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Lattes e i manuali scolastici: elisir di giovinezza
Il mercato editoriale, si sa, è sempre più frenetico. La durata media di un libro sul mercato non supera i novanta giorni. Esiste però un mondo a parte, un’isola felice dove si producono best seller silenziosi, ma che resistono sul mercato da più di quarant’anni. Questo luogo è la casa editrice Lattes di Torino, che, […]
Il mercato editoriale, si sa, è sempre più frenetico. La durata media di un libro sul mercato non supera i novanta giorni. Esiste però un mondo a parte, un’isola felice dove si producono best seller silenziosi, ma che resistono sul mercato da più di quarant’anni.
Questo luogo è la casa editrice Lattes di Torino, che, come ci ha raccontato Simone Lattes, vive della sua struttura interna, della chiarezza della sua identità e della sua tradizione, che a sua volta si riflette nella fiducia e nel rapporto duraturo con i propri lettori – ma anche con i propri dipendenti. È proprio con lui che abbiamo parlato in questa uscita dedicata all’editoria e ai suoi mestieri.
La casa editrice Lattes da quasi 120 anni – e 5 generazioni– ha mantenuto il suo ruolo di punto di riferimento indipendente per il mondo della scuola. Come lavora l’editore di un marchio storico così importante, ma che deve far fronte ai continui cambiamenti della società?
La casa editrice Lattes non fa parte di un gruppo editoriale, ma è un’azienda di medie dimensioni (20-30 dipendenti) con una forte presenza nel mercato, con un marchio molto riconosciuto soprattutto nella scuola media – la chiamo ancora così. Queste dimensioni ci hanno sempre permesso di lavorare a stretto contatto con gli autori, essere molto veloci nell’adeguare i libri alle direttive ministeriali, osservare con rapidità quali erano le nuove tendenze di mercato e molto spesso orientarlo. Grazie alle dimensioni ridotte e al fatto di poter decidere tutto in famiglia la Lattes ha sempre potuto governare il cambiamento, invece di andare al traino degli altri.
Com’è composta oggi la squadra di Lattes Editore?
Sono tutti professionisti, persone che lavorano da tempo nel settore e in Lattes, dove non ci piace avere un turnover troppo alto. Il presidente è mia madre, Renata Lattes, la figlia di Mario Lattes (l’uomo che l’ha guidata per quasi cinquant’anni, e con cui la casa editrice si identifica); mia sorella Roberta Lattes e io siamo gli AD: questa è la famiglia e il consiglio di amministrazione. Poi c’è il ramo editoriale con Paolo Tartaglino, che è un collaboratore di altissimo valore ed è anche vicepresidente del gruppo Educativo in seno all’Associazione Italiana Editori. Quindi vi sono tutte le varie aree, dal commerciale all’amministrazione al marketing. Quello che però evitiamo è la divisione in compartimenti stagni: creiamo il più possibile occasioni informali e formali di scambio e condivisione.
Venendo al concreto del lavoro sui testi, mi può dire come si lavora sui manuali scolastici? Come si scrivono e come si aggiornano?
La differenza principale del tipo di lavoro che c’è dietro ai manuali si ritrova se si lavora con un autore che pubblica per la prima volta o con qualcuno che ha già pubblicato. La Lattes ha la fortuna di essersi concentrata sempre su pochi titoli estremamente curati, che sono diventati dei best seller nella scuola. Autori come Gianni Arduino di Educazione Tecnica, che dal 1973 – ben 46 anni – scrive i manuali più usati nella scuola media italiana con tirature di 150.000 copie ogni anno, in pratica quasi una casa editrice a sé; oppure le autrici Bissaca e Paolella, presenti dal 1992, anche loro con trent’anni di presenza stabile sul mercato. Con questi autori c’è un rapporto molto stretto, di fiducia, di collaborazione, che viene gestito direttamente dalla famiglia. In questo caso si tratta di aggiornare un volume che è amato dall’insegnante, il quale non vuole venga troppo modificato, quindi deve mantenere la sua identità. Altro fronte è quello invece di mettere in catalogo un nuovo autore: lì si parte o da una ricerca interna oppure da una proposta ricevuta in casa editrice, a cui segue una valutazione di tipo commerciale e pedagogico. Il lavoro di produzione va di pari passo con quello commerciale. L’editoria scolastica ha infatti questa caratteristica in comune con la farmaceutica: facciamo un prodotto che va nelle mani di una persona che non è quella che poi decide di comprarlo. Il libro è pensato per lo studente ma viene deciso dall’insegnante, così come la medicina va nelle mani del paziente ma viene prescritta dal medico.
Quello che emerge sfogliando il catalogo di Lattes è il profondo legame con un certo tipo di scuola, fatta non solo di istruzione, ma anche di inclusione e competenze sociali. Puoi dirci di più su come un libro può essere inclusivo?
A partire dagli anni Duemila è avvenuta la presa di coscienza delle diversità presenti fra gli studenti all’interno della scuola (non che prima non vi fossero): per estrazione sociale, provenienza geografica, ritmi di apprendimento, tanto dal punto di vista di chi ha difficoltà di apprendimento quanto da chi ha una predisposizione particolare per lo studio; quindi da un lato Bisogni Educativi Speciali e dall’altro assecondamento delle eccellenze. Ci si è resi conto che il modello imposto nella scuola per molti anni, cioè un manuale che imponeva uno stile al quale gli studenti dovevano adeguarsi, non era più percorribile. L’obiettivo, perseguito ancora oggi, è passare dallo stile di insegnamento ai modelli di apprendimento, e di proporre dei manuali in cui l’insegnante può trovare gli elementi che vanno bene per ogni studente a seconda delle caratteristiche individuali. Questo cambiamento di mentalità ha dettato la linea e tutto il mercato si è dovuto adeguare a questa nuova attenzione posta da Lattes.
