Gian Mario Spacca da figliol prodigo a startupparo

La famiglia Bondoni (con una tradizione che risale al lontano 1899) ha appena inaugurato in via Nenni le cinque sale di Infinitum, 2.000 metri quadri della Casa del Commiato. Un’allegoria? Giusto un mese fa – nell’Oratorio della Carità con gli affreschi di Filippo Bellini – ha ottenuto il Premio Gentile nella sezione economia Bernhard Scholz […]

La famiglia Bondoni (con una tradizione che risale al lontano 1899) ha appena inaugurato in via Nenni le cinque sale di Infinitum, 2.000 metri quadri della Casa del Commiato. Un’allegoria?

Giusto un mese fa – nell’Oratorio della Carità con gli affreschi di Filippo Bellini – ha ottenuto il Premio Gentile nella sezione economia Bernhard Scholz che presiede la Compagnia delle Opere. Una rivelazione?

Fabriano aveva già dovuto seppellire da tempo l’epopea dei Merloni e sembra volersi aggrappare al “sistema” che mantiene devoti ciellini, manager Unipol & Coop, professionisti sussidiari ai flussi di risorse. Fabriano era già un’isola alla deriva nelle Marche votate all’asse Pesaro-Ancona e ora si lascia perfino sedurre dall’esodo verso l’Umbria. Fabriano da più di sette secoli città della carta ha finito per affettare, come il suo celebre salame, l’idea di benessere infinito.

 

Fabriano e i padroni che furono

Con 30.728 residenti alla fine del 2017 di cui 3.175 stranieri (in maggioranza arrivati da Romania, India e Albania), Fabriano è il comune più esteso delle Marche e conta su un reddito pro capite di oltre 14.000 euro. L’età media della popolazione è di 45,9 anni grazie alle famiglie di immigrati; operano sette sportelli bancari; il comune spende 3,6 milioni all’anno nei servizi sociali. A Fabriano le statistiche aggiornate al terzo trimestre 2018 segnalano 288 imprese attive (una nuova iscrizione e due cessazioni): 60 fabbricano prodotti in metallo; 32 apparecchiature elettriche; 27 confezionano pelli e abbigliamento; 24 sono aziende alimentari. Ma fino a un paio d’anni fa il tasso di disoccupazione viaggiava intorno al 25%, con 6.321 senza lavoro autocertificati nel “distretto”.

A Fabriano è definitivamente saltato il prototipo di comunità autosufficiente. C’era una volta il metalmezzadro all’epoca di Aristide Merloni, che produceva bascule e faceva il sindaco prima di approdare a palazzo Madama. Nel 1975 il gruppo industriale di famiglia viene diviso fra gli eredi: Vittorio, che sarà anche presidente nazionale di Confindustria; Francesco, sei volte senatore e due volte ministro con Amato e Ciampi; Antonio, per tre lustri sindaco di Fabriano.

Paradossalmente, nella Vandea delle Marche funziona a meraviglia lo schema marxiano fabbrica-società-Stato in un circolo di potere, interessi e “sviluppo” apparentemente inossidabile. Peccato che nel Duemila a Fabriano tutto sia stato “rottamato” senza pietà: le cartiere Fedrigoni sono vendute al fondo americano Bain Capital; la crisi si abbatte su aziende come Ardo, Tecnowind, Best, Indesit e travolge l’indotto; Roma non “risponde” più come ai bei tempi di mamma DC.

Così in municipio si è insediato Gabriele Santarelli, 42 anni, tecnico forestale, che alla testa del M5S il 25 giugno 2017 ha travolto con il 60% dei voti al ballottaggio il candidato sindaco del centrosinistra Giovanni Balducci. Radicale cambiamento? Finora, più virtuale che effettivo. Tanto più che l’ambasciatrice di Fabriano targata Unesco è… Francesca Merloni, figlia dell’ex ministro.

 

Ascesa e tramonto di Gian Mario Spacca

Forse, la parabola di Fabriano è incarnata da Gian Mario Spacca, classe 1953, una laurea in diritto alla Sapienza con Aldo Moro, poi dirigente alla Merloni: nel 1990 eletto in regione, tre anni dopo è assessore con le deleghe all’economia; nel 1995 è confermato anche in giunta; nel 2000 è vicepresidente della giunta regionale. Spacca è il simbolo del marchio di Fabriano sulle Marche: eletto presidente con il 57% dei voti il 4 aprile 2005, ottiene il secondo mandato con il 53,1% il 29 aprile 2010.

