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Informazione senza filtro

<p><strong>Ambiente e inquinamento</strong>. C’è ancora chi crede che prestare attenzione a questo binomio significhi parlare di aria fritta, quando la realtà denuncia ben altra condizione: quella di aria, suolo e acqua malati e che fanno ammalare, fino a recidere vite, senza preclusioni di età. Con <em>SenzaFiltro</em> ci focalizziamo non solo sul tema, ma soprattutto sulle conseguenze che ha provocato la disattenzione prolungata al riguardo.</p>



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<h2 id="h-brescia-tra-le-citt-pi-avvelenate-d-italia-la-testimonianza-di-basta-veleni-sul-disastro-ambientale-targato-caffaro">Brescia tra le città più avvelenate d’Italia: la testimonianza di Basta Veleni sul disastro ambientale targato Caffaro</h2>



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<p>Un caso emblematico a livello italiano sul fronte inquinamento è rappresentato da<strong> Brescia</strong>. La provincia lombarda, tuttavia, è nota alle cronache recenti per l’incidenza dei contagi da COVID-19, un argomento che nell’ultimo anno ha catalizzato l’attenzione della stampa in modo quasi esclusivo. Come se a Brescia, nel frattempo, non si continuasse a soffrire di altri mali.</p>



<p>Qualche dato: nella provincia i morti – non solo per COVID-19 – sono stati 16.608, mentre quelli per COVID-19 ufficialmente registrati dalle ATS sono stati 3.177 (fonte: Istat – Istituto Superiore della Sanità; dati aggiornati sulla mortalità in Italia a fine 2020). Brescia è infatti la prima città in Europa per tasso di mortalità dovuta alle polveri sottili, il PM 2.5, secondo <a href="https://www.thelancet.com/journals/lanplh/article/PIIS2542-5196(20)30272-2/fulltext" target="_blank" rel="noreferrer noopener nofollow">uno studio</a> del <em>The Lancet Planetary Health</em>.</p>



<p>Parliamo di un territorio preda di forti contraddizioni: ricco di innumerevoli risorse e di innegabile bellezza, è allo stesso tempo martoriato da gravi <strong>problematiche ambientali</strong> che attanagliano aria, acqua, e suolo. Persino una cosa innocua come giocare al parco può diventare pericolosa per la salute delle persone.</p>



<p>Puntiamo però la nostra lente d’ingrandimento su quello che a tutti gli effetti è stato definito un vero e proprio <strong>disastro ambientale</strong>, causato dalla ditta <strong>Caffaro</strong>. Una storia complessa, dove il disastro ha trovato complicità in anni di silenzio e negazionismo.</p>



<p></p>



<p>A febbraio scorso è avvenuta un’incredibile svolta: la magistratura ha messo <strong>sotto sequestro l’intera area della ditta</strong> – il cui sito è di interesse nazionale dal 2003 – a causa del pericolo che ancora determina. “L’ARPA, allarmata dalla presenza di concentrazioni alte di <strong>cromo esavalente</strong> nei piezometri, attraverso un&#8217;ispezione ha scoperto che all&#8217;interno della fabbrica dismessa alcuni silos contenenti gli inquinanti si erano deteriorati, percolando sostanze molto pericolose fra le quale proprio cromo esavalente&nbsp;e&nbsp;<strong>mercurio</strong>”, ci racconta&nbsp;<strong>Raffaella Giubellini</strong>, attivista bresciana di&nbsp;Basta Veleni<strong>.</strong></p>



<p><strong>Basta Veleni</strong> è un tavolo di lavoro fortemente attivo, nato nel 2015, che vede l&#8217;adesione di innumerevoli associazioni, gruppi e comitati di tutta la provincia bresciana impegnati nella tutela dell&#8217;ambiente e della salute pubblica. Oltre a varie iniziative ha organizzato due manifestazioni molto partecipate: nel 2016, con l’adesione di circa 12.000 persone, e nel 2019, arrivando a quota 15.000. Numeri che dimostrano che la sensibilità verso il tema è aumentata, a maggior ragione visto che i problemi restano pesanti.</p>



