Radici

Quando cresciamo, la cosa che più desideriamo è affermare noi stessi: il nostro carattere, le nostre passioni, la nostra identità. La genetica gioca il suo ruolo. Il patrimonio genetico di due individui si fonde per creare un essere vivente unico al mondo. Sì, unico. Ma ciò che rende un uomo e una donna tali è il carattere, […]

Quando cresciamo, la cosa che più desideriamo è affermare noi stessi: il nostro carattere, le nostre passioni, la nostra identità.

La genetica gioca il suo ruolo. Il patrimonio genetico di due individui si fonde per creare un essere vivente unico al mondo. Sì, unico. Ma ciò che rende un uomo e una donna tali è il carattere, l’essenza del proprio essere, che si definisce nel corso della vita, tramite la relazione con gli altri.

 

Non si può decidere dove nascere ma con intraprendenza e un po’ di fortuna si può scegliere come vivere la propria vita. Impariamo presto che le opportunità possono rivelarsi la chiave di volta per la nostra realizzazione.

Il riconoscimento della propria identità per Fortunato Amarelli è avvenuto presto.

Con queste parole lui stesso ricorda l’incontro con ciò che sarebbe diventato il suo destino: “Avevo 9 anni e andai a trovare un fratello di mio nonno. Gli chiesi di poter avere una scatolina di liquirizia. Erano così belle e colorate.”

Lui, allora, mi domandò “Cosa c’è scritto su questa confezione?”. “Amarelli”, risposi io.

Di rimando mi disse “E allora non devi chiedere, perché queste liquirizie sono tue, questo sei tu”.

Così Giuseppe Amarelli rispose a chi, anni dopo, sarebbe diventato Amministratore Delegato dell’azienda di famiglia e avrebbe portato avanti un grande nome.

Fortunato cresce, si laurea in Giurisprudenza lontano da casa ma sceglie di tornare a Rossano, spinto dal sentimento di appartenenza alla sua terra. Figlio della nuova generazione, decide di investire in ciò che si rivelerà per l’azienda una fortuna, Il “Museo Giorgio Amarelli” al quale nel 2004 Poste Italiane dedica un francobollo della serie “Il patrimonio artistico e culturale Italiano”.

Ogni anno oltre 40.000 visitatori affollano il Museo, una vera esperienza tra storia e gusto, quello autentico della migliore radice di liquirizia che nasce spontaneamente grazie al sole di Calabria e alla bellezza dello Ionio.

Les Hénokiens, associazione internazionale di compagnie familiari bicentenarie, che conta attualmente 47 famiglie e società in Europa e Giappone, ha annoverato la Amarelli tra le 38 dinastie industriali con almeno duecento anni di storia.

Tramandare legami di sangue e di mestieri

Una delle più importanti aziende dolciarie, ma soprattutto una famiglia.

Gli stessi collaboratori si sono tramandati la loro professione. Come il “Mastro liquiriziaio” il cui lavoro è un’arte, e viene ancora oggi insegnato da padre in figlio. La forza è stata quella di aver saputo tramutare in valore l’unicità di ognuno, derivata da percorsi di studi differenti e ambizioni che non afferivano direttamente alla gestione di un’azienda. La passione e il credo in un’ideale comune hanno formato un’identità collettiva, che risiede nella forza del marchio.

“Dalla diversità di ogni membro della famiglia è scaturita la nostra forza”.

Nel 2012 Fortunato vince nella Categoria History&Tradition della IV Edizione del Premio di Padre in Figlio. Forza e ispirazione derivano dai suoi familiari, la zia Pina Mengano Amarelli, grande precorritrice dei tempi, insieme allo zio Franco Amarelli, la sorella Margherita, e tutti i collaboratori che continuano a lavorare per ciò in cui credono.

La responsabilità di Fortunato è grande e la sua identità risiede nell’Azienda. La sua passione vive lì, in quelle radici che lo hanno ammaliato da piccolo e non lo hanno più lasciato.

