Persino Putin prega San Nicola

Capita, nell’aeroporto Karol Wojtyla di Bari, di vedere un aereo siberiano. È della S7, la Siberia Airlines. Che cosa ci fa a queste latitudini? Da un anno ci sono collegamenti diretti con Mosca. Infatti, girando per il centro del capoluogo pugliese, capita pure di incontrare turisti russi (ma anche bielorussi, ucraini o altri con radici […]

Capita, nell’aeroporto Karol Wojtyla di Bari, di vedere un aereo siberiano. È della S7, la Siberia Airlines. Che cosa ci fa a queste latitudini? Da un anno ci sono collegamenti diretti con Mosca. Infatti, girando per il centro del capoluogo pugliese, capita pure di incontrare turisti russi (ma anche bielorussi, ucraini o altri con radici in quell’area). Però non bisogna aspettarsi il riccone col Suv pitonato e le mance esagerate, che imperversa lungo certe costose riviere trendy del Belpaese; né si tratta di esponenti di quella classe media che apprezza da anni la riviera adriatica veneto-romagnola. A Bari si sfiorano turisti più riservati: vengono dalla Russia con amore, per parafrasare un famoso film della saga di James Bond. Inclusa qualche babushka (anziana signora) con il foulard che le copre i capelli. Per amore di chi? Di San Nicola, i cui resti mortali sono custoditi da quasi mille anni nella sua basilica barese.

 

San Nicola e Bari: il rapimento e i pellegrinaggi

Il capoluogo pugliese rappresenta una meta di pellegrinaggi internazionali dal 1087, quando 62 marinai e commercianti baresi di ritorno da Antiochia, dove avevano venduto cereali per acquistare stoffe, trafugarono le ossa di San Nicola da Myra (270-343), antica città ellenica della Licia, oggi nella Turchia meridionale. Dopo un viaggio rocambolesco, le portarono in pompa magna a Bari; per ospitarle in città fu costruita la basilica, nel cuore della città vecchia, in stile romanico pugliese.

Nicola è stato il vescovo greco di Myra, venerato oggi come santo dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e da altre confessioni cristiane. Per una serie di ragioni, nei Paesi ortodossi è così celebre da fare “concorrenza”, a livello popolare, persino al suo diretto superiore: «Viene definito “difensore di chi è senza difensori”. In Russia e non solo si arriva a dire: “Quando Dio morirà, ci sarà sempre San Nicola a difenderci”», spiega Padre Gerardo Cioffari, tra i domenicani che custodiscono la Basilica e professore nella Facoltà teologica pugliese. Le celebrazioni nicolaiane a Bari e in Russia coincidono: il giorno dedicato al vescovo di Myra anche per i russi è il 9 maggio, che nel calendario religioso ortodosso corrisponde al nostro 22 maggio. In tutta la Russia ci sono quasi 1300 chiese dedicate a Nicola. Sia a Bari sia laggiù, le ricorrenze vengono festeggiate con imponenti manifestazioni popolari.

A dire il vero, dietro il “rapimento di San Nicola” a suo tempo c’erano anche interessi economici. Come amava dire il professor Raffaele Licinio, grande medievista barese recentemente scomparso, “le reliquie erano il petrolio del Medioevo”. In che senso? Mille anni fa i resti del santo furono “sequestrati” dai baresi con la scusa che quel territorio, oggi turco, era ormai in mano musulmana; per giunta girava voce dell’intenzione dei veneziani di portarsele via per primi. Però a Bari mancava anche un punto di richiamo che unisse l’interesse di tipo religioso e le ambizioni di tipo commerciale.

