A Pisa sta su solo la Torre

Dall’alto dei 58 metri e 36 centimetri, Pisa si rivela tutt’altro che conciliata. La Torre pende sempre 3,9° sulla verticale: sintomo secolare della realtà che sfugge ai parametri della consuetudine. E le sette campane restituiscono l’eco di identità contrastanti, in città come in provincia. Pisa vanta tre Università (l’Ateneo fondato nel 1343 più la Normale […]

Dall’alto dei 58 metri e 36 centimetri, Pisa si rivela tutt’altro che conciliata. La Torre pende sempre 3,9° sulla verticale: sintomo secolare della realtà che sfugge ai parametri della consuetudine. E le sette campane restituiscono l’eco di identità contrastanti, in città come in provincia.

Pisa vanta tre Università (l’Ateneo fondato nel 1343 più la Normale e il Sant’Anna), ospita i parà della Folgore ed è il bersaglio satirico del Vernacoliere di Livorno. È la città di papa Eugenio III e Galileo Galilei, Andrea Bocelli e Antonio Tabucchi, Enrico Letta e del suo amico Simone Guerrini, ora capo segreteria al Quirinale. La provincia conta 37 comuni: 420.752 residenti, di cui 41.688 stranieri (20% di albanesi e 15% di rumeni). La vita di Pisa scorre ancora lungo le anse dell’Arno fino alla Marina. Tuttavia con il fiume sfocia a mare il vortice dei cambiamenti recenti per il capoluogo con poco più di 90.000 abitanti.

 

Pisa oltre la Torre pendente: Lega, fallimenti bancari e morti sul lavoro

Pisa oggi sembra un flipper. È andato in tilt il monopolio più o meno “rosso” che durava dal lontano 1971. Il nuovo sindaco Michele Conti (eletto al ballottaggio con il 52,3% dei consensi contro Andrea Serfogli) era un consigliere di Alleanza Nazionale convertitosi al verbo di Salvini. E la Lega è passata così da 125 voti del 2013 ai 9.767 di giugno, pari al 25% come primo partito nelle urne.

Anche la pallina della qualità della vita (indagine 2018 del Sole 24 Ore) non sta più in gioco: 54° posto con sette posizioni perse, che si aggiungono alle venticinque accumulate nel biennio precedente. Non va certo meglio per le industrie: la Camera di commercio certifica un eloquente meno 7,3% di calzaturifici, mobilifici e industrie meccaniche nel periodo 2009-2017, che l’esplosione di bar e ristoranti non può certo compensare. La filiera della concia nel distretto di Santa Croce sull’Arno risente della crisi, che colpisce l’intero export dell’economia locale verso Europa e Asia. Le statistiche – aggiornate al 2017 – indicano in 709 milioni di euro il volume della produzione nel territorio di Pisa destinata all’estero. La meccanica (con 244 milioni) aveva fatto registrare un boom pari al 30% in più rispetto ai numeri del 2013.

Eppure anche qui è saltata la banca del territorio: in estate Credit Agricole-Cariparma ha incorporato la Cassa di Risparmio di San Miniato, fondata nel 1830 dal vescovo Torello Pierazzi, che aveva chiuso il bilancio 2017 con 166,6 milioni di perdite consolidate. Il presidente Divo Gronchi, sulla soglia degli 80 anni – trascorsi fra Montepaschi, Bpi, Popolare di Vicenza – ha firmato a Milano la resa della cassaforte pisana ai francesi.

E a Pisa il lavoro uccide. Nella notte fra il 13 e il 14 febbraio il saldatore Alessandro Colombini (39 anni, sposato e con un figlio di 8 anni) è precipitato dal ponteggio di 14 metri intorno a uno yacht in costruzione nel cantiere navale Seven Stars. La Procura ha iscritto sei nomi nel registro degli indagati per questa “morte bianca”.

Il 6 settembre un lutto più che eclatante: il rider Maurizio Cammillini, 30 anni, ha perso la vita in scooter al secondo giorno di lavoro nella consegna di pizze a domicilio. «Era uno dei tanti pony express, la categoria che è il frutto dell’economia del lavoretto remunerato a cottimo. E ben poco, oltretutto: spesso non si raggiungono nemmeno i 4 euro all’ora», evidenzia Francesco Auletto, il consigliere comunale di Diritti in Comune.

 

La questione della Normale, il lavoro, la corruzione

Pisa scalpita, si agita e fa scintilla. Sotto l’albero di Natale si è accesa la polemica sull’ipotesi di “clonarela Normale nell’Università Federico II di Napoli. Sindaco contro rettore, orgoglio toscano alle prese con il Sud, studenti in rivolta. Con tanto di “Barone dimettiti” che compare nel maxi-schermo della mensa al posto del menu del giorno. E il 9 gennaio in Senato accademico si annuncia la resa dei conti, anche se da Roma il governo Conte ha già cassato l’affiliazione della nuova Scuola superiore napoletana con la Normale.

