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Alberi abbattuti in Veneto: l’altopiano va veloce
Sotto l’albero, alberi. E futuro. Ripartenza. L’abete di Natale quest’anno, in Veneto, è chiamato a soddisfare desideri davvero particolari: ridare prospettiva alle estese e numerose zone straziate dal cataclisma dello scorso autunno, che ha devastato i boschi a colpi di bufera. Una tormenta di pioggia e venti che a tratti hanno soffiato fino a 200 […]
Sotto l’albero, alberi. E futuro. Ripartenza. L’abete di Natale quest’anno, in Veneto, è chiamato a soddisfare desideri davvero particolari: ridare prospettiva alle estese e numerose zone straziate dal cataclisma dello scorso autunno, che ha devastato i boschi a colpi di bufera. Una tormenta di pioggia e venti che a tratti hanno soffiato fino a 200 km all’ora, con una furia che lo stesso Reinhold Messner, celebre alpinista esploratore, ricorda di aver visto prima solo nell’Himalaya.
Veneto: dopo la bufera, si contano i danni
Un disastro senza precedenti che ha messo in ginocchio il Veneto, senza per questo indurlo a implorare. La macchina della ricostruzione è partita nel giro di ore per la prima, complicatissima fase: la ricognizione e la stima dei danni. Con la dignità di sempre i veneti, lavoratori implacabili, si sono messi all’opera, peccando però ancora una volta dello stesso errore: l’idea di poter far da soli. L’entità dell’evento la definisce il dottor Fabrizio Stella di AVEPA (l’Agenzia Veneta per i pagamenti in agricoltura), nominato soggetto attuatore da Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto e Commissario per l’Emergenza.
“Siamo di fronte a un evento senza precedenti – spiega Stella – in quanto l’area interessata agli schianti è di circa 30.000 chilometri quadrati. Ci sono alberi spezzati, altri sradicati integralmente oppure inclinati, a seconda delle diverse aree d’impatto della tempesta. Per dare una risposta immediata al disastro ambientale abbiamo come primo obiettivo quello di creare sinergie e integrazioni tra le informazioni, i flussi di lavoro, le risorse e i dati già a disposizione delle autorità regionali, degli enti locali e dei privati. Il mio team e un gruppo di specialisti che hanno dato la loro disponibilità stanno creando un sistema basato su architetture GIS (N.d.R.: tecnologia che integra in un unico ambiente le comuni operazioni legate all’uso di database, con l’analisi geografica consentita dalle cartografie). Questo nell’ottica di governare e rappresentare i flussi di lavoro, lo stato di avanzamento delle attività, la tracciabilità dei materiali, la certificazione dei processi, la massima trasparenza sull’andamento in termini di tempi, costi e benefici, delle attività necessarie per far fronte all’evento calamitoso. I risultati del sistema, sia intermedi che finali, saranno pubblicati sul geo portale della regione Veneto”.
La macchina della ricostruzione è già partita su fronti specifici, dunque. “In prima istanza – continua Stella – è stato attivato, grazie anche all’interesse della Protezione Civile, il progetto Copernicus area ‘Emergency‘, per l’individuazione delle aree con foto satellitari ad alta risoluzione del pre e post evento. Si sta provvedendo, tramite un’innovativa procedura semiautomatica, alla definizione del numero delle piante abbattute per ciascuna zona. Si cercherà quindi di affiancare al dato della massa stimata in metri cubi anche il numero delle piante colpite. Definire la locazione del danno consentirà un rapido recupero del legname. Successivamente avverrà lo stoccaggio e la tracciabilità del materiale in tutte le sue fasi di lavorazione”.
I veneti al lavoro per ricostruire, ma sempre da soli
I veneti intanto non hanno mai mollato. Non si frigna. Frignare è da deboli. Non ci si lamenta. Lamentarsi è da pelandroni, da pelandroni ingrati di avere la salute, le gambe e le braccia buone per lavorare fino a che ce n’è. La leggendaria operosità, però, li ha fatti ricadere nell’errore storico di sempre, cioè l’agire individualmente senza pensare di fare rete, come testimonia Stella.