<p>“La situazione è stata temporaneamente tamponata con appositi catini posti sotto i silos, ed è stato così rilevato che questi perdevano circa&nbsp;<strong>50 litri di sostanze</strong>&nbsp;<strong>tossiche</strong>&nbsp;a settimana” spiega Giubellini.</p>



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<h2 id="h-il-quartiere-chiesanuova-a-sud-della-caffaro-qui-pericoloso-anche-giocare-al-parco-vanno-fatte-bonifiche-urgenti">Il quartiere Chiesanuova a sud della Caffaro: “Qui è pericoloso anche giocare al parco, vanno fatte bonifiche urgenti”</h2>



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<p>Uno sfacelo, quello che raccontiamo, lasciato libero di agguantare luoghi di vita e minacciare la salute – fin dall’infanzia.</p>



<p>Uno dei quartieri più attanagliati è quello di <strong>Chiesanuova</strong>, a sud della ditta Caffaro, i cui effetti si fanno sentire fino a 20 chilometri, sfatando il mito secondo cui l’inquinamento ricadrebbe soltanto sulle zone adiacenti.</p>



<p>“Abbiamo <strong>parchi giochi</strong> in cui i livelli di <strong>diossina</strong> raggiungono il valore di <strong>300 nanogrammi</strong> per chilogrammo di terra, quando secondo la legge 152 del 2006 non dovrebbero superare i 10 nanogrammi: una condizione allucinante!”, spiega <strong>Guido Menapace</strong>, altro attivista di Basta Veleni e tra i referenti del comitato che nel 2013 organizzò la<strong> protesta</strong> alla scuola primaria <strong>Deledda</strong>, situata nel quartiere menzionato. Un evento focale che ha determinato riflessi anche nel presente.</p>



<p>Riavvolgiamo per un attimo il nastro. Il suolo con erba della scuola era risultato <strong>talmente inquinato che fu necessario buttarci sopra una gettata di cemento</strong>: i bambini potevano giocare solo lì sopra o dentro l’edificio. La situazione portò i genitori a manifestare con forza occupando la scuola per difendere il diritto alla salute dei loro bambini.</p>



<p>“Parliamo di 250 bambini limitati a giocare su 500 metri di cemento, in pratica due metri a disposizione per bambino”, racconta. “Un’assurdità a cui se ne aggiunge un’altra: <strong>a scuola non potevano toccare il verde</strong>, ma allo stesso tempo avevano accesso agli <strong>altri parchi del quartiere</strong>, dove tra l’altro erano stati rilevati valori di inquinanti molto più alti e pericolosi, tuttora presenti”.</p>



<p>La protesta delle famiglie ha coinvolto anche l’occupazione degli uffici dell’assessore all’ambiente e dell’ATS. <strong>L’ATS, anziché sostenerli, li ha denunciati</strong>; poi però sono stati assolti. “Nel giro di poco siamo riusciti a ottenere la <strong>bonifica della scuola</strong>. Il comune ha però subito strumentalizzato questa bonifica per farsi pubblicità in fase elezioni, e l’ha rinfacciato per anni senza fare altro. A inizio 2019 ha bonificato un altro parco, confinante con la scuola, ma ne lascia aperti altri molto più contaminati”.</p>



<p>Diritti giustamente rivendicati nel tempo per difendere la cosa più importante: la salute. Domandiamo: ha mai pensato di andarsene? “Me lo chiedono in tanti, ma perché dovrei rinunciare io a un mio diritto fondamentale, quello di avere parchi giochi incontaminati e sicuri per i miei figli?”, evidenzia Menapace. “Il comune ha il dovere di garantire la salute ai bambini e a chiunque li frequenti, e se non li bonifica li deve almeno chiudere, anche se è un controsenso non dare accesso a dei parchi giochi. Questo è un quartiere ricco di servizi e abitato da numerose famiglie: andrebbe tutelato”.</p>