Prima ha nominato Mario Lattes, che oltre a editore era anche pittore e illustratore. Le illustrazioni sono una parte importantissima dell’editoria scolastica: mi può approfondire come il disegno si inserisce nelle antologie, ma anche nei libri di tutte le altre materie?
Nella fiera The Publishing Fair abbiamo dedicato un evento all’argomento. La Lattes è molto sensibile al tema dell’immagine perché si è ritrovata ad avere un editore, Mario Lattes appunto, che era anche un pittore, una circostanza talmente unica che ha condotto inevitabilmente la casa editrice a riflettere sul ruolo dell’illustrazione nei libri scolastici, che di solito è vissuta come elemento ornamentale, relegata solo a decorazione. L’immagine doveva essere qualcosa di più, raggiungere pari dignità rispetto al testo: non accompagnarlo, ma esaltarlo e in alcuni momenti essere di per sé lo strumento per educare lo studente al bello. Quando è nata Biblioteca di Bissaca e Paolella (1992) l’intenzione delle autrici era di distanziarsi il più possibile da un manuale scolastico: l’antologia doveva essere anche un bel libro, come un libro di narrativa. La scelta di mettere le illustrazioni di Mario Lattes era commercialmente molto azzardata, perché non era un illustratore per ragazzi, ma un pittore che esponeva alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, con un gusto che almeno a primo acchito non sembrava troppo adatto a dei ragazzi delle medie. Quella scelta all’apparenza anticommerciale fu invece un successo: ancora oggi la copertina di Biblioteca viene riconosciuta dai professori. Sulla scorta di quell’esperienza si è creata un’attenzione sempre maggiore all’illustrazione, non solo in quell’antologia, ma anche in quelle che sono venute dopo, con il coinvolgimento per esempio dell’illustratore Emanuele Luzzati. Inoltre l’illustrazione a volte serve a formare il gusto, altre volte a spiegare nel modo migliore gli aspetti tecnici di un concetto.
Oggi anche il mondo della scuola è da più parti chiamato ad adeguarsi all’era digitale. Quali sono state le sfide che la casa editrice ha dovuto affrontare per predisporre contenuti didattici che sappiano dialogare con i nuovi strumenti tecnologici?
Consideri che oggi il 92% dei manuali all’interno delle scuole è della cosiddetta tipologia mista, cioè hanno una componente cartacea e una multimediale. I libri che ormai sono fatti solo di carta sono presenti solo per l’8%. La multimedialità è stabilmente nella scuola e sempre più lo sarà. Quindi Lattes – come tutti gli altri editori – produce una grande quantità di supporti multimediali a fianco del libro tradizionale. Gli studi dimostrano che la carta è sempre necessaria e dà ancora i risultati migliori sul fronte della memorizzazione, ma su quello della comprensione dei concetti il multimediale offre una rapidità di accesso che la carta non raggiunge. Quindi, che si tratti di realtà aumentata nel tempo, virtuale, videolezioni o altro, tutto questo è un corredo che dal punto di vista pedagogico è diventato ormai insostituibile.
Sul vostro sito spiccano le pagine dedicate ai blog della casa editrice, che sono un momento di approfondimento e riflessione sul mondo scolastico e dell’educazione. Come funziona il lavoro di coordinamento tra casa editrice e blog?
L’area web e comunicazione cura i nostri tre blog di altrettanti argomenti: matematica, musica e tecnologia, nati qualche anno fa per dare una presenza sul web alla casa editrice con il fine di raggiungere un pubblico più ampio tra coloro che non avevano in uso i nostri libri. In epoca più recente, stiamo convertendo questi magazine online per rappresentare il lato web dei libri di testo. È per questo che abbiamo potenziato la nostra area web/comunicazione ibridandola con l’editoriale, e dedicando delle persone della nostra redazione a collaborare con l’area web di modo che i contenuti che sono sul libro non vengano semplicemente messi sul blog, ma si creino dei nuovi contenuti che interagiscano con il libro, per fornire più spunti da usare durante le lezioni, creare nuovi argomenti su cui il ragazzo possa studiare e approfondire. L’area web si occupa inoltre anche dei social: noi siamo su Facebook, Instagram e LinkedIn, quest’ultimo molto professionale e quindi rivolto in particolare ai professori.
Per concludere mi parli un po’ dei progetti per i prossimi mesi. C’è un libro o un evento a cui tiene in particolare?
A gennaio ci sarà la presentazione del nuovo catalogo con le novità per il prossimo anno, quindi su quello riserbo assoluto, per non fare un favore alla concorrenza! Però i grandi classici, quelli su cui si regge la casa editrice vanno avanti, escono in nuove edizioni, aggiornate e riviste dal punto di vista didattico. Progetti su cui punto per il futuro sono sul fronte tecnologico e multimediale, dove stiamo sviluppando delle novità che mi auguro diano una scossa al mondo della scuola.
Foto di copertina di Domenico Grossi: Simone Lattes tra il pubblico di The Publishing Fair
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