Pisa intanto perde pezzi. Bankitalia ha ingranato il piano di chiusura delle sedi territoriali in Toscana: Pisa e Grosseto restano senza uffici, perché le filiali sopravvissute sono solo quelle di Firenze, Livorno e Arezzo. Proverà a consolarsi con l’edizione 2019 del Toscana Pride, che porta in piazza 50.000 persone all’insegna dell’orgoglio di gay, lesbiche, bisessuali e transgender?

Nel territorio, la produzione fa i conti con le “società liquide”. La regione è ottava (34,7% rispetto alla media nazionale del 36,3%) nella classifica dei pagamenti regolari delle aziende. A Pisa come a Prato, la puntualità delle imprese nella gestione amministrativa arriva fino al 38,5%. Ma è tramontata l’epoca d’oro della Richard Ginori e della Marzotto, che ha ceduto la storica sede all’Ateneo. Commessi, autotrasportatori, addetti alle pulizie, magazzinieri: sono queste le richieste del mercato del lavoro, che nell’ultimo trimestre dell’anno ha garantito oltre 6.000 assunzioni con contratti di ogni tipo.

E rimbalza fino a Pisa l’allarme rosso del nuovo Rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione, commissionato dalla Regione alla Normale: la Toscana, con 78 clan attivi, rappresenta la quarta regione per arresti e denunce. «Le organizzazioni mafiose giocano di sponda e trovano interlocutori come quello dei mercati illegali tradizionali, con la pubblica amministrazione e il mondo dell’impresa con cui fare affari. Rapporti ibridi e contaminazioni della criminalità organizzata nella politica o nella società civile», sintetizza il professor Alberto Vannucci, coordinatore del gruppo di ricerca.

Almeno Pisa vola più in alto di Firenze: l’aeroporto Galilei ha superato nel 2017 la soglia dei 5 milioni di passeggeri con oltre 10.000 tonnellate di trasporto cargo.

 

Da Pisa a Pontedera: moto e cioccolato

Corre anche la Piaggio, con il suo fatturato miliardario e una holding internazionale che da tre lustri fa capo a Roberto Colaninno, con tanto di quotazione in Bosa.

A Pontedera c’è lo stabilimento griffato Vespa, ma a Boston lavora la divisione robotica del centro di ricerca. A luglio il Gruppo Piaggio ha perfezionato l’intesa strategica con i cinesi di Foton Motor Group (il maggiore produttore di veicoli commerciali della Repubblica popolare di Pechino, con circa 40.000 dipendenti nel mondo). Così da Pontedera uscirà la gamma di veicoli commerciali a quattro ruote che saranno in vendita dal 2020.

È invece già in commercio l’ultimo modello della storica Vespa, in sintonia con la sostenibilità ambientale: costa 6.390 euro la versione elettrica. Tre esemplari sono stati consegnati alla Polizia municipale di Montecarlo, con il principato monegasco intenzionato a schierare una flotta di “scooter eco”.

La storia del marchio nato nel 1884 si rinnova. Poche settimane fa, il Museo Piaggio di Pontedera ha ospitato un compleanno speciale: i 90 anni di Giuseppe Cau (meccanico romano, nato il 7 dicembre) che in sella a una Vespa “non agonistica”, a 20 anni, arrivò secondo nella Roma-Ostia. E fu subito assunto come collaudatore speciale, entrando poi nella “pattuglia acrobatica” degli scooter Piaggio. Un simbolo del passato celebrato come merita.

Il futuro esige la conferma di numero uno in Europa nella costruzione di mezzi a due ruote. Il Gruppo Piaggio sforna 376.000 scooter e moto, anche con i marchi Aprilia, Moto Guzzi, Gilera e Derbi. Si aggiungono altri 176.000 veicoli commerciali leggeri, come Ape e Porter. Senza dimenticare la scuderia Aprilia Racing (ereditata da Noale), che con lo spagnolo Aleix Espargaró partecipa al Mondiale Moto GP.

Ma Pontedera è anche il luogo di una speciale intrapresa. Da vent’anni nell’ex fonderia della frazione La Rotta arrivano i sacchi di canapa con i semi selezionati nella piantagione del Venezuela. Cecilia Tessieri, prima donna al mondo nel ruolo di maître chocolatier, ha realizzato il sogno di «rendere il mondo un po’ più dolce, un quadratino alla volta». Fino a conquistare per due anni di fila, con il marchio Amedei (scelto in onore della nonna materna), il premio per il miglior cioccolatodal seme alla tavoletta” assegnato dalla prestigiosa Academy of Chocolate di Londra.

 

Photo by francesco-ungaro on unsplash

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