Biella Cresce: da distretto industriale a distretto cognitivo

Iris ha 9 anni. È una bambina timida e le tre telecamere puntate su di lei non la mettono certo a suo agio. Per scaricare la tensione afferra un lembo dei pantaloni e lo arriccia fin quasi a romperlo. Poi arriva la domanda di matematica: “Quanto fa 22 meno 4?”. Iris sorride, i suoi occhi […]

Iris ha 9 anni. È una bambina timida e le tre telecamere puntate su di lei non la mettono certo a suo agio. Per scaricare la tensione afferra un lembo dei pantaloni e lo arriccia fin quasi a romperlo. Poi arriva la domanda di matematica: “Quanto fa 22 meno 4?”. Iris sorride, i suoi occhi diventano più grandi e luminosi, si sistema i capelli dietro le orecchie e risponde sicura: “Fa 18! Perché 22 meno 2 fa 20, meno 2 fa 18”.

Non c’è modo migliore per descrivere l’obiettivo del progetto Biella Cresce: far sì che tutti i bambini possano provare quel sorriso e quella sicurezza di sé nel risolvere un problema. Problema che oggi è 22 meno 4, e domani potrà essere l’ottimizzazione di un processo industriale con l’intelligenza artificiale, il reperimento di fondi per lanciare una start-up o il test dell’efficacia di una nuova cura.

 

Biella Cresce insieme ai bambini

Siamo due ex pallavolisti professionisti e negli anni abbiamo organizzato diversi progetti educativi con i bambini. Abbiamo toccato con mano la loro crisi di autostima e l’ansia che li paralizza ogni volta che hanno a che fare con la matematica. Quando scoprimmo di aspettare la nostra prima figlia, Isabella, cominciammo a sentire l’urgenza di fare qualcosa. Abbiamo frequentato il corso CNIS di Psicologia dell’apprendimento della matematica nel gennaio 2016, quando Isabella aveva pochi giorni. La possibilità che si apriva davanti a noi era di avviare il primo Centro di potenziamento cognitivo e degli apprendimenti del Piemonte, una struttura convenzionata con l’ente Polo Apprendimento dove i bambini con difficoltà potevano trovare aiuto. Ma non era abbastanza.

Da molti mesi ormai ci interrogavamo sul mondo in cui nostra figlia sarebbe cresciuta e sul futuro che la attendeva: troverà un posto di lavoro che non sarà sostituito da un robot? Sarà felice? Un centro privato non era la risposta a queste domande.

Quello che avevamo imparato sulla didattica dominio cognitivo specifica era valido per tutti i bambini, non solo per gli ultimi. Tutti possono migliorare se l’educazione avviene attraverso il gioco e le emozioni positive, e se i concetti vengono insegnati in armonia con il nostro funzionamento cognitivo. E allora perché dovevamo aspettare che un bambino mostrasse delle difficoltà per poi aiutarlo? Noi volevamo agire prima che i bambini avessero esperienza di quell’ansia e di quell’insicurezza. Volevamo raggiungere ciascun bambino biellese.

E poi un giorno tutto è stato chiaro. Non dovevamo aprire un centro, dovevamo trasformare tutto il territorio in un distretto di potenziamento cognitivo. Tutti i bambini dovevano poter crescere grazie alle migliori conoscenze, dovevano poter esprimere appieno il loro potenziale ed essere felici. Quella era la risposta. Da quel momento abbiamo smesso di interrogarci su cosa fare e ci siamo concentrati solo sul come farlo.

 

La nascita e l’evoluzione di Biella Cresce

Abbiamo subito capito quale doveva essere il punto di partenza: trovare degli sponsor, proprio come quelli che per tanti anni hanno reso possibile la nostra carriera sportiva. Temevamo che l’ambiziosità del progetto li avrebbe spaventati, invece no. Grandi aziende come gli storici lanifici Reda e Vitale Barberis Canonico, il Gruppo Bonprix Italia e la catena di negozi Biella Scarpe ConTé sono stati entusiasti di sostenerci. Più tardi abbiamo capito che in noi avevano visto la risposta anche alle loro domande: come trovare risorse umane pronte a raccogliere le sfide del futuro.

