Fatima Carbonara
Tendere le orecchie, in tutte le direzioni, per capire dove stiamo andando e quali nuove situazioni stanno emergendo: in azienda o al supermercato o in treno.
Evoluzione o involuzione? Oppure drizzare le orecchie
Nel mondo del lavoro in continua evoluzione, la capacità di adattarsi al cambiamento è diventata cruciale per il successo e la sopravvivenza professionale. Mentre molti temono di “perdere il lavoro” a causa delle trasformazioni del mercato, chi è curioso ha sicuramente una marcia in più.
Perché? Perché non si fa frenare dal timore di esplorare nuovi ambienti o situazioni.
La cultura del lavoro sta subendo una trasformazione epocale. Le tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale e l’automazione, stanno ridisegnando le dinamiche dell’occupazione. Questo cambiamento può suscitare timori e resistenza, ma è anche una straordinaria opportunità di crescita e innovazione. Vent’anni fa cominciavamo ad utilizzare i motori di ricerca – proprio ieri i 25 anni di Google – e nel giro di pochi lustri le decisioni aziendali, molto probabilmente, verranno prese non più guidate dai dati (data driven) ma dall’intelligenza artificale (AI driven) e questo perché, magari, ogni impresa potrà (forse dovrà?) avere una propria AI che contenga tutte le informazioni aziendali, endogene ed esogene, che serviranno a comprendere meglio il contesto del momento in cui serve prendere “quella” decisione. E, verosimilmente conoscendo la mia realtà, continueremo a utilizzare slide e schemi excel, ma spero in modo diverso e più “organizzato”.
La curiosità è anche un motore per l’adattamento e la collaborazione. Credo sempre più che siano necessari il confronto e gli approcci di persone diverse per contribuire in modo importante quantomeno a delineare i problemi.
Poco tempo fa ho sentito per la prima volta parlare di Multi-Inter-Trans disciplinary che va oltre ciò che consideravo fondamentale: una solida conoscenza verticale del proprio campo, con notevoli conoscenze trasversali (T-shape), evolutasi poi in CombShape (conoscenze approfondite in diverse materie, magari collegate) fino ad arrivare finalmente a capire che l’impatto di qualsiasi nostra decisione ha effetto su tante e ben diverse situazioni del mondo in cui siamo immersi. Imprescindibile, ormai, confrontarsi con tanti “saperi diversi”.
Confido nell’economia della ciambella proposta da Kate Raworth e in maggiore proattività dei collaboratori, che si sentiranno parte importante e integrante della big picture della propria azienda, e sicuramente di un maggior ascolto dalla parte degli imprenditori, perché, anche se in Italia non siamo forse arrivati alle “grandi dimissioni”, comunque qualcosa sta accadendo.
Invece di dipendere esclusivamente dagli imprenditori o dai datori di lavoro, è fondamentale assumere la responsabilità del proprio futuro professionale. Gli individui possono investire nell’acquisizione di competenze pertinenti, partecipare a corsi di formazione e cercare attivamente opportunità di carriera.
Tendere le orecchie, in tutte le direzioni, per capire dove stiamo andando e quali nuove situazioni stanno emergendo: in azienda o al supermercato o in treno. Personalmente, spero anche in una crescita importante del Terzo Settore, supportato adeguatamente da politica e società, che tanto ha fatto e tanto continua a fare per migliorare il mondo intorno a noi.
Essere proattivi significa anticipare il cambiamento e cercare attivamente modi per crescere professionalmente. Ciò può includere il networking, la ricerca di nuovi settori di opportunità e la volontà di imparare costantemente. In un ambiente di lavoro in evoluzione, la proattività è spesso il divario tra il successo e il restare indietro.
Il futuro del lavoro è nelle nostre mani, e la curiosità è la chiave per sbloccare il potenziale di questa nuova era lavorativa. Ognuno di noi può contribuire, nel proprio piccolo o pensando in grande: a noi la scelta.