determinato, che in Italia, secondo gli ultimi dati ISTAT, riguardano 2.300.000 persone. Oggi, grazie a una modifica normativa recente, un datore di lavoro può assumere un dipendente a tempo determinato senza indicare una causale, purché il contratto non superi i dodici mesi. Pertanto la richiesta di lavoro temporaneo può non essere motivata – e non lo è.

Il referendum vorrebbe abrogare l’articolo 19 del d.lgs. 15 giugno 2015, n. 81 (Jobs Act) e obbligare le aziende a indicare le causali quando ricorrono a contratti a termine, fin dal primo giorno.

Votare sì significa reintrodurre la causale per i contratti fino a dodici mesi, mentre votare no vuol dire lasciare intatta la normativa attuale, che consente più flessibilità alle imprese.

Quesito 4. Sicurezza sul lavoro e responsabilità del committente negli appalti

Il quarto quesito riprende il tema della sicurezza sul lavoro, al quale SenzaFiltro ha dedicato il reportage “Chi resta dei morti sul lavoro?”, contenuto nella rivista Nel lavoro vince chi sfugge.

In un’Italia che vede aumentare i decessi del 36% (come da ultimi dati INAIL diffusi nel marzo 2025, anche se diminuiscono leggermente gli infortuni), il referendum chiede di modificare la norma attuale che impedisce – quando il danno è causato da rischi specifici dell’attività dell’appaltatore o del subappaltatore – di estendere la responsabilità all’impresa committente che appalta il lavoro, in caso di infortunio negli appalti.

Votare sì significa chiedere una responsabilità più condivisa, anche per chi commissiona il lavoro, mentre con il no si lascia la responsabilità al solo datore diretto.

Quesito 5. Cittadinanza italiana dopo cinque anni?

Anche il quinto quesito porta all’attenzione dei votanti una questione di grande attualità: gli anni necessari per ottenere la cittadinanza italiana. Con tale referendum si chiede di dimezzare da dieci a cinque anni il tempo necessario di residenza legale nel nostro Paese per ottenere la cittadinanza italiana. Nel dettaglio si modificherebbe l’articolo 9 della Legge n.91 del 1992, che aveva innalzato tale periodo.

Votare sì significa favorire un accesso più rapido alla cittadinanza, riconoscendo diritti a chi è già inserito nella società italiana. Votare no vuol dire mantenere l’attuale soglia dei dieci anni.

Con il referendum dell’8 e 9 giugno 2025 il Paese si ferma a riflettere sulla sua identità a dieci anni da una delle riforme del lavoro più controverse della politica contemporanea. In uno scenario in cui il dibattito sul tema lavorativo è frammentato e ancora involuto, la differenza verrà fatta dalla partecipazione al voto, con una classe dirigente che fa ben poco per favorirla.

 

 

 

L’articolo che hai appena letto è finito, ma l’attività della redazione SenzaFiltro continua. Abbiamo scelto che i nostri contenuti siano sempre disponibili e gratuiti, perché mai come adesso c’è bisogno che la cultura del lavoro abbia un canale di informazione aperto, accessibile, libero.

Non cerchiamo abbonati da trattare meglio di altri, né lettori che la pensino come noi. Cerchiamo persone col nostro stesso bisogno di capire che Italia siamo quando parliamo di lavoro. 

Sottoscrivi SenzaFiltro

 

Photo credits: cgil.it

CONDIVIDI

Leggi anche