Dov’era Mantova quando si progettava il futuro?

Quante sono oggi le paure di cui siamo vittime di continuo, sparate a raffica dalle cosiddette fake news che in troppi utilizzano volutamente? Siamo stati condotti, in questi anni, alla paura: quella di trovarci ingabbiati in una società non nostra, dove se ci si muove la sera si corre il rischio di essere violentati e/o […]

Quante sono oggi le paure di cui siamo vittime di continuo, sparate a raffica dalle cosiddette fake news che in troppi utilizzano volutamente?

Siamo stati condotti, in questi anni, alla paura: quella di trovarci ingabbiati in una società non nostra, dove se ci si muove la sera si corre il rischio di essere violentati e/o derubati; la paura che tutto questo ci piombi addosso con mani straniere, con mani che “colorano di cioccolato”, soprattutto cioccolato amaro. E quando non veniamo attaccati fisicamente l’altra paura, forse ancor più strisciante e pericolosa, è quella di perdere la nostra certezza economica, frutto del fatto che altri ci tolgono il lavoro.

Già questo argomentare con “noi” e “gli altri” non porta da nessuna parte. Semmai contribuisce ad alimentare ulteriormente le paure e a scavare ancora di più fossati impossibili da attraversare, dove nessun ponte viene gettato.

Ed è forse proprio quello economico il nostro maggior timore. Poco importa se da qualche parte nel mondo c’è chi non arriverà a domattina; poco importa se sullo stesso pianerottolo che occupiamo c’è una famiglia che non riesce a sbarcare il lunario, chiunque essa sia e a qualunque latitudine del globo appartenga – anche alla nostra: ciò che conta è che nessuno venga a portarci via ciò che ci appartiene per diritto di nascita, quello che abbiamo e ci siamo conquistati.

 

Mantova, un territorio lavorativamente disomogeneo

Se il dato di partenza per un ragionamento sull’attuale momento occupazionale fosse questo, quel ragionamento sarebbe già finito. Serve un piccolo scatto ulteriore. Vediamo com’è la situazione nel mantovano: lo faremo prendendo a prestito una recente indagine condotta da Giovanni Telò, direttore de La Cittadella, settimanale dei cattolici mantovani, pubblicata sul numero del 21 ottobre scorso col titolo “Mantova, il lavoro che non c’è”.

I disoccupati, si legge, sono al 7,1%; in dieci anni si sono persi 12.000 posti di lavoro nelle aziende che hanno chiuso. Come è possibile? “Per tanti motivi: nel decennio della crisi (2007-2017) in provincia hanno chiuso 2.700 aziende, le quali hanno lasciato a casa 12.000 dipendenti. La città ha subìto un colpo molto duro: a Mantova si sono persi 1.200 posti di lavoro, a causa delle difficoltà di alcune aziende storiche (Burgo, Ies, Sogemi). Di fronte a un quadro indubbiamente allarmante – la disoccupazione è tra le più alte della Lombardia: 7,1%, ed è in aumento il lavoro nero – si aggiunge la tragica situazione di undici morti sul lavoro dall’inizio del 2018”, scrive Telò.

Sullo stesso argomento interviene Dino Perboni, segretario della CislAsse del Po” che comprende Mantova e Cremona: “Siamo veramente preoccupati. Il tema del lavoro deve più che mai tornare al centro dell’attenzione pubblica: in termini di maggiore occupazione, sicurezza per tutti, rilancio del territorio, partendo dai punti di forza che contraddistinguono la nostra provincia”.

A Mantova pare che si respiri un’aria peggiore rispetto al resto della Lombardia: “Milano con l’Expo è decollata”, dice sempre Perboni su La Cittadella. “Ne hanno beneficiato Varese e Como. Segnali incoraggianti arrivano anche da Verona e Brescia, e non è un caso che l’economia di Castiglione delle Stiviere, città che guarda verso Brescia, stia segnando in questo momento un trend positivo”.

Questa provincia procede non in modo omogeneo: buono l’andamento, oltre che a Castiglione, anche a Suzzara, grazie al consolidamento dell’Iveco. Permane lo stato di crisi per il distretto della calza di Castel Goffredo, mentre ormai sono croniche le difficoltà per il Destra Secchia. Aggiunge il segretario della Cisl: “A Mantova l’unico investimento è quello della Pro-Gest, per un importo di oltre 200 milioni di euro, con tutti i problemi che conosciamo, perché i rapporti tra gli enti locali, che avrebbero dovuto essere coordinati per le autorizzazioni, non sono stati lineari all’inizio del progetto industriale”.

Una veduta aerea della cartiera di Mantova
Una veduta aerea della cartiera di Mantova

Ad agosto scorso, quando si è di fatto avviato l’importante progetto di riqualificazione produttiva ed architettonica, i dipendenti erano 75, in maggioranza mantovani ed ex Burgo. Operai, ingegneri e periti, ma non mancano neolaureati e diplomati. A pieno regime saliranno a 150, senza contare l’indotto. Indubbiamente una bella boccata d’ossigeno.

