Marco, quanto è soddisfatto di questo miglioramento?
Dal mio punto di vista, dopo anni di divulgazione e di lavoro sul tema del digitale, avere un risultato positivo è un bel segnale, ma è positivo fino a un certo punto perché i livelli di giudizio delle prove tengono comunque l’asticella un po’ bassa. Ad esempio, il livello 4 di conoscenza, che è oggi è il massimo, considerando il periodo in cui viviamo dovrebbe essere individuato quasi come un livello base.
Quindi i ragazzi sono stati valutati con delle aspettative un po’ basse?
In passato questi livelli avevano un senso, oggi bisogna aumentare le aspettative. Va bene che sappiano utilizzare le informazioni più rilevanti che trovano in rete, ma per classificarsi come livello 4 dovrebbero anche risolvere problemi tecnici, saper configurare nuove caselle di posta e utilizzarle quotidianamente. Gli inglesi, ad esempio, già alle elementari hanno in dotazione un computer, ricevono i compiti via mail e utilizzano tutti i giorni la posta elettronica. L’uso del computer dovrebbe essere promosso fin dalle elementari, perché oggi ha la stessa importanza del saper leggere e scrivere. Se un bambino delle elementari utilizza la mail in Italia viene considerato un genio, ma quel bambino quando sarà grande la mail la utilizzerà tutti i giorni (anche solo per lavoro). Alle lettere dell’alfabeto e alle tabelline andrebbe affiancato l’utilizzo della tastiera, perché il mondo va in quella direzione.
Vorremmo adolescenti ipertecnologici quando siamo ancora convinti che consegnare i dispositivi elettronici ai bambini sia il male.
Perché non sappiamo darli con le giuste protezioni. Consideriamo lo smartphone un dispositivo che serve a poco, o comunque a fare cose stupide, perché nella maggior parte dei casi viene utilizzato per perdersi nelle bolle dei social network. Ma nello smartphone c’è una tastiera che può essere utilizzata, soprattutto se non si ha un computer a casa. Non voglio essere frainteso: è evidente il fatto che il cellulare in classe è un male, perché l’insegnante non può avere il controllo di quello che fanno gli studenti, ma non bisogna neanche pensare che il telefono – quindi lo strumento – sia responsabile di quello che ci si fa sopra. Nell’ABC che si insegna ai bambini deve rientrare anche l’utilizzo della tastiera. Insegnare a scrivere con la penna è fondamentale, ma non deve essere l’unico modo.
È che la penna sembra molto meno pericolosa dello smartphone.
Vero, ma ti faccio un esempio pratico: se tuo figlio o tua figlia con la penna ha imbrattato i muri o il banco, tu che cosa fai, non gli dai più la penna? La soluzione è insegnare al bambino a non imbrattare i muri, non togliergli lo strumento dalle mani. Lo stesso ragionamento va fatto con lo smartphone. Se lo studente delle medie o delle superiori fa i compiti con ChatGPT, la colpa non è dello strumento.
Tendiamo a demonizzare gli strumenti perché non siamo capaci di insegnare ai nostri ragazzi come usarli?
Questa non è una colpa, perché non è scontato che un genitore sappia utilizzare gli strumenti nel modo giusto. Però ci sono i mezzi di comunicazione, i giornalisti responsabili, e in teoria dovrebbero intervenire anche le istituzioni.
A proposito di scuola, prima citava ChatGPT. Quanto è pronta la scuola al fatto che gli studenti usino l’IA per fare i compiti?
Non è pronta, perchè non sta tenendo conto dei cambiamenti in corso. Del resto, poi gli studenti sanno usare ChatGPT, ma magari non hanno idea di che cosa sia un server.
Sappiamo che la scuola spesso ha tempi biblici di adeguamento, e ancora più spesso non ha i mezzi per aggiornarsi. Ma non posso pensare che non ci siano escamotage che gli insegnanti, i genitori e i ragazzi possano usare.
Se la scuola non si aggiorna, se le ore di informatica non bastano, l’aiuto deve arrivare dall’esterno. In attesa di un cambiamento strutturale si possono aumentare i supporti esterni, si possono produrre video da distribuire nelle scuole, con i test di verifica da fare direttamente su video. Se non ci sono i mezzi per formare gli insegnanti o per mandare dei divulgatori scientifici all’interno di tutte le scuole, i video avrebbero la loro utilità e viaggerebbero velocemente. Ma questa non deve essere un’attività facoltativa: dovrebbe essere obbligatoria come la matematica, perché il futuro è lì.
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