Spacca è stato fra i fondatori del Pd, ottenendo anche un posto nella direzione nazionale. Ma poi sposa Mario Monti e Scelta Civica che candida Maria Paola Merloni, la figlia di Vittorio: prima sconfitta. Così diventa “lettiano” (Enrico presiede il comitato scientifico della Fondazione Aristide Merloni, di cui Spacca è vicepresidente), ma a palazzo Chigi arriva Renzi: seconda sconfitta. Spacca gioca la carta Marche 2020 e torna all’assalto della regione, questa volta alla testa del centrodestra: terza sconfitta.

Oggi politicamente Fabriano ha ceduto il testimone del potere a Pesaro, mentre anche a Roma gli interlocutori sono ben diversi dal recente passato. Così Spacca si ricicla come può, mettendo a frutto le relazioni coltivate nei continui viaggi in Russia, Cina ed Emirati Arabi. A maggio ha lanciato in grande stile a Roma SAVE THE APPS, il progetto di Fondazione Merloni, Istao, Censis e Nomisma: «Pur operando in settori tradizioni come agroalimentare, turismo e agricoltura, si possono utilizzare innovazioni tecnologiche e conoscenze digitali che consentano di superare le barriere e quindi di offrire opportunità alle micro e piccole imprese dell’Appennino».

E un mese fa ad Ancona Spacca era di nuovo fra i protagonisti del varo del secondo corso gratuito di Digital Support, promosso da Fondazione Merloni con Fondazione Marche in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche e Luiss Business School. «Nato all’indomani del sisma 2016 per sostenere venti aziende del territorio è l’unico corso in Italia a prevedere con un taglio marcatamente operativo la presenza degli allievi nelle aziende e la creazione di specifici progetti per ciascuna di esse, tanto che l’80% dei 31 studenti che l’hanno frequentato lo scorso anno è stato assunto».

 

Una città divisa tra l’Umbria e CL

Ma a Fabriano si guarda ormai altrove. Emblematica la presa di posizione di Olindo Stroppa, consigliere comunale di Forza Italia: «La declassificazione del nostro territorio è così evidente che dovremmo riflettere seriamente e, magari, chiedere l’accorpamento con la Regione Umbria, molto più vicina a noi sia geograficamente sia culturalmente di quanto non lo sia la costa».

Alle pendici del Monte Cucco si prega rivolti a Nocera Umbra (diocesi di riferimento fino agli anni ’80). E lungo la statale 76 sono solo una decina i chilometri che separano Fabriano da Fossato di Vico. Alimenta lo spirito dell’esodo anche il rischio di perdere servizi essenziali: l’ospedale Engles Profili di fatto “anestetizzato” nella progressiva riduzione; sedi dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps sempre a rischio; l’ufficio del giudice di pace che stava per chiudere.

Al contrario, c’è chi si rafforza con un occhio al business del dopo terremoto e l’altro al “matching” dei finanziamenti europei o degli enti pubblici. È la CDO del gentile Bernhard Scholz, specializzato nel “valore del team”. Del resto, la Regione Marche ha investito ben 95.648 euro per uno stand al Meeting ciellino di Rimini 2018. «Dopo il Job Orienta di Verona e la Fiera Didacta a Firenze – spiegava l’assessore Loretta Bravi, politicamente targata Udc – abbiamo scelto il contesto Mesh Area, un intero padiglione di 6000 metri quadri dedicato al mondo del lavoro, all’interno del Meeting stesso, considerato tra i più innovativi in Italia e ricco di eventi che incontrano i temi della formazione del lavoro: scuola e azienda, politiche attive, soft skills vincenti, reinserimento lavorativo, intelligenza artificiale, diversa abilità, workshop, mobilità all’estero, digital mismatch, reskilling, start up, nuovi lavori in agricoltura, lavorare nelle carceri».

CDO ha messo già da tempo radici nelle Marche. Dopo la storica sede di Porto San Giorgio, sono nate nel 2017 due nuove “delegazioni”: Ancona-Jesi-Fabriano, il cui responsabile è Simone Carotti, e quella provinciale di Macerata, guidata da Luca Nardelli. È la geopolitica della sussidiarietà nazionale che combacia con gli atenei, offre consulenze globali, sub-appalta risorse, rilancia l’intesa con LegaCoop.

 

Photo Credits by Adnkronos

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