Reddito di cittadinanza: Centri per l’Impiego a rilento

La morte non si prescrive È il titolo suggestivo e drammatico di un articolo di Gianni Barbacetto sul Fatto Quotidiano a proposito del caso Eternit e del dibattito sulla prescrizione che in questi giorni sta tenendo in scacco il governo Conte. “Io vedo sui Tribunali la scritta: ‘Palazzo di giustizia’. Non: ‘Palazzo dei diritti degli […]

La morte non si prescrive

È il titolo suggestivo e drammatico di un articolo di Gianni Barbacetto sul Fatto Quotidiano a proposito del caso Eternit e del dibattito sulla prescrizione che in questi giorni sta tenendo in scacco il governo Conte.

“Io vedo sui Tribunali la scritta: ‘Palazzo di giustizia’. Non: ‘Palazzo dei diritti degli imputati’. I diritti vanno salvaguardati, ma la giustizia dev’essere garantita a tutti, anche a noi vittime”. Bruno Pesce è uno degli storici animatori dell’associazione nata a Casale Monferrato contro l’amianto killer. La fibra lavorata negli stabilimenti Eternit ha fatto finora almeno 2.500 morti. I responsabili della società sapevano. Eppure niente condanna: la prescrizione ha impedito che fosse fatta giustizia. “Ho pianto, quel 19 novembre del 2014, non mi vergogno a dirlo. Quando il giudice della Cassazione ha letto la sentenza, ho abbracciato il presidente delle vittime dell’amianto in Belgio e ho pianto”.

 

Non solo Eternit

È una delle tante notizie di agenzia sulle morti sul lavoro. L’Adnkronos non ha pubblicato il nome della vittima.

Ascoli Piceno: gli mancava poco tempo per raggiungere la pensione, ma a quel meritato riposo non ci è arrivato. È morto a 65 anni in un tragico infortunio sul lavoro. Era originario di Salerno e dipendente di una ditta di Caserta che sta eseguendo i lavori di posa in opera di una fognatura per lo scarico delle acque bianche sul Viale dello Sport, a pochi passi dalla caserma dei carabinieri. È accaduto di mattina, poco prima delle 8.

Drammatiche le fasi dei soccorsi. L’uomo, travolto da una valanga di terra dello scavo profondo circa due metri e mezzo, è stato estratto dai compagni di lavoro e rianimato dal personale del 118, in attesa dell’arrivo dell’eliambulanza che è atterrata nel vicino parcheggio dello stadio Riviera delle Palme. I sanitari non sono riusciti a stabilizzare il paziente a bordo dell’ambulanza, per cui, scortati da una pattuglia dei carabinieri, è stato trasportato al Pronto Soccorso, assistito anche dal rianimatore e dall’infermiere del 118 di Ancona, giunti con il velivolo, ma non c’è stato nulla da fare: l’uomo è morto poco dopo il ricovero.

 

Occupazione: brivido per i bancari del colosso Hscb. Ma non per i manager

Se i bancari italiani stanno male con la prospettiva di una gigantesca ristrutturazione di Unicredit, i dipendenti del gruppo HSBC stanno molto peggio. È uno dei colossi bancari del globo, eppure HSBC si appresta a tagliare ben 35.000 posti di lavoro – su 235.000 – entro il 2022.

Una cifra da capogiro. Eppure il colosso bancario ha distribuito miliardi di bonus ai suoi manager, per la precisione 3,3 (in sterline) su 41,3 miliardi di fatturato nel 2018, di cui 665.000 sterline al CEO ad interim Noel Quinn, che lo scorso agosto ha sostituito il defenestrato John Flint. Ma nel 2019 Hsbc ha comunque perso il 53% sul profitto netto, e quindi ora c’è da recuperare – e tagliare – perlomeno 4,2 miliardi di euro in “costi eccessivi”. “È una delle ristrutturazioni più profonde della nostra storia”, ha ammesso Quinn.

 

Reddito (di cittadinanza), magari, ma non lavoro

È il quotidiano la Repubblica che ci racconta lo stato dell’arte sul reddito di cittadinanza. Un milione e 59.000 famiglie – pari a 2,6 milioni di persone – riceve, da aprile a tutto gennaio, reddito o pensione di cittadinanza. Il 60% dei nuclei vive al Sud e nelle isole . La sola Campania ne totalizza quanto Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria insieme, ovvero quasi 215.000, con Napoli a 130.000.

Nel 2019 la spesa per il sussidio è stata sotto i 4 miliardi (3 miliardi e 850 milioni) con un avanzo di 1,8 miliardi. Se si conta anche gennaio, si sale a 4,4 miliardi. L’assegno medio è di 496 euro mensili: per il reddito 534 euro, per la pensione 226 euro. Oltre mezzo milione di domande sono decadute o respinte. Se il coefficiente di Gini che misura le disuguaglianze si è abbassato di circa un punto (dato Inps), la povertà non è stata sconfitta. Alleviata, certo; almeno da un punto di vista economico – e furbetti permettendo.

