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Nazareno Ventola, CEO Aeroporto di Bologna: “Alitalia salvata dal COVID-19? L’opportunità c’è”
L’uragano coronavirus potrebbe favorire la resurrezione di Alitalia dopo decenni di tentativi falliti da parte del capitale pubblico e privato? Il quesito è arduo è di certo pregno di cinismo, ma se si dà uno sguardo alla comunità degli affari e alle alte sfere della politica si scopre che qualcuno, sia pure a bassa voce, […]
L’uragano coronavirus potrebbe favorire la resurrezione di Alitalia dopo decenni di tentativi falliti da parte del capitale pubblico e privato? Il quesito è arduo è di certo pregno di cinismo, ma se si dà uno sguardo alla comunità degli affari e alle alte sfere della politica si scopre che qualcuno, sia pure a bassa voce, questa domanda se la sta ponendo.
Una prima conferma ci viene dal ministro Stefano Patuanelli: “Tutte le compagnie aeree mondiali sono in forte difficoltà, e se prima Alitalia si trovava a essere un vaso di cristallo tra vasi di acciaio oggi questa situazione non è più così. La compagnia si troverà in una situazione di parità con tutti i competitor e potrà scalare fasce di mercato che sarebbero altrimenti state precluse”. Prima di addentrarci in questa indagine con uno scambio di vedute con Nazareno Ventola, CEO dell’Aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna (noto per la sua politica aziendale ispirata alla sostenibilità ambientale), vediamo qualche cifra sul disastro provocato dal COVID-19.
Alitalia era già sull’orlo del fallimento, e proprio in questi giorni il governo sta predisponendo l’ennesimo tentativo di salvataggio per la nascita di una nuova Alitalia, ma malgrado le buone intenzioni sul futuro incerto di quella che fu la compagnia di bandiera, la scure del coronavirus ha già provocato una ferita profonda e certa con una perdita del fatturato dell’87,5%. A questa ferita vanno aggiunte le cifre shock messe nero su bianco dal presidente di Assaeroporti Fabrizio Palenzona: nell’anno in corso il centro studi dell’associazione prevede una perdita di 130 milioni di passeggeri e una riduzione del fatturato 2020 di oltre 1,6 miliardi rispetto all’anno 2019. “Tenga conto – ci spiega Nazareno Ventola – che stavamo per raggiungere i 200 milioni di passeggeri e oggi la prospettiva è di perderne molto di più della metà”.
Ma il dramma più grande riguarda il personale. “Oltre il 90% del personale aeroportuale nazionale si sta attrezzando per chiedere la cassa integrazione. E ciò in presenza di costi delle infrastrutture non sopprimibili, come ci ha detto Fabrizio Palenzona, che vanno dal 60% all’80%”.
Insomma dottor Ventola, una tragedia inedita che sta provocando un cataclisma imprevedibile. Poi ci torneremo, sul futuro degli aeroporti, ma prima mi dia un suo parere su questo quesito: è possibile in questo inferno che Alitalia tragga addirittura un vantaggio relativo da questo azzeramento di tutte le compagnie aeree del mondo?
Direi che questa opportunità c’è, e credo che Alitalia non se la debba fare sfuggire. La crisi che si è aperta con la pandemia ha resettato il mercato delle compagnie aeree. Con un’immagine potremmo fare riferimento alla Formula Uno quando le auto vengono messe ai blocchi di partenza. Ecco: per una drammatica coincidenza, Alitalia oggi è ai blocchi di partenza assieme a tutte le grandi compagnie aeree che hanno subito una chiusura prolungata. Ma a mio parere questa posizione di parità deve essere capace di mantenerla. Mi risulta che tutti gli Stati che sono stati colpiti dalla pandemia stiano mettendo in campo finanziamenti massicci per consentire alle compagnie di ripartire con le nuove condizioni di sicurezza. Se non saremo in grado di sfruttare questa opportunità la competizione ci riporterà nelle ultime file.
