Turismo senza età, altro che terza età

La valigia di Silvana è sempre pronta. La foto che la ritrae ci restituisce uno splendido sorriso, mentre posa per l’obiettivo sullo sfondo di una montagna arrossata dal sole del tramonto. Chissà qual è dei molti giorni che lo scorso anno ha trascorso in vacanza. Perché se il nome è di fantasia, i numeri che […]

La valigia di Silvana è sempre pronta. La foto che la ritrae ci restituisce uno splendido sorriso, mentre posa per l’obiettivo sullo sfondo di una montagna arrossata dal sole del tramonto. Chissà qual è dei molti giorni che lo scorso anno ha trascorso in vacanza.

Perché se il nome è di fantasia, i numeri che ci raccontano come Silvana ama trascorrere il tempo libero non lo sono affatto. Calcolando i 9 viaggi di più giorni, i 3 soggiorni settimanali e l’unica gita giornaliera, è possibile che di valigie ne abbia anche una di riserva, perché siamo a quasi due mesi fuori casa.

Silvana appartiene a una folta schiera di viaggiatori che appartengono alla cosiddetta terza età. Ma se le statistiche ci raccontano un Paese, l’Italia, dove più di un terzo della popolazione ha più di 60 anni, ciò che non ci dicono è che questa bella signora, che di anni ne ha 76, non ha la minima intenzione di rimettere il passaporto nel cassetto.

 

Viaggiare e raccontarlo. Il valore del tempo nel turismo della terza età

“Vivere come se non ci fosse un domani” è una frase che in molti ripetono come un mantra, cui però in pochi riescono a tener fede. Federica Papi, che da 20 anni dirige il secondo operatore di viaggi organizzati in pullman per l’Italia, mi spiega come per i suoi clienti quella frase non contenga neanche un minimo di retorica.

“Per molte di queste persone (negli archivi ci sono clienti che anche dopo i 90 anni si concedono più di un viaggio l’anno) conoscere e curare in anticipo tutti i dettagli del soggiorno è tutt’altro che un vezzo, ma semmai il frutto della serena consapevolezza della progressiva riduzione delle occasioni a venire”. I suoi clienti hanno un’età media di 64 anni. La perfetta combinazione, a ben vedere, tra una buona disponibilità di tempo e una capacità di spesa derivante anche da un sistema previdenziale che non ha ancora recuperato l’allungamento della vita degli italiani.

In Italia un abitante su quattro gode di un assegno mensile dell’Inps, e non è affatto detto, come dimostrano i numeri di un turismo che è di nicchia solo per chi non lo conosce, che chi è in pensione oggi abbia intenzione di devolverla a figli e nipoti. Soprattutto perché avere settant’anni oggi significa essere spesso in forma come potevamo esserlo a cinquant’anni, ma vent’anni fa.

Inoltre, il cambiamento demografico della composizione dei nostri nuclei famigliari ha liberato i nonni di oggi, molto meno impegnati di quanto lo fossero a inizio millennio nella cura di nipoti, al momento molto meno numerosi. È confermato peraltro che il pessimismo che caratterizza lo sguardo al futuro di questi tempi non gioverà sulla composizione anagrafica dell’Italia, un Paese che ha da tempo superato crescita zero, ma in senso negativo.

Per rendersi conto di quanto la popolazione cosiddetta “inattiva” sia tutt’altro che immobile basta fare due passi in un parco cittadino o ascoltare le conversazioni alle casse del supermercato. Uno degli argomenti più gettonati tra le coppie (ma anche i single) di “una certa età” è il prossimo viaggio che faranno.

 

Chi organizza i viaggi per la terza età?

Che sia solo agognata o davvero raggiunta, la meta che questi turisti diversamente giovani ricercano (sempre più spesso on line) è l’argomento delle conversazioni prima e soprattutto dopo la vacanza. Viaggiare per raccontarlo potrebbe essere il tema di un racconto fatto di immagini di luoghi, volti e molto spesso piatti che compongono le bacheche virtuali dei loro profili social. Una vita digitale favorita dalla diffusione di internet, cui quasi un over 65 su due accede almeno una volta al giorno.