Sul piano dell’attivazione al lavoro siamo molto indietro. L’ANPAL – Agenzia Nazionale per le Politiche Attive – dice che al 31 gennaio quasi 40.000 persone (39.760) hanno avuto un contratto di lavoro dopo aver incassato il reddito. Erano 11.000 nella prima rilevazione, al 10 dicembre. Pochi, se si pensa che gli “attivabili” sulla carta – coloro che possono lavorare, esclusi anziani, madri con bimbi piccoli, disabili – sono 908.000, su 2,6 milioni di persone che ricevono l’aiuto (35%). Ma dei 908.000 solo 529.000 sono stati convocati dai centri per l’impiego (58%).

 

Apple: la Corte Suprema gli dà torto

La notizia arriva dalla California e la troviamo sul blog della Apple. Chissà se accadrà anche in Italia; notizia comunque curiosa.

Il tempo passato dai dipendenti degli Apple Store a farsi perquisire zaini ed effetti personali dalla security a fine turno va pagato: è questa la sentenza a cui è giunta la Corte Suprema della California, nell’ambito di una class action mossa dai dipendenti stessi nell’ormai lontano 2013. Le perquisizioni erano state attivate come misura di prevenzione contro i furti compiuti dai dipendenti stessi. Un controllo di questo tipo non richiede tantissimo tempo, tra i 5 e i 20 minuti per persona; ma se si considera il numero complessivo di dipendenti che, contemporaneamente, finiscono il turno, le code possono arrivare a 45 minuti, stando alle testimonianze di coloro che hanno denunciato l’azienda.

45 minuti al giorno, non pagati, alla fine del mese fanno un discreto gruzzolo – o un sacco di tempo perso, a seconda di come la si vede. La class action era stata rigettata in primo grado nel 2015, ma in fase di appello era stata chiamata in causa la Corte Suprema californiana. Che ha dato ragione ai dipendenti, dicendo che questi sono “chiaramente sotto il controllo di Apple durante le, e mentre aspettano di sottoporsi alle, perquisizioni all’uscita”.

 

Truffe e lavoro nero

Due casi: nel palermitano e alle porte di Milano.

Il primo riguarda falsi posti di lavoro in vendita. La polizia di Stato ha smascherato un tentativo di truffa di un quarantaseienne bagherese con precedenti, che aveva pensato di lucrare sulla disoccupazione di un palermitano, progettando un odioso raggiro. Era entrato in contatto telefonicamente con la vittima, accreditandosi quale medico di una struttura ospedaliera del comprensorio, in grado di facilitarne l’assunzione presso quella struttura come operatore socio sanitario. Per farlo, il fantomatico dottore, in ragione della presenza di un bando di concorso già scaduto, avrebbe dovuto forzare le procedure di assunzione attraverso la consegna di una fideiussione di 1.300 euro circa. La somma doveva essere consegnata in busta chiusa nei pressi di un noto bar bagherese. Le insolite richieste, tra tutte quella di denaro e le ancor più strane modalità di consegna, hanno insospettito la vittima.

A Cassano Magnago in provincia di Varese i carabinieri hanno messo i sigilli a un immobile di via San Giulio dove, insieme a polizia locale e ATS, hanno trovato un cantiere edile privo di qualsiasi autorizzazione e ai limiti della disumanità. “La situazione che è emersa è legata a un’attività edilizia completamente abusiva, priva di ogni autorizzazione urbanistica, e senza alcun rispetto delle leggi, della sicurezza, della dignità umana, del lavoro nonché del nostro territorio”, ha commentato il sindaco di Cassano Magnago Nicola Poliseno.

 

Allarme rosso lanciato dal quotidiano confindustriale

Il Sole 24 ore, quotidiano della Confindustria, lancia due allarmi a tinte grigie su due settori chiave dell’economia: l’industria e il commercio.

L’allarme più preoccupante riguarda l’esplosione a febbraio della cassa integrazione straordinaria. La notizia esce dal centro studi dell’Inps e si riversa poi su tutti gli organi di stampa, creando brividi tra i sindacati dei lavoratori. Le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate a gennaio, comunica l’Inps, “sono state 9,4 milioni. Un anno prima erano state 7,2 milioni: la variazione tendenziale è pari a +31,4%. In particolare, la variazione tendenziale è stata pari a +28,3% nel settore Industria e +40,2% nel settore Edilizia. La variazione congiunturale registra, nel mese di gennaio, rispetto al mese precedente, un incremento pari al 7,7%. Il numero di ore di cassa integrazione straordinaria autorizzate a gennaio è stato pari a 11,9 milioni, di cui 2,6 milioni per solidarietà, registrando un incremento pari al 52,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, che registrava 7,8 milioni di ore autorizzate. Nel mese di gennaio, rispetto al mese precedente, si registra una variazione congiunturale pari al +57,6%”.

L’altra notizia che attanaglia l’economia italiana, e che il Coronavirus peggiora di molto, è il bilancio fatto da Confcommercio sulla chiusura dei negozi negli ultimi 11 anni. La cifra è da brivido: 70.000, da 574.000 a 504.000. Secondo Confcommercio si tratta di una perdita del 12%, ma che nei centri storici supera il 14%. C’è invece una crescita consistente di bar, ristoranti e alberghi, che toccano la vetta dei 347.000 contro i circa 298.000 precedenti.

Un’altra notizia “curiosa” diffusa da Confcommercio è che sono sparite 120.000 imprese italiane, rimpiazzate da imprese straniere. Si tratta di capire se in questo “rimpiazzo” si sono persi per strada posti di lavoro. Il sospetto è legittimo.

 

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