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<h2 id="h-brescia-quel-silenzio-velenoso-da-parte-dell-istituzione-sanitaria">Brescia, quel silenzio velenoso da parte dell’istituzione sanitaria</h2>



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<p><strong>Chi si ammala</strong> a causa dell’intensa esposizione a sostanze nocive <strong>difficilmente riesce a dimostrare la correlazione e a chiedere un risarcimento</strong>. Vengono tirate in ballo la genetica, la predisposizione, persino la sfortuna. L’aspetto più inquietante è che proprio le <strong>istituzioni sanitarie</strong> spesso siano le più reticenti rispetto al problema.</p>



<p>C’è uno studio recente dell’<strong>Università di Brescia </strong>che correla la maggior incidenza del <strong>tumore al</strong> <strong>fegato </strong>nei bresciani (+39% rispetto al resto del Nord Italia) con livelli alti di <strong>PCB</strong>, ossia i<strong> policlorobifenili</strong>, nel sangue. I PCB sono un’altra pericolosa eredità della Caffaro, e ricordiamo che lo <strong>IARC</strong> – l’organismo internazionale per le ricerche sul cancro – definisce i policlorobifenili come agenti cancerogeni per gli esseri umani dal 2013. Eppure per diverso tempo c’è chi si è voltato dall’altra parte.</p>



<p>“<strong>L’azienda sanitaria</strong> – sottolinea Raffaella Giubellini – per molti anni ha sostenuto che il <strong>tumore al fegato</strong> fosse <strong>causato</strong> principalmente dagli <strong>stili di vita degli abitanti</strong>, riguardanti le scelte alimentari e il bere, quando invece questo recente studio ha dimostrato la correlazione”. L’alta incidenza riguarda anche altri tipi di tumore.</p>



<p>Per dovere di cronaca ricordiamo però che ci sono anche stati <strong>medici che hanno alzato la voce</strong> proprio nel periodo in cui si metteva a tacere il problema. Un esempio è dato dalla lettera inviata nel 2014 dall’<strong>Associazione Medici per l’Ambiente ISDE di Brescia </strong>agli organi di stampa territoriali. Nel testo venivano criticate le sottovalutazioni da parte dell’ASL rispetto alla correlazione tra incidenza tumorale degli abitanti ed emissioni nocive della Caffaro. Viene menzionato anche l’allarmante fatto che “nei ragazzi di età 20-24 anni si registra un eccesso di tumori statisticamente significativo del 42%”, secondo i risultati dell’Associazione Italiana Registro Tumori.&nbsp;</p>



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<h2 id="h-brescia-le-possibili-correlazioni-tra-inquinamento-e-contagi-da-covid-19">Brescia, le possibili correlazioni tra inquinamento e contagi da COVID-19</h2>



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<p>L’area <strong>Brescia-Caffaro</strong> è compresa nell’analisi dell’importante studio <strong><em>SENTIERI – Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento</em></strong>, che funge da sistema di sorveglianza epidemiologica permanente delle popolazioni residenti nei comuni interessati dalle contaminazioni.</p>



<p>Nel quinto rapporto sono stati presi in considerazione 45 siti di interesse per le bonifiche, di cui 38 classificati come siti di interesse nazionale e 7 di interesse regionale. Per l’area interessata, che coinvolge i comuni di <strong>Brescia</strong>, <strong>Castegnato</strong> e <strong>Passirano</strong>, mettiamo in evidenza una frase del rapporto che esplicita da sola la gravità della situazione: “Tra gli <strong>adolescenti</strong> si rileva un <strong>aumento di decessi per tutti i tumori</strong> rispetto all’atteso”.</p>