In cerca di sé, senza una strada tracciata

Spesso non si riesce a capire fin da bambini la propria vocazione ed è per questo che la propria identità va sempre cercata. Il modo migliore per scoprirlo è conoscere il mondo, imparare una lingua straniera e farsi le ossa. Così la pensa Reda, classe 1978, che nasce a Roma, da padre egiziano e madre italiana.

Poco più che ventenne, decide di andare in Inghilterra per studiare la lingua e acquisire nel contempo una buona professionalità. Siamo intorno agli anni 2000, la sua motivazione nasce dal desiderio di migliorare se stesso.
L’inizio non è facile, studia e lavora per trovare un posto in quel paese che sembra così ostile, ma riesce a laurearsi.

L’Inghilterra gli ha offerto ciò che desiderava ed è lì che vive ancora oggi con in tasca un Master in Business Administration e un ruolo di responsabilità in una importante azienda di Business Travel.

“Non avevo in programma di rimanere in Inghilterra, le strade che si sono aperte e le opportunità che si sono presentate rispondevano ai miei interessi e ai miei valori. Sono convinto che il lavoro duro, l’impegno e la responsabilità mi abbiano portato a raggiungere i miei obiettivi”.

L’incontro con persone che hanno voluto aiutarlo nella sua crescita umana e professionale sono stati la sua ispirazione e tutte le occasioni e opportunità che gli si sono presentate, e che ha saputo cogliere, hanno composto come un puzzle l’intero quadro che oggi rappresenta la sua personalità di uomo e di figlio.

La fortuna può quindi avere il volto di un paese straniero, lontano dalla propria famiglia di origine.

Sono le nuove generazioni a dover cercare e capire cosa vogliono essere. È inutile aspettare che un’opportunità arrivi a risolvere dubbi e incertezze. Le strade si aprono solo cominciando a camminare, che sia nel paese nativo, nell’azienda familiare, nella bottega artigiana del padre oppure in un paese straniero. La soluzione non è mai “scappare via”.

Quello che può essere fatto nel nostro Paese è incentivare e mantenere forti realtà aziendali, in cui i ragazzi possano riconoscersi e sentano il bisogno di portare la loro conoscenza, di fare la loro prima esperienza lavorativa creando loro stessi un futuro.

Non è l’imposizione di un padre o di un nonno a guidarci bensì i valori che ci vengono trasmessi. Chiunque può indicarci la strada.

 

(Photo credits: Angel Oak)

CONDIVIDI

Leggi anche

La scelta della sostenibilità non è economia invisibile

In questi tempi difficili per la società e l’economia del nostro vecchio continente, puntare su “asset intangibili” è un modo per molte imprese per rispondere all’urgenza di superare il “business as usual”, permettendo di delineare un percorso progressivo ma reale di uscita dalla crisi. Si definiscono come asset intangibili elementi cosi diversi come il marchio, […]

Il Dirigente della Pubblica Amministrazione non è più intoccabile: è l’ora del buon esempio

Il Dirigente di una Pubblica Amministrazione ha precisi doveri nei confronti dei dipendenti pubblici suoi collaboratori. Deve favorire un atteggiamento di trasparenza, imparzialità e reciproca lealtà, costruendo un ambiente sereno e valorizzando le potenzialità di tutti i soggetti che, sotto la sua guida, adempiono al loro ruolo professionale. La Riforma Madia approvata lo scorso anno, […]

Il diversity management e le donne childfree

Diversità significa ricchezza, specialmente nel mondo del lavoro. E l’espressione diversity management, proposta per la prima volta da Maria Chiara Barabino, Benedicte Jacobs e Antonella Maggio nel saggio Il diversity management (2001), indica proprio l’approccio integrato alla gestione delle risorse umane, finalizzato a creare un ambiente professionale inclusivo e incoraggiante, espressione delle peculiarità individuali, quali […]