I legami virtuali hanno permesso ad aziende come Cap Viaggi di proteggere i rapporti con persone che, secondo un’indagine condotta su un campione di 250 clienti, mettono al primo posto come criterio di scelta delle loro mete per il tempo libero la persona che le accompagnerà nel viaggio. Gli accompagnatori, quasi sempre liberi professionisti che sono una via di mezzo tra la guida turistica e l’animatore: sono i veri opinion maker di un settore dove, in particolare per la fascia di utenti cui stiamo dedicando queste righe, il rapporto personale convive senza problemi con la dimensione digitale.

Per questo, ci racconta sempre Federica, prima che la pandemia bloccasse la possibilità di viaggiare avevano riscosso molto successo le presentazioni dei viaggi realizzate proprio dagli accompagnatori che, in incontri pubblici, raccontavano personalmente le mete dei mesi successivi. E qui siamo al futuro, perché se il primo bimestre dell’anno aveva segnato un deciso incremento dei volumi di un settore molto vivace, ciò che ci attende non è semplice da prevedere.

Un primo accorgimento, reso necessario da norme che, mentre consentono di bypassare le distanze minime nelle cabine di aereo, non hanno contemplato i viaggi organizzati in pullman, riguarderà di sicuro le soluzioni per far viaggiare in sicurezza un certo numero di passeggeri; un numero sufficiente a rendere sostenibile un tipo di esperienza che deve scontare costi fissi importanti, soprattutto sul corto raggio. Se già prima il tasso di occupazione del mezzo doveva essere elevato, con la riduzione dei posti disponibili la sfida è quella di occuparli tutti, ma senza rischiare di dare la sensazione di viaggiare da soli.

 

La questione sicurezza e i giovani che scelgono di “viaggiare da anziani”

Leggendo i profili delle aziende che operano in questo settore ci sembra di scorgere una vera e propria “astinenza da viaggio” da parte di chi, salendo sul predellino del torpedone, cerca non solo la scoperta di un luogo nuovo, ma quasi sempre l’incontro con altre persone con cui la condivisione del tempo è un piacere. Si creano così amicizie, scambi e anche relazioni durature che appagano chi, come Federica, a questo mestiere ha dedicato tutta la sua vita. Le domando come ha vissuto questo periodo.

Mi risponde senza sforzarsi di trattenere un velo di emozione: “In un anno arriviamo a far viaggiare quasi 25.000 persone. Non dico di conoscerle tutte personalmente, ma ti posso assicurare che in questi mesi, insieme ai miei collaboratori (quasi tutte donne), tra smart working e riduzione di orario abbiamo continuato a tenere vive le relazioni arrivando quasi a sentire la presenza di ognuno di loro. La domanda quasi ossessiva era ‘quando ripartiamo’, e adesso che possiamo farlo mettiamo in primo piano il fatto di poterlo fare in sicurezza. Perché sappiamo cosa significa la responsabilità che ci viene data da persone che ripongono totale fiducia in noi. Individui che hanno ben presente il valore del tempo che ci donano”.

Qual è la maggiore differenza che rilevi tra questa tipologia di viaggiatori e i più giovani? “Contrariamente a quanto si crede, questo tipo di viaggio sta prendendo sempre più piede anche tra i giovani. Al di là di eventi particolari come concerti o manifestazioni sportive, anche per i viaggi organizzati partono con noi persone che non vogliono pensare alla guida, ma trovano conveniente, e magari divertente, viaggiare in compagnia”.

“Se escludiamo i viaggi di nuclei familiari dove insieme ai genitori (o ai nonni) viaggiano figli o nipoti, la differenza principale tra i desideri di un quarantenne e quelli di un over 60 è la volontà di potersi gestire liberamente il tempo a disposizione per la visita, in una o più tappe del viaggio. In comune hanno lo stesso desiderio di alloggiare in strutture centrali, perché il viaggio spesso significa uscire la sera. Qualcuno lo farà per fare amicizia con le persone del posto, altri solo per fare due passi, ma abbiamo capito (domandandoglielo direttamente) che preferiscono spendere qualcosa di più in cambio di strutture di livello che siano il più possibile centrali.”

Ora, in Italia, c’è chi pensa di dare un bonus nonni. Scoprendo questi turisti così consapevoli dei loro desideri, qualche sospetto su come lo spenderebbero è più che fondato. Anche se più di un possibile beneficiario ha già dichiarato che non lo accetterebbe, per il semplice fatto che non si vede un baby-sitter di ripiego. Anziani a chi?

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