<p>Balza infine all’occhio come in fase di <strong>pandemia</strong> il territorio bresciano rilevi una particolare sofferenza sul fronte contagi. Le <strong>correlazioni tra inquinamento e diffusione del virus</strong> sono oggetto di studio da mesi.</p>



<p>“Bisogna ammettere che il sistema immunitario dei bresciani è di base sottoposto quotidianamente a sollecitazioni negative date dall’aria, in cui l’ozono e le PM 10 e 2,5 sforano i limiti di legge, sia da numerose altre sostanze nocive”, chiosa Giubellini. “Questo problema non riguarda solo la città, ma anche i territori circostanti come la&nbsp;<strong>Franciacorta</strong>, paesi come <strong>Rezzato</strong>, <strong>Ghedi</strong>, <strong>Montichiari</strong>, <strong>Calcinato</strong> e tutte le&nbsp;zone della bassa bresciana dove c&#8217;è un&#8217;elevata presenza di allevamenti intensivi. In molte di queste zone manca tuttora un monitoraggio serio e in generale <strong>manca uno</strong>&nbsp;<strong>studio multifattoriale</strong>.”</p>



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<h2 id="h-lavoro-e-salute-omert-e-negazionismo">Lavoro e salute, omertà e negazionismo</h2>



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<p>Il <strong>negazionismo</strong> di diverse persone sui danni da inquinamento deriva forse dal baratto assurdo tra <strong>lavoro</strong> e <strong>salute</strong>?</p>



<p>“Noi attivisti non demonizziamo di certo a priori le attività lavorative, ma chiediamo che operino nel rispetto di ambiente e salute”, chiarisce Raffaella Giubellini. “I numerosi casi di tumore, malattie respiratorie e cardiovascolari sono purtroppo reali e noi stessi li conosciamo da vicino tra famigliari e amici”.</p>



<p>Il connubio soldi-lavoro continua a pesare anche di fronte a dati disarmanti. “Sui social ci sono anche genitori che ci scrivono: come faccio se l’azienda chiude, i miei figli li mantieni tu? Rispetto a prima la sensibilità è molto aumentata, ma permangono ancora resistenza e poca consapevolezza. C’è addirittura gente che crede che il problema sia risolto solo perché non ne sente parlare. A peggiorare le cose si aggiungono il clima di <strong>omertà</strong> e una narrazione che tende a minimizzare o addirittura a negare”.</p>



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<p><em>Photo credits: radiondadurto.org</em></p>

Inquinamento, morti di Serie B? Il veleno di Brescia non si chiama solo COVID-19


<p><strong>I lavoratori italiani sono soddisfatti dei loro stipendi?</strong> Alla domanda risponde l’edizione 2021 del <strong><em>Salary Satisfaction Report</em></strong>, realizzato dall’Osservatorio JobPricing in collaborazione con Spring Professional.</p>



<p>La ricerca si basa sull’elaborazione di un <strong>indice di soddisfazione</strong> (da 0 a 10, positivo se superiore a 5), che riporta il giudizio medio espresso da oltre 2.000 lavoratori dipendenti con una survey online somministrata nel mese di gennaio 2021. Lo studio mappa in particolare <strong>sei dimensioni</strong>:</p>



<ol type="1"><li><strong>equità</strong> (sono pagato il giusto rispetto al mio ruolo e rispetto agli altri);</li><li><strong>competitività̀</strong> (sono pagato in linea col mio valore di mercato);</li><li><strong>performance e retribuzione</strong> (sono pagato in proporzione al mio contributo individuale);</li><li><strong>trasparenza</strong> (capisco e ho chiari i criteri di politica retributiva del mio datore di lavoro);</li><li><strong>fiducia</strong> <strong>e comprensione</strong> (condivido i criteri di gestione delle retribuzioni della mia azienda);</li><li><strong>meritocrazia</strong> (le ricompense vanno davvero a chi se le merita).</li></ol>



