Ritrovare chi siamo mentre lavoriamo, non dopo

Rientrare sul posto di lavoro dopo le vacanze è per molti un vissuto difficile, sia perché ci obbliga a rinunciare al tempo libero, sia perché ci obbliga a rispondere alle scadenze e agli obiettivi che non sono propriamente i nostri. Da una sfera, quella personale, si ri-torna ad una sfera condivisa con l’ambiente di lavoro […]

Rientrare sul posto di lavoro dopo le vacanze è per molti un vissuto difficile, sia perché ci obbliga a rinunciare al tempo libero, sia perché ci obbliga a rispondere alle scadenze e agli obiettivi che non sono propriamente i nostri. Da una sfera, quella personale, si ri-torna ad una sfera condivisa con l’ambiente di lavoro dove le priorità sono altre. “..lavorare stanca” diceva Pavese, ma ricominciare a lavorare per molti è ormai diventato ancor più faticoso: una routine subita più che un momento di ripartenza dopo aver accumulato motivazioni ed energia.
Per trasformare il ritorno in un “nuovo inizio” occorre però recuperare il significato di alcune delle parole che segnano la sequenza temporale che ogni occupato vive da agosto a settembre. Le quattro parole su cui vorrei riflettere sono: vacanza, ben-essere, lavoro e organizzazione del lavoro.

Vacanza

Come sempre, la scoperta del significato originario di una parola è l’occasione per capire il valore autentico delle cose e del tempo: andando al significato delle parole «vacanza» e «scuola», scopriamo che «vacanza» deriva da un verbo latino (vaco) che significa «sono libero da qualcosa per dedicarmi a qualcosa d’altro» e scuola deriva da un termine greco che in antichità voleva dire «tempo libero» (solo più tardi è diventato il luogo in cui si dibattevano questioni filosofiche o si leggevano testi). Ecco che quindi la vacanza diventa il tempo privilegiato per fare esperienze significative, capaci di farci apprendere e quindi crescere.

Ben-essere

È ormai ampiamente noto che lo star-bene (well-being) delle persone è associato non solamente ai bisogni materiali ma anche – e soprattutto – ai bisogni relazionali e cioè alla loro capacità di entrare in relazione in modo genuino con altri. Ed è altresì noto che, mentre le nostre economie avanzate sono diventate “macchine” straordinariamente efficienti per soddisfare l’ampia gamma dei bisogni materiali, non altrettanto si può dire di esse per quanto attiene i bisogni relazionali. La società attuale ci restituisce un nuovo concetto di scarsità: nell’abbondanza di beni e di contatti ciò che manca sono le relazioni, intese come quello scambio che attiva la persone in un percorso di “senso” e di “significato”.

Lavoro

E’ attraverso il lavoro che l’essere umano impara a conoscere se stesso e a realizzare il proprio piano di vita. La civiltà occidentale poggia su una idea forte, l’idea della “vita buona”, da cui il diritto-dovere per ciascuno di progettare la propria vita in vista di una civile felicità. Ma da dove partire per conseguire un tale obiettivo se non dal lavoro inteso quale luogo di una buona esistenza? La fioritura umana – cioè l’eudaimonia nel senso di Aristotele – non va cercata dopo il lavoro, come accadeva ieri, perché l’essere umano incontra la sua umanità mentre lavora. Di qui l’urgenza di superare un concetto di lavoro che per un verso vada oltre l’ipertrofia lavorativa tipica dei tempi nostri (il lavoro che riempie un vuoto antropologico crescente) e per l’altro verso valga a declinare l’idea di libertà del lavoro (la libertà di scegliere quelle attività che sono in grado di arricchire la mente e il cuore di coloro che sono impegnati nel processo lavorativo). Il che significa passare dall’idea del lavoro come attività a quella del lavoro come opera (Zamagni).

Organizzazione del lavoro

Un fatto, da tempo acquisito, è che nell’epoca attuale, che si è soliti definire post-industriale o post-tayloristica, il fattore di sviluppo principale che si realizza all’interno della singola impresa è la capacità di cooperare. L’impresa di successo, infatti, oggi è una “learning organization” ossia una organizzazione che fa della creazione e condivisione di conoscenza il proprio fattore di vantaggio comparato, facendo leva sulle motivazioni, estrinseche e intrinseche, di tutti i suoi collaboratori. E’ la compresenza armoniosa di relazioni cooperative e competitive tra gli stessi lavoratori, oltre che tra lavoratori e impresa, a rendere praticabile il modello della learning organization, alternativo e basicamente diverso da quello fordista, basato sul calcolo dei tempi di lavoro e sulla esecuzione di mansioni codificate in protocolli. Come scrivono Katz e Rosenberg: “La produttività di una organizzazione crucialmente dipende dalla cooperazione tra lavoratori”.
Queste brevissime riflessioni possono quindi essere utili per farci guardare il nostro lavoro, che (fortunatamente) riprende, in maniera diversa.  Se il tempo della vacanza è momento del ben-essere ossia il tempo privilegiato per accumulare esperienze gratificanti e relazioni significative, quello del lavoro è il tempo dove sperimentare nuovi modi di realizzarsi attraverso il cooperare. Certo, la fatica non ci si sarà mai tolta, ma sarà sicuramente un inizio diverso e probabilmente positivo.
A testimonianza di ciò, mi piace condividere la testimonianza di una mia amica, Francesca, che raccontando il suo rientro al lavoro dopo l’esperienza della maternità ha scritto sulla sua pagina di Facebook:

” ….intanto hai affinato naturalmente le tue doti organizzative e sei stata capace di ridefinire in 1 solo giorno (quello dopo il parto) tutte le tue priorità. Con lo stesso piglio ora sei in grado di fare pulizia, vedere cosa sia importante e cosa superfluo. Dove e come hai perso tempo. Quante volte hai dato troppa importanza a cose o persone inutilmente. Ora sei lucida ..Torni a lavorare dopo 9 mesi di maternità, il 1 di Agosto, e ti ricordi quanto ami il tuo lavoro. E sai che non sei di quelle donne che riescono solo a fare le mamme, anche se per un po’ ti è piaciuto. Sai che una dimensione sola nella vita non ti basta, non ti è mai bastata. Ma non è mai stato così bello tornare a casa.”

 

Come dire, la qualità della ripresa dipende dalla qualità del vissuto.

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