Come ricorda Padre Cioffari, «l’impatto che ebbe l’impresa sull’immagine e il commercio barese si può comprendere solo tenendo presente che San Nicola, secondo i predicatori dell’epoca, era ai primi posti nella devozione popolare verso i santi. Col trafugamento delle sue ossa nel 1087 Bari, pur mantenendosi europea, consolidava la sua proiezione orientale». Perché? «La presenza delle reliquie a Bari fece sì che questa città rimpiazzasse con il prestigio religioso l’importanza politica perduta sotto i Normanni. Un prestigio tutt’altro che sterile, considerando la grande passione degli uomini del Medioevo per i pellegrinaggi e quindi per quello che oggi viene definito “turismo religioso”. La concorrenza di altre città non riuscì a scalfire il primato di Bari per la presenza di San Nicola, la cui fama, come attesta lo scrittore coevo Giovanni Arcidiacono, volò con ali veloci in tutto l’Occidente cristiano. Il che si vide poco dopo, quando ai già frequenti pellegrinaggi calabresi, salentini e campani si aggiunsero quelli stranieri. L’avvenimento della traslazione si consolidava nell’Occidente europeo, ma si diffondeva rapidamente in Russia e in tutto il mondo slavo».

 

I russi e San Nicola: Putin devoto d’eccellenza

Nella nostra era – con l’intermezzo della pausa legata alla chiusura del regime sovietico – per i cristiani ortodossi San Nicola resta il primo tra i santi più venerati. A Bari esiste persino, da più di un secolo, una chiesa ortodossa di San Nicola. Nel 1913 fu posata la prima pietra. La progettazione della chiesa fu assegnata al famoso architetto Aleksej Viktorovič Ščusev, poi diventato – ironia della sorte – capofila del classicismo socialista. Durante la Prima guerra mondiale i lavori non furono sospesi, e prima dell’inizio della Rivoluzione in Russia la chiesa accolse più di 200 pellegrini ortodossi. La costruzione fu completata negli anni Venti del Novecento; però solo nel 2009 è tornata di proprietà del governo russo, ed è stata poi affidata al Patriarcato di Mosca, visto che – dopo la fine dell’impero zarista – era diventata patrimonio del Comune di Bari. Oggi è un punto di riferimento per i pellegrini, sebbene anche nella basilica cattolica ci sia un’area riservata ai fedeli ortodossi.

Fatto sta che la svoltaneozarista” e, dal 2003, “religiosa” di Vladimir Putin – ex ufficiale dei servizi segreti sovietici e leader indiscusso (e indiscutibile) della Russia di oggi – ha rilanciato i pellegrinaggi verso Bari, favoriti da voli aerei (di linea e charter) e da navi da crociera (più in voga nei primi anni post-Urss): ogni anno arrivano in città circa 9.000 pellegrini russi, che rappresentano la metà dei turisti con quella nazionalità che vengono in Puglia.

Il nome di Putin è inciso su un bassorilievo: riporta la firma del Presidente della Federazione Russa proprio di fronte alla Basilica di San Nicola e accompagna il suo discorso di ringraziamento alla città, scritto in alfabeto latino e in cirillico: “Sono lieto di salutare cordialmente la città di Bari […] In quanto la vostra terra e la Russia sono unite da un legame plurisecolare. Quale dono alla vostra città, che custodisce quel grande e sacro tesoro che sono le reliquie di San Nicola, arcivescovo di Mira di Licia, si trasmette una statua dello stesso taumaturgo”. Non solo. Nel marzo del 2007, durante un vertice internazionale svoltosi a Bari, Putin si inginocchiò sulla tomba di San Nicola, la baciò e la accarezzò, col fazzoletto, come fanno tutti i devoti ortodossi. Poi ricordò: «Bari è il più importante luogo sacro di pellegrinaggio per la Russia dopo Gerusalemme».