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<h2 id="h-effetto-covid-19-la-soddisfazione-cresce-ma-non-ovunque">Effetto COVID-19: la soddisfazione cresce, ma non ovunque</h2>



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<p>“L’edizione 2021 del <em>Salary Satisfactory Report</em> vede, a sorpresa, la <strong>soddisfazione media</strong> dei lavoratori e delle lavoratrici <strong>in crescita</strong> rispetto all’edizione precedente (+19%). Se poi si chiede esplicitamente ai lavoratori di considerare nella loro valutazione la crisi sanitaria del COVID-19, la soddisfazione aumenta ulteriormente (+38%) e, per la prima volta dal 2015, si entra in terreno positivo (5,1)”, spiega <strong>Alessandro Fiorelli</strong>, CEO di JobPricing.</p>



<p>L’indice generale di soddisfazione torna perciò ad aumentare dopo il <strong>calo registrato lo scorso anno</strong>, così come crescono tutti i sei indici di soddisfazione presi in considerazione dallo studio: equità (+0,4); competitività (+0,3); performance e retribuzione (+0,4); trasparenza (+0,2); fiducia e comprensione (+0,4); meritocrazia (+0,7).</p>



<p>Scende dal 26,3% al 18,9% il totale degli insoddisfatti. In questo quadro, fanno eccezione gli operai e in generale le categorie che percepiscono salari più bassi. Il livello di <strong>insoddisfazione</strong> si fa sentire di più nel <strong>Centro</strong>, nel <strong>Sud</strong>, nelle <strong>Isole</strong> e nelle <strong>piccole imprese</strong>.</p>



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<h2 id="h-gli-italiani-apprezzano-di-pi-la-sicurezza-del-salario">Gli italiani apprezzano di più la sicurezza del salario</h2>



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<p>La soddisfazione – anche quando si tratta di stipendio – è una questione relativa, aggiunge Fiorelli.</p>



<p>“In un momento in cui il salario stesso è precario per molte persone, protette soltanto dagli strumenti di integrazione salariale e dal blocco dei licenziamenti, <strong>chi uno stipendio lo ha ancora</strong> (è questo il campione di riferimento dell’indagine) <strong>ne apprezza maggiormente il valore</strong> rispetto a prima della pandemia.”</p>



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<div class="wp-block-image"><figure class="aligncenter size-large"><a href="https://www.informazionesenzafiltro.it/wp-content/uploads/2021/03/IMG_0162.jpg"><img width="803" height="469" src="https://www.informazionesenzafiltro.it/wp-content/uploads/2021/03/IMG_0162.jpg" alt="" class="wp-image-43574" /></a><figcaption>Fonte: <em>Salary Satisfaction Report</em>, realizzato dall’Osservatorio JobPricing.</figcaption></figure></div>



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<p>Alcuni risultati emersi dall’indagine paiono, in questo senso, molto espliciti:</p>



<ul><li>nella maggior parte dei casi di persone soddisfatte (57%), <strong>la soddisfazione cresce</strong>, <strong>ma lo stipendio no</strong>;</li><li>specularmente, <strong>solo il 27%</strong> circa dei soddisfatti dichiara di aver ottenuto un <strong>aumento</strong>;</li><li>i livelli di <strong>soddisfazione più bassa</strong> sono associati a quei lavoratori che sono occupati in <strong>imprese</strong> <strong>impattate</strong> “<strong>positivamente</strong>” <strong>dal COVID-19</strong>, cioè che hanno visto il proprio volume di affari e l’intensità del lavoro crescere.</li></ul>



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<div class="wp-block-image"><figure class="aligncenter size-large"><a href="https://www.informazionesenzafiltro.it/wp-content/uploads/2021/03/IMG_0161.jpg"><img width="792" height="311" src="https://www.informazionesenzafiltro.it/wp-content/uploads/2021/03/IMG_0161.jpg" alt="" class="wp-image-43571" /></a><figcaption>Fonte: S<em>alary Satisfaction Report</em>, realizzato dall’Osservatorio JobPricing.</figcaption></figure></div>