Il secondo anello non poteva che essere la scuola, e anche qui i nostri timori sono stati spazzati via. Gli insegnanti sono stati felici di imparare una didattica nuova e di ospitarci in classe perché insegnassimo con loro la matematica attraverso il gioco, ed erano entusiasti quanto noi per i risultati ottenuti. Quello che è successo da lì in poi è stato meraviglioso: le immagini dei bambini che giocavano in classe al mercatino, eseguendo complesse operazioni matematiche per amministrare i loro soldi o dare il resto, hanno fatto il giro del Biellese fino ad arrivare ai media nazionali.

La cosa più importante è che tutto il nostro lavoro è misurabile. Esiste un test di valutazione delle abilità matematiche chiamato AC-MT, sviluppato dai più autorevoli psicologi dell’apprendimento italiani e validato scientificamente. Noi lo usiamo per monitorare l’efficacia dei nostri giochi nell’aiutare i bambini ad apprendere.

Ecco i risultati. Prima di conoscerci i 200 bambini che abbiamo seguito direttamente nei primi due anni di attività si collocavano nel 68° percentile; dopo dieci incontri in classe nei quali abbiamo usato giochi come il mercatino per insegnare le basi della matematica sono schizzati avanti di 14 posizioni fino all’82° percentile. I bambini con difficoltà di apprendimento sono rientrati nelle prestazioni medie della loro età, e quelli che già andavano bene si sono spostati verso l’eccellenza.

Più di 250 insegnanti ed educatori hanno seguito i nostri corsi in questi due anni e hanno applicato la didattica dominio cognitivo specifica nelle loro classi. Abbiamo fatto un sondaggio chiedendo loro quanti bambini ne avevano beneficiato e abbiamo scoperto che sono stati circa 3.000. Nel Biellese, che conta 12.179 bambini (dati ISTAT 2018) significa un bambino ogni quattro.

Per raccontare questa esperienza abbiamo chiesto alla famiglia della piccola Iris di girare un video. Abbiamo scelto lei perché partiva da abilità nella media (si situava nel 49° percentile), proprio come la maggior parte dei bambini. Avremmo potuto scegliere un bambino problematico e raccontare una storia più commovente, ma non volevamo un caso particolare: volevamo mostrare una situazione tipica e il nostro impatto sul territorio. Ebbene, dopo aver lavorato con noi Iris si è ritrovata nel 96° percentile, e anche mesi dopo gli incontri si è mantenuta sopra il 90°. Oggi Iris può guardare al futuro con occhi nuovi.

La mamma Stefania ci ha raccontato che l’avversione per la matematica ha segnato le sue scelte di vita, e non voleva che accadesse anche a sua figlia. In fondo è il desiderio di tutti i genitori, anche il nostro, che i figli possano diventare chiunque vogliano. Immaginate la nostra gioia nell’ascoltare Iris che alla fine del video dice di non sapere ancora cosa fare da grande, ma che sente di poter fare qualunque cosa.

 

Crescere insieme una generazione migliore

Per noi tutto questo è meraviglioso. Se ci fermiamo un attimo a riflettere su cosa vuol dire Biella Cresce per il nostro territorio, la strada diventa ovvia: dobbiamo raggiungere tutti i bambini, tutti gli insegnanti e tutti i genitori del Biellese, e diventare un esempio anche per gli altri territori. Con Biella Cresce possiamo cancellare la crisi di autostima che avevamo visto nelle nuove generazioni e crescere bambini più felici e sicuri delle loro capacità; possiamo formare persone più pronte alle sfide che riserverà il mondo del lavoro. Persone che non hanno paura della competizione con i robot perché hanno sviluppato capacità che le macchine non hanno, come la creatività e il problem solving. Con Biella Cresce possiamo aiutare il nostro territorio a superare la crisi che sta vivendo ormai da vent’anni, con il continuo calo demografico e la perdita di posizioni nelle graduatorie di benessere e reddito medio. Perché diventare il luogo dove i bambini crescono meglio significa anche essere attrattivi, poter convincere le famiglie a venire a vivere qui con i loro i figli e convincere i ragazzi a non trasferirsi altrove in cerca di fortuna.

Questo è il mondo dove vogliamo che nostra figlia cresca: il mondo che stiamo costruendo nel Biellese, con l’aiuto di un intero territorio che ha saputo unirsi per migliorare la vita di tutti. La nostra missione, che all’inizio raccontavamo a bassa voce per il timore di essere scambiati per matti visionari, ora la gridiamo a ogni evento senza più timore: “Cresciamo insieme una generazione migliore”. Possiamo farlo. Anzi, lo stiamo già facendo.

 

 

L’articolo è stato scritto in collaborazione con Valeria Rosso 

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