E non finisce qui. Una reliquia (13 centimetri di ossa tratti della costola sinistra) è stata traslata in Russia – la prima volta in oltre nove secoli – a fine maggio del 2017. Con tanto di celebrazione, corteo e liturgia, scandita dal coro di San Pietroburgo, nel cuore antico del capoluogo pugliese, prima che tutto volasse verso est nelle mani del metropolita Hilarion Alfeev, presidente del Dipartimento relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. Nella capitale, al suo arrivo, il reliquiario è stato baciato dal presidente Putin, che già nel 2004, durante un incontro internazionale barese, aveva pregato davanti alla sua tomba, tutto solo, per ben 15 minuti. Nei tre mesi di permanenza tra Mosca e San Pietroburgo la reliquia è stata visitata da quasi tre milioni di fedeli. Ad accompagnare il “sacro costato” in Russia erano andati, tra gli altri, l’arcivescovo di Bari­-Bitonto e delegato pontificio per la Basilica di San Nicola monsignor Francesco Cacucci, il priore della Basilica di San Nicola padre Ciro Capotosto, il sindaco di Bari Antonio Decaro e il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Insomma, uno schieramento di forze da grandissime occasioni.

 

Molta devozione, pochi investimenti

Ora a Bari la presenza più ingombrante è quella rappresentata dagli aerei della Siberia Airlines, che raggiunge altre nove mete in Italia. I voli di linea sono attivi da marzo a ottobre. Ha detto tempo fa il capo dell’ufficio commerciale della compagnia, Igor Veretennikov: «I turisti pugliesi potranno visitare Mosca e proseguire il loro viaggio per San Pietroburgo o per qualsiasi altra destinazione. I passeggeri russi potranno agevolmente raggiungere Bari, meta importante per i pellegrinaggi grazie alle reliquie di San Nicola, punto di partenza per il traffico crocieristico e porta ideale per visitare le bellezze architettoniche, culturali e gustare le eccellenze enogastronomiche che la Puglia offre». E il presidente di Aeroporti di Puglia, Tiziano Onesti: “Sono soddisfatto per i risultati sin qui ottenuti dal collegamento, che registra un coefficiente di riempimento medio pari al 95% dei posti offerti, costituito prevalentemente da traffico incoming, a conferma del grande interesse della Russia per il territorio pugliese».

Per ora, comunque, dei cinque milioni di russi che, crisi economica permettendo, vengono in Italia ogni anno, oltre la metà preferisce lo shopping a Milano e le riviere venete e romagnole, e poi sceglie le città d’arte; in Puglia, pellegrini inclusi, ne arrivano quasi 18.000 (dati del 2017). Ovviamente l’industria turistica locale spera di poter far concorrenza, col tempo, alle riviere del Nord Italia, per ora predilette dai turisti russi. Frattanto il console onorario della Russia a Bari, Michele Bollettieri, racconta a Senza Filtro che, a un anno dall’apertura del consolato, non si è dovuto occupare quasi mai dei pellegrini o dei turisti: “La chiesa ortodossa e la basilica sono perfettamente sincronizzate: si occupano di tutto loro, incluso il soggiorno in due case di accoglienza, in hotel e nei ristoranti. Mentre i turisti veri e propri – che sono benestanti e puntano su hotel a 4 o 5 stelle o sulle masserie di lusso pugliesi – vengono seguiti dalle grandi agenzie di viaggio italiane o tedesche”. Investimenti russi in Puglia nei settori produttivi se ne vedono? “Direi di no”.

È strano, però, che l’amore reciproco tra Bari e Mosca, favorito dalla devozione a San Nicola, non produca effetti positivi anche sull’economia barese e pugliese, come accadde mille anni fa. Da queste parti, semmai, investono i cinesi. Anche se, a dire la verità, in passato qualche cosa si è mossa. “La Bari”, come spesso chiamano in città la squadra di calcio locale, nel 2014 sembrava nel mirino di due magnati russi vicinissimi a Putin. Si trattava dei fratelli Boris e Arkady Rotenberg, già nel calcio con la Dinamo Mosca e proprietari di un impero che va dall’energia al settore immobiliare, dal petrolio alle banche. Poi la trattativa non andò in porto. Peccato: sarebbe stato suggestivo vedere la squadra russo-barese giocare nel megastadio dedicato proprio a San Nicola.

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