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<h2 id="h-cassa-integrazione-smart-working-e-sicurezza-il-saliscendi-dell-insoddisfazione">Cassa integrazione, smart working e sicurezza: il saliscendi dell’insoddisfazione</h2>



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<p>Due fattori discriminanti in termini di soddisfazione rispetto alla loro retribuzione sono in maniera negativa la <strong>cassa integrazione guadagni</strong>, e in maniera positiva il <strong>lavoro da remoto</strong>.</p>



<p>Al crescere del <strong>periodo passato in CIG </strong>cresce il livello di <strong>insoddisfazione</strong>, al punto che se si introduce la richiesta di valutare il salario considerando l’impatto della pandemia, a differenza che in tutti gli altri casi, la soddisfazione non aumenta, ma diminuisce, raggiungendo un valore minimo di 2,8 per chi è è in cassa integrazione da oltre tre mesi.</p>



<p>Per il gruppo di lavoratori che non aveva mai beneficiato dello <strong>smart working</strong> il livello di soddisfazione generale è di 4,5 se con la pandemia ha iniziato lo smart working, e di 3,6 se anche con la pandemia non ha potuto lavorare in smart working.</p>



<p>Una domanda del questionario ha riguardato le <strong>norme anti-contagio adottate dalle aziende</strong>: quasi il 60% dei lavoratori ritiene che la propria realtà assicuri già il massimo della sicurezza. Il 22,4% ritiene al contrario che gli standard della propria azienda non siano ottimali, ma nonostante ciò rimarrebbero a lavorarci; un 19,3% dei lavoratori la cambierebbe. Questo dato fa supporre che in diverse occasioni i lavoratori possano essersi adattati a lavorare in contesti con un livello di rischio elevato.</p>



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<h2 id="h-soddisfazione-oltre-allo-stipendio-c-di-pi">Soddisfazione, oltre allo stipendio c’è di più</h2>



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<p>Il tema della <strong>meritocrazia</strong> è la chiave di <strong>maggiore insoddisfazione</strong>, con un punteggio di 3,9 e oltre il 30% dei lavoratori fortemente insoddisfatti. Da questo punto di vista, tuttavia, si osserva come esista una correlazione molto significativa fra la percezione di meritocrazia e la concreta comprensione dei criteri adottati per la politica retributiva.</p>



<p>Tutti gli indici analizzati hanno un punto in comune: in presenza della sola quota fissa della retribuzione, la soddisfazione è impattata in senso fortemente negativo. L’<strong>arricchimento del pacchetto </strong>è un fattore decisivo per <strong>incrementare la soddisfazione dei lavoratori</strong>, indipendentemente dalle leve che si vogliono introdurre.</p>



<p>Il focus, quando si parla di stipendio, non dovrebbe essere posto semplicemente sul “quanto”, ma anche su “come” e sul “perché”, evidenzia Alessandro Fiorelli: “In primo luogo, perché, giova ricordarlo sempre, <strong>la retribuzione è prima di tutto un fattore igienico</strong> (non aggiunge motivazione, ma ne toglie se non la si ritiene adeguata); in secondo luogo perché <strong>la soddisfazione</strong>, come si è detto, <strong>dipende sempre da una comparazione</strong>”.</p>



<p>Da questo punto di vista, la correlazione positiva tra soddisfazione per la retribuzione e senso di equità e quella fra quest’ultima e la meritocrazia – che rimangono molto forti anche quest’anno – sono un’ulteriore chiave di lettura della crescita di soddisfazione in tempo di crisi: il <strong>rapporto con l’azienda</strong> e i <strong>fattori</strong> <strong>definiti</strong> “<strong>intangibili</strong>” (ambiente di lavoro, equilibrio fra lavoro e vita privata, relazione con i capi e gli imprenditori, prospettive di sviluppo) sono il filtro attraverso cui viene letta anche la retribuzione.</p>