 

 

Un futuro per il mantovano

Ovviamente non basta. Giovanni Telò nella sua indagine lo dice chiaramente: “Il nostro territorio non è stato in grado di progettare il proprio futuro, mentre i giovani vanno in altre città, se non all’estero, in cerca di lavoro”. E Perboni: “Non c’è tempo da perdere. Bisogna ripensare la provincia considerandola nel suo insieme, e per questo serve una maggiore concertazione tra enti locali, Camera di commercio, industriali e sindacati”.

Per farlo è indispensabile agire sulle realtà più qualificate oggi già presenti: l’agroalimentare, la manifattura di eccellenza, l’artigianato, la professionalità delle maestranze, la capacità operativa di molti comuni, le scuole di qualità e i percorsi universitari di livello. C’è inoltre bisogno di far conoscere il territorio all’estero affinché possano insediarsi nuove industrie.

E scattano alcune idee, come ad esempio quella di una fiera per promuovere le eccellenze del territorio e favorire così l’incontro tra domanda e offerta. A concludere il pezzo è il sindacalista, che indica due termini: realismo e ottimismo. “Riguardo all’ottimismo”, sottolinea Perboni, “direi ai giovani di impegnarsi nella vita sociale e politica. Il futuro si costruisce attraverso la partecipazione”.

 

Lavoro nella Provincia di Mantova: situazione critica

“Nel 3° semestre 2018 – prosegue Dino Perboni – il mercato del lavoro conferma l’inversione di tendenza rispetto a quanto riscontrato nello stesso periodo del 2017 ossia: saldo negativo fra assunzioni e cessazioni pari a -151,1%, che tradotto in cifre corrisponde a -1044 assunzioni nel 2018 a fronte dei +2042 avviamenti del 2017 a Mantova, ed è maggiore della media regionale che si attesta a -106,1%. La situazione è così composta: gli avviamenti passano dai 15.817 del 2017 ai 16.379 del 2018, con una crescita del 3,6%, ma le cessazioni crescono di molto e passano dalle 13.775 del 2017 alle 17.423 del 2018, con una crescita del 26,5%. Mentre il quadro regionale vede un aumento delle cessazioni pari al 20,1% e la crescita degli avviamenti del 5,4%. Quindi per la Provincia di Mantova la situazione è più critica”.

Questa è la situazione oggi nel mantovano. E a quanto sembra nessuno ha rubato posti di lavoro; purtroppo questi si sono volatilizzati per le ragioni che Telò e Perboni hanno presentato. Il timore che gli stranieri invadano il mercato del lavoro lo si può forse intravedere nelle aziende agricole dell’Alto Mantovano, dove vengono coltivati e commercializzati prodotti di assoluta qualità, dall’insalata alle patate, dai pomodori ai vini di valore internazionale. Ecco, in queste aziende la manodopera straniera, principalmente di lavoratori extra Unione Europea (sempre che l’Unione esista ancora, Brexit e fughe in avanti o indietro permettendo). Qui veramente la presenza di lavoratori non autoctoni è più forte che altrove.

Tuttavia serve una visione un po’ più ampia. Per farlo utilizzo un film di alcuni anni fa, Cose dell’altro mondo di Francesco Patierno con Diego Abatantuono. Una pellicola criticata fin da subito e definita razzista da alcune parti, anche con interrogazioni parlamentari. Il protagonista predica un mondo senza extracomunitari, solo che quando quel giorno improvvisamente arriva chiudono i bar, le aziende sono senza personale e non possono continuare, le abitazioni sono sporche. Ecco, anche da queste parti alcune aziende sarebbero costrette a chiudere, perché gran parte dei loro addetti è di origine non europea e personale locale non si trova. Soprattutto, forse, per quel tipo di lavoro. Forse.

 

La tutela del lavoro

Il tema del lavoro è senza dubbio uno di quelli per i quali il governo dovrebbe avere la massima attenzione, anche in virtù dell’articolo 1 del nostro dettato Costituzionale. È attraverso il lavoro che si rinsalda buona parte della dignità della persona. Ragion per cui creare timori ingiustificati su questo, come su ogni altro argomento, non aiuta certo la coesione sociale o le reciproche conoscenze, sempre nel rispetto delle norme del nostro bagaglio legislativo. Che devono essere osservate, non eluse o aggirate.

Anche in questo territorio, va sottolineato, vi sono aziende leader nel loro settore, dalla meccanica agricola alle serre per la coltivazione, dalla componentistica all’elettronica. Ugualmente troviamo imprenditori, anche nel distretto della calza, che hanno già da anni lo sguardo rivolto al futuro. Mettono del loro, rischiano in prima persona. Anche verso di loro serve l’interesse dello Stato, perché creano occupazione e danno dignità, oltre che alle persone, anche al lavoro stesso.

 

 

Foto di copertina: http://www.rechigi.com/mantova/

Foto nell’articolo https://www.progestspa.com/it/news/perfezionata-lacquisizione-della-cartiera-di-mantova/

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