“Sul territorio ognuno sta cercando di vendere in autonomia il proprio pezzo di bosco, molte volte mettendosi in competizione con il proprio confinante. So che molte aste stanno andando deserte. Partendo dal presupposto che il prezzo lo fa sempre il mercato, a mio modesto parere la cosa più deleteria che potrebbe realizzarsi in questo momento è l’anarchia dell’offerta. Riuscire a riunire il più possibile l’offerta permetterebbe di fare quella massa critica necessaria a presentarsi al mercato in maniera coordinata, che ritengo sia il vero valore aggiunto di questa operazione, sia per chi offre sia per chi compra. Ma pianificare questo richiede una grande organizzazione che sto cercando di creare, perché ripeto, non esiste nessun precedente in Italia. Ho incontrato e incontro tutti i proprietari dei boschi per conoscere le loro esigenze, ma ricordo che siamo di fronte a comuni, regole e soggetti privati che, giustamente, stanno esercitando i loro diritti sulla proprietà”.
“Le strade quindi sono due: o questi soggetti sistemeranno autonomamente il bosco, entro i tempi che si andranno a definire compiutamente a breve, o lo farà il commissario. I proprietari che decideranno di farlo da soli dovranno offrire al commissario le garanzie circa il raggiungimento dell’obiettivo. Mi stanno arrivando numerose proposte da ditte italiane ed europee che si stanno facendo avanti, dimostrandosi interessate chi per la manodopera, chi per il legno, chi per il pellet, chi per le biomasse e chi per tutto insieme.”
“Daremo ai proprietari supporto organizzativo e coordinamento tra i vari attori della filiera. È fondamentale si comprenda che questo problema è grande ed è di tutti, quindi va gestito in maniera globale. Necessitano unità d’intenti e collaborazione per trasformare una catastrofe ambientale in un’opportunità di rinascita per la nostra montagna, pensando magari alla riorganizzazione della filiera del legno, praticamente quasi sparita, o a quella lattiero-casearia, anch’essa in grave sofferenza soprattutto in quelle aeree. Nuovi prati e nuovi pascoli potrebbero rappresentare un’occasione per i nostri allevatori”.
Alberi abbattuti, da disastro a risorsa. Facendo rete
E c’è già chi questo messaggio lo ha compreso profondamente e ha già scritto tra le priorità della rinascita la costituzione di reti d’impresa.
“Sono stati stanziati dieci milioni di euro, sbloccati dai fondi di rotazione perché attingere a quelli per le emergenze avrebbe richiesto troppo tempo. Contiamo di poterli usare già da febbraio, e come primo atto faremo coordinamento”. C’è tutto il carattere veneto nelle parole di Claudia Scarzanella, presidente della Confartigianato Belluno, che all’indomani dell’incontro avvenuto con Regione, Provincia di Belluno e imprese è già in azione.
Il tesoretto pro ricostruzione potrà essere utilizzato sia per gli investimenti che per la liquidità. Le spese vive sono state immediate al momento del cataclisma, come immediata è stata la disponibilità di piccole imprese del luogo accorse con i loro mezzi per liberare le strade; aziendine a conduzione famigliare o poco più, che non possono certo permettersi di non rientrare delle spese. Un aspetto tutt’altro che marginale questo, perché anche l’istantanea azione di soccorso e i suoi inevitabili costi potrebbero mettere in ginocchio la zona, in attesa che l’Amministrazione si faccia solvente. “Ora dobbiamo mandare in Regione tutte le nostre proposte per i bandi – spiega la presidente – perché è proprio questa la grande novità, la cosa secondo me più importante: è stato chiesto a noi del luogo, e che in quei luoghi viviamo e lavoriamo a vario titolo, di individuare i punti in cui c’è più bisogno”.
Durante il tavolo però è emersa anche tutta la fragilità di una piccola impresa che non ha mai saputo fare sistema. “Da anni mi batto perché il bellunese percepisca la necessità di coordinamento”, dice ancora la Scarzanella, “e ora il primo investimento sarà proprio destinato a coprire le spese per la costituzione di una rete d’impresa. Al di là del disastro, dobbiamo spostare lo sguardo dall’emergenza al futuro. Solo insieme possiamo riscoprire la risorsa bosco, così a lungo sottovalutata o ignorata. Altra urgenza: l’assegnazione di contributi per individuare piazzali e magazzini adatti allo stoccaggio e alla conservazione del legname. Gli innumerevoli tronchi abbattuti non possono restare ancora nei boschi: servono spazi in luoghi asciutti per immetterli poi nella filiera del legno, e quindi nel mercato nazionale. Se non vogliamo far saltare l’equilibrio di questi luoghi, dobbiamo necessariamente lavorare insieme”.
Photo by Regione Veneto: Veneto in ginocchio, maltempo Ottobre/Novembre 2018
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