<p>“Non è un caso, del resto, se tra gli <strong>insoddisfatti i più critici</strong> ci siano quelli che hanno visto il salario ridursi, ma soprattutto coloro che <strong>pensano che la loro azienda non li abbia supportati</strong> in modo adeguato. E non è un caso nemmeno che la soddisfazione sia maggiore fra chi ha potuto lavorare in smart working, ma già aveva questa possibilità prima della crisi sanitaria (cioè ha visto estendersi un’opportunità già presente).”</p>



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<h2 id="h-perch-si-cambia-o-si-mantiene-un-lavoro">Perché si cambia o si mantiene un lavoro</h2>



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<p>Le relazioni con colleghi, collaboratori e superiori diventano quest’anno il fattore più importante nella <strong>scelta di un posto di lavoro</strong>. Seguono retribuzione fissa e il contenuto del lavoro.</p>



<p>La <strong>retribuzione fissa</strong> è al primo posto nelle motivazioni che spingono a <strong>cambiare lavoro</strong>, con un distacco di 26 punti percentuali rispetto alla possibilità di sviluppare carriera. Il terzo fattore più importante in questa decisione è la retribuzione variabile individuale.</p>



<p>Nella scelta di <strong>restare nel proprio posto di lavoro</strong>, al contrario, è fondamentale la <strong>qualità della vita</strong>. Sono infatti i fattori intangibili, quali le relazioni con i capi e colleghi, la flessibilità oraria, ambiente di lavoro, a essere in cima alle preferenze dei lavoratori.</p>



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<figure class="wp-block-image size-large"><a href="https://www.informazionesenzafiltro.it/wp-content/uploads/2021/03/IMG_0158.jpg"><img width="798" height="635" src="https://www.informazionesenzafiltro.it/wp-content/uploads/2021/03/IMG_0158.jpg" alt="" class="wp-image-43573" /></a><figcaption>Fonte: <em>Salary Satisfaction Report</em>, realizzato dall’Osservatorio JobPricing.</figcaption></figure>



<p></p>



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<h2 id="h-le-aspettative-per-il-2021-e-la-differenza-di-genere-le-lavoratrici-pi-insoddisfatte-dei-colleghi-maschi">Le aspettative per il 2021 e la differenza di genere: le lavoratrici più insoddisfatte dei colleghi maschi</h2>



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<p>Gli italiani stanno alla finestra e non hanno grandi aspettative riguardo il prossimo futuro, ma <strong>l’atteggiamento dei lavoratori è decisamente contrastante</strong>: c’è chi è molto fiducioso che sarà un anno positivo, sotto il profilo lavorativo e retributivo, e chi pensa esattamente l’opposto.</p>



<p>Esiste poi una correlazione fra il livello di soddisfazione rispetto al proprio pacchetto retributivo dichiarato nel 2020 e la fiducia e le aspettative dell’anno in corso: <strong>chi parte da condizioni economiche migliori è decisamente più ottimista</strong>.</p>



<p>Sappiamo infine che la pandemia ha svantaggiato l’<strong>occupazione femminile</strong>. Dall’indagine emerge come le <strong>lavoratrici</strong> siano generalmente <strong>più insoddisfatte degli uomini</strong> in tutte le dimensioni mappate sul fronte della soddisfazione per il salario e sul futuro delle retribuzioni.</p>



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<div class="wp-block-image"><figure class="aligncenter size-large"><a href="https://www.informazionesenzafiltro.it/wp-content/uploads/2021/03/IMG_0163.jpg"><img width="797" height="386" src="https://www.informazionesenzafiltro.it/wp-content/uploads/2021/03/IMG_0163.jpg" alt="" class="wp-image-43572" /></a><figcaption>Fonte: <em>Salary Satisfaction Report</em>, realizzato dall’Osservatorio JobPricing.</figcaption></figure></div>



