Mygrants, l’app che scova immigrati di talento

Si chiama Mygrants, ed è un’app con l’obiettivo di trasformare il fenomeno migratorio in un’opportunità. Ne parliamo con il suo creatore Chris Richmond Nzi.

È nata a Bologna nel 2016 dall’intuizione di uno startupper ivoriano che per anni ha lavorato in Frontex, agenzia europea che si occupa di gestire le frontiere esterne dell’Unione. È una app che, attraverso gamification e microlearning, ha come obiettivo principale l’inserimento lavorativo di richiedenti asilo e rifugiati arrivati in Italia perlopiù via mare. Ma anche un altro più ambizioso, vista l’aria che tira nel nostro Paese tra porte chiuse e hashtag protezionisti: fare vera integrazione, cioè quello che finora i nostri governi non sono riusciti a fare.

Scaricando Mygrants sul loro cellulare i migranti ricevono informazioni sui loro diritti, ma anche sui doveri, formazione su come funziona il mercato del lavoro in Italia, e supporto nella ricerca di un lavoro. «Attraverso il nostro sistema facilitiamo il passaggio dei migranti da soggetti che dipendono dall’assistenza a risorse umane per l’economia italiana» spiega Chris Richmond Nzi, che insieme a un team di collaboratori ha messo online la piattaforma nell’aprile del 2017. «Se la pubblica amministrazione avesse creato una rete di asilo sostenibile, Mygrants non avrebbe spazio. Come imprenditori sociali ci siamo infilati nelle sacche di vuoto del sistema. La pubblica amministrazione dovrebbe capire quali sono le criticità che ha in alcuni processi e quali sono i servizi innovativi che potrebbero colmare queste problematiche», continua.

E si spinge
anche oltre quando indica un beneficio
evidente per i migranti
: trascorrere il periodo in accoglienza (circa 600
giorni) e il tempo libero in modo costruttivo per una crescita personale. E
anche un vantaggio per l’Italia: «Innovare
il sistema di asilo e poter scegliere gli immigrati più talentuosi e con il
maggiore potenziale». Ciò permetterebbe al Paese di avere un sistema di
integrazione pari a quello di altri Stati europei (vedi la Germania) e un
risparmio dei costi di pensioni, sanità e assistenza sociale.

Ma vediamo come funziona. L’app fa uno screening delle competenze, delle esperienze pregresse e delle aspirazioni degli utenti; li forma con un approccio teorico, basato su informazioni e conoscenze, e insieme pratico, impostato sull’esperienza diretta; analizza i dati raccolti per facilitare l’incontro tra i più qualificati e il mercato del lavoro. Cioè superare quel mismatch che Chris Richmond Nzi vede come principale ostacolo all’inserimento nel mercato del lavoro – non solo per i migranti. «Il problema del disallineamento tra competenze possedute dai lavoratori e competenze domandate dai datori di lavoro non riguarda solo gli immigrati in questo Paese. In Italia, nonostante l’alto tasso di disoccupazione, le imprese hanno difficoltà a trovare lavoratori in determinate mansioni anche tra gli italiani». Insomma, Mygrants rappresenta uno di quei casi in cui la tecnologia può supplire alla fallimentare politica di accoglienza e integrazione italiana.

In che modo
l’app aiuta i migranti che arrivano in Italia?

Forniamo tre
servizi principali: informazioni su come funziona il sistema della richiesta di
asilo; formazione all’interno dei centri di accoglienza di primo e secondo
grado; supporto all’inserimento lavorativo. A questi se ne è aggiunto un
quarto: assistenza nell’accesso al credito. Da luglio 2018, infatti, la legge
italiana obbliga il lavoratore ad avere un conto corrente su cui versare lo
stipendio, aspetto che costituisce un importante problema per i migranti poiché
sono considerati soggetti non sufficientemente affidabili. Mygrants fornisce ai
suoi utenti educazione finanziaria al risparmio, condividendo alcune di queste
informazioni con le banche. Ciò fa abbassare il tasso di sfiducia degli
istituti sull’uso degli strumenti finanziari da parte dei migranti.

Come avviene
l’acquisizione degli utenti?

Utilizziamo
principalmente tre canali di acquisizione. Il primo, impiegato prevalentemente
nel 2017, è quello dei codici di invito distribuiti ai migranti attraverso le
Ong all’interno degli hotspot. Il secondo canale aperto è stato quello con gli
enti gestori dei centri di prima e seconda accoglienza, che facevano da tramite
tra i migranti e la nostra piattaforma. Oggi invece utilizziamo il passaparola,
grazie al quale siamo riusciti ad acquisire più di 12.000 utenti ancora in
Africa.

Quale tra
questi canali è risultato il più efficace?

Sicuramente
l’ultimo. Pensi che alcuni dei nostri utenti in Italia si sono iscritti alla
piattaforma grazie al passaparola arrivato dall’Africa. Con l’entrata in vigore
del Decreto Salvini tanti accordi in essere con i gestori dei centri di
accoglienza, che sono stati una parte fondamentale del nostro percorso, sono
venuti meno. C’è anche da dire che la stragrande maggioranza di queste
organizzazioni ha rifiutato di aderire alla nostra iniziativa perché non erano
interessate a rendere i loro ospiti autonomi.

In che
senso?

È chiaro che
più un migrante rimane all’interno dei centri, più i gestori delle strutture
guadagnano. Questa è sicuramente una delle principali storture del sistema di
accoglienza in Italia.

Qual è il
vostro target di riferimento?

Lavoriamo
con i richiedenti asilo, principalmente. A questi si aggiungono persone che
sono già titolari di asilo, ma anche soggetti usciti dal sistema di accoglienza,
oltre alle seconde generazioni di migranti. Infine, stiamo sperimentando
l’utilizzo della piattaforma da parte di italiani: a Bologna in collaborazione
con il comune, in Sicilia insieme a Unicef.

Come
funziona la mappatura delle competenze?

Mediante una
serie di moduli quiz tematici ripetibili, la piattaforma eroga un percorso di
formazione innovativo volto a favorire il rafforzamento e l’aggiornamento delle
competenze pregresse. Grazie alle attività di monitoraggio e valutazione
dell’apprendimento basate sull’analisi dei dati raccolti, Mygrants favorisce
l’emersione di competenze aggiornate in base al fabbisogno occupazionale.
L’obiettivo è agevolare la transizione verso una piena occupabilità cogliendo
le opportunità offerte dal mercato del lavoro, e mappare le competenze
pregresse e acquisite, valorizzandole per favorire inserimenti in azienda.

Quali
sviluppi può avere una piattaforma come Mygrants?

Oggi, ad esempio, vedo il nostro servizio facilmente integrabile con le agenzie interinali o i centri per l’impiego, o con il nuovo sistema di inserimento lavorativo del reddito di cittadinanza. Il continuo mismatch tra domanda e offerta fa in modo solo che il 3% di quelli iscritti ai centri trovi lavoro, e il 70% del fabbisogno lavorativo rimane scoperto. Bisogna fare in modo che domanda e offerta si trovino, ma basandosi sui dati, e non esclusivamente su quello che c’è scritto nel curriculum.

Photo credits: Andrea Verzola

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