In questi giorni in effetti si riparla del rilancio dell’Alitalia. Il ministro Patuanelli ha annunciato che entro giugno ci sarà una Newco pubblica che rilancerà la compagnia di bandiera con una flotta di 90 aerei, alcuni dei quali a lungo raggio. In seguito si penserà alle alleanze tra pubblico e privato. Lei che cosa ne pensa dell’assetto proprietario?
Le confesso che non guardo con entusiasmo ai discorsi sul capitale pubblico o privato. Finora questa alternanza pubblico-privato non ha funzionato. Quello che decide è la strategia, l’efficienza, e soprattutto la competenza del settore. Le due grandi debolezze dell’Alitalia sono il lungo raggio e il low cost. Se non si aggrediscono questi due punti non se ne esce. Tenga conto del fatto che alcune compagnie colpite dalla pandemia hanno molta liquidità in cassa, e la metteranno tutta negli investimenti per la ripartenza. Dovrebbe avvenire così anche in Italia, se no quella parità ai nastri di partenza la perderemo rapidamente.
Torniamo agli aeroporti. Che cosa accadrà, qual è la profondità dell’abisso nel quale sono sprofondati? Che cosa chiedete al governo?
Guardi, glielo dico ancora una volta con delle immagini: è uno sconvolgimento epocale, molto più pesante, tanto per darle un’idea, di quanto avvenne nel mondo dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre alle Torri Gemelle, più pesante della SARS e più pesante della guerra del Golfo degli anni Novanta. Sono saltati tutti i modelli di business. E se vogliamo fare riferimento all’Europa di cui si parla in questi giorni, è vitale che da questa crisi se ne esca con provvedimenti uniformi e armonizzati per tutto il continente; se no ci saranno dei divari drammatici, incolmabili.
A proposito di modelli di business e di modelli sociali: non crede che ci sia il rischio, nell’immediato, di un aumento dei prezzi, e dunque un modello di business anni Cinquanta, quando l’élite andava in aereo e la classe media e medio-bassa viaggiava in treno?
Penso purtroppo che ambedue questi scenari siano possibili. Un aumento dei prezzi delle tariffe aeree è ipotizzabile e prevedibile, ma è bene che si sappia che la domanda non è così elastica. Intendo dire che, in presenza di una recessione come quella che tutti gli indicatori prevedono, a un aumento sensibile dei prezzi si verificherebbe un calo della domanda altrettanto sensibile. Quindi devo dire che lo scenario che immaginava lei è possibile. Un aumento delle diseguaglianze sociali non possiamo escluderlo nel breve periodo, ma dobbiamo far sì che sia transitorio, altrimenti il sistema entrerebbe in una spirale negativa assai pericolosa. Non si può tornare indietro alla fase precedente alla rivoluzione del trasporto di massa introdotta dalle compagnie low cost. Per noi c’è l’opportunità di colmare quel divario, ma abbiamo bisogno di grandi risorse.
Si riferisce agli aiuti che sta predisponendo il governo?
Anche a questo, ovviamente. Come le dicevo, le cifre che ci ha annunciato Fabrizio Palenzona sono terribili: si parla di una perdita di 130 milioni di passeggeri e di una perdita del fatturato di 1,6 miliardi. L’Aeroporto di Bologna? Tenga conto che il nostro Aeroporto è uno snodo importante per il turismo internazionale e inevitabilmente subiremo gravissime perdite. La cosa importante, a parte le agevolazioni sui pagamenti, la riduzione dei carichi fiscali e altre richieste di aiuto chieste dall’Assaeroporti, è che ci sia un intervento equilibrato su tutta la filiera, che tenga conto soprattutto del ruolo vitale che gioca il turismo per il nostro settore. In questa fase se si andasse in ordine sparso, scaricando la crisi sui punti deboli del sistema e non tenendo conto dell’interdipendenza tra i settori, sarebbero guai. È questo che mi sentirei di chiedere al governo.
Foto by knowita.it
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