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<p>I risultati della survey 2021 letti da una prospettiva di genere sottolineano ancora una volta il problema dello <strong>sbilanciamento del lavoro di cura</strong> della casa, dei figli e degli anziani da parte delle donne. In uno scenario critico, infatti, prendendo a riferimento solo i lavoratori “soddisfatti”, l’unico elemento che ha contribuito a una maggiore soddisfazione delle donne rispetto agli uomini è stato quello di averci guadagnato in termini di equilibrio fra tempo della vita privata e tempo del lavoro grazie allo smart working.</p>



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<p><em>Photo credits: economymagazine.it</em></p>


Alessandro Fiorelli, JobPricing: &#8220;La pandemia rischia di illudere i lavoratori sulla crescita salariale&#8221;

<p><em>Il nostro cliente è un’azienda informatica che opera a livello internazionale nel campo della creazione e dello sviluppo di un programma per la semplificazione della gestione di studi dentistici.&nbsp;</em></p>
<p><em>Stiamo selezionando agenti di vendita che dovranno operare a Milano, Bologna, Torino o Roma.</em></p>
<p><em>Il candidato ideale è un venditore professionista che, supportato dall’azienda, possa agire in autonomia nello sviluppo del mercato assegnato.</em></p>
<p><strong>Attività:</strong></p>
<ul>
<li>Contribuire alla crescita della presenza commerciale e a livello di brand&nbsp;</li>
<li>Acquisizione di nuovi clienti (studi dentistici) nel mercato italiano</li>
<li>Gestire in maniera efficace i rapporti con gli attuali studi dentistici clienti ed incoraggiare un’attività di referral per nuovi clienti</li>
<li>Elaborare offerte commerciali&nbsp;</li>
<li>Continuo monitoraggio del mercato per suggerire eventuali cambiamenti nei piani e nelle strategie d’azione dell’azienda</li>
<li>Organizzare e predisporre corsi di formazione per nuovi clienti</li>
<li>Supportare i clienti che già utilizzano l’applicazione&nbsp;</li>
</ul>
<p><strong>Requisiti:</strong></p>
<ul>
<li>Il candidato deve essere in grado di lavorare in autonomia, pianificando e gestendo il tempo di lavoro</li>
<li>Capacità di lavorare per obiettivi e pianificare e realizzare una strategia di vendita</li>
<li>Propensione all’apprendimento rapido di nuove tecnologie e dimestichezza nell’utilizzo di dispositivi mobili (tablet e smartphone)</li>
<li>La conoscenza dell’inglese è gradita ma non necessaria</li>
</ul>
<p><strong>L’azienda offre:</strong></p>
<ul>
<li>Collaborare con un’azienda internazionale in crescita che offre continuo supporto e possibilità di crescita all’interno del proprio team&nbsp;</li>
<li>Contratto di agenzia o&nbsp;primo periodo di 6 mesi in collaborazione occasionale o partita IVA</li>
<li>Periodo di formazione gratuito</li>
<li>Sviluppo delle proprie competenze con la possibilità di crescita professionale</li>
</ul>
<p>Per applicare a questa posizione si prega di inviare il proprio CV a&nbsp;<strong>info@itselecta.com</strong>&nbsp;con oggetto: JD 345</p>
<p>I/Le candidati/e potranno inviare la propria risposta rilasciando specifica autorizzazione ai sensi del D. lgs. sulla Privacy (n° 196/03) al trattamento dei dati personali</p>


Consulente commerciale

Il nostro cliente è un’azienda informatica che opera a livello internazionale nel campo della creazione e dello sviluppo di un programma per la semplificazione della gestione di studi dentistici.&nbsp; Stiamo selezionando agenti di vendita che dovranno operare a Milano, Bologna, Torino o Roma. Il candidato ideale è un venditore professionista che, supportato dall’azienda, possa agire [&hellip;]

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