Produttività sana in corpore sano

Dati recenti mostrano come a partire dai primi anni 2000 il tasso di ospedalizzazione per le malattie cardiovascolari sia in continuo aumento. Allo stesso tempo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha previsto che il numero di pazienti ad alto rischio cardiovascolare, dagli attuali 300 milioni raggiungerà oltre 600 milioni nel 2020, soprattutto a causa della […]

Dati recenti mostrano come a partire dai primi anni 2000 il tasso di ospedalizzazione per le malattie cardiovascolari sia in continuo aumento. Allo stesso tempo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha previsto che il numero di pazienti ad alto rischio cardiovascolare, dagli attuali 300 milioni raggiungerà oltre 600 milioni nel 2020, soprattutto a causa della larga diffusione nella popolazione generale dei principali fattori di rischio cardiovascolare e l’incremento marcato e progressivo di condizioni come il diabete e l’obesità. Negli ultimi anni, una serie di studi controllati ha dimostrato che un’alimentazione ricca di frutta e verdura riduce i valori della pressione arteriosa e migliora il profilo di rischio cardiovascolare. L’effetto di una dieta ricca di frutta e verdura sulla pressione arteriosa è dovuto al fatto che questi alimenti sono poveri di grassi, ricchi di fibre e sali minerali, come il potassio, capaci di contrastare lo sviluppo di ipertensione arteriosa. Altri studi successivi hanno confermato tali dati, sottolineando che questo tipo di alimentazione è di facile attuazione e andrebbe promosso nella popolazione generale. Ciò ci impone di migliorare le strategie di prevenzione cardiovascolare ad iniziare dai luoghi di lavoro.

Produrre, produrre, produrre. Però mangiando sano.

L’alimentazione è un aspetto fondamentale della nostra vita e va curata nella quotidianità. Il luogo di lavoro rappresenta infatti l’ambiente nel quale trascorriamo gran parte della nostra giornata e per questo riveste un ruolo centrale per le nostre abitudini alimentari. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) nel rapporto “Food at Work Workplace. Solutions for Malnutrition, Obesity and Chronic Diseases”, pubblicato nel 2005, ha affermato che una non adeguata alimentazione nei luoghi di lavoro nuoce alla salute dei lavoratori e può provocare una perdita di produttività pari al 20%.

È stato infatti evidenziato come, in ambito lavorativo, gli obesi hanno maggiori assenze per malattia rispetto agli altri (1,5 volte maggiore rispetto ai colleghi con peso ottimale); tra i diabetici di tipo II gli obesi sarebbero meno produttivi rispetto ai normopeso a causa della loro salute, con una perdita di circa 5,9 ore a settimana, rispetto alle 3,6 ore dei normopeso. Peraltro si deve anche considerare il fattore “invecchiamento” come elemento di cui tener conto per le proprie scelte alimentari e che le nostre esigenze nutrizionali cambiano con il trascorrere degli anni.
Da più parti si afferma che, proprio perché sana, facile da seguire e gradevole, la Dieta Mediterranea viene ormai raccomandata come dieta ideale da promuovere nelle scuole, negli ambienti di lavoro, nelle famiglie non solo dei Paesi Mediterranei, ma anche negli Stati Uniti (DHHS Scientific Report of the 2015 Dietary guidelines Advisory Committee) e in tutta Europa. In particolare, il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea ha invitato tutti i paesi membri a “promuovere la salute dei cittadini attraverso una dieta sana, come la Dieta Mediterranea”. (Council of the European Union Conclusions on nutrition and physical activity, 2014).
Promuovere un’alimentazione sana ed equilibrata, ottenuta con investimenti modesti e facilmente ammortizzabili, significa incidere in modo determinante sul benessere psicofisico del lavoratore e questo spesso comporta non solo un momento delicato dal punto di vista delle scelte alimentari, ma ha anche un impatto importante sul bilancio individuale e familiare. Per tali ragioni, infatti, tra i lavoratori i servizi di mensa e ristorazione rappresentano uno dei benefit più apprezzati che rientrano nel cosiddetto “welfare aziendale”.
Poiché la scelta di dove mangiare condiziona anche la scelta di cosa mangiare, la promozione di un’alimentazione corretta per favorire una scelta razionale e consapevole durante la giornata lavorativa passa attraverso il coinvolgimento diretto di tutti gli i soggetti, dipendenti e operatori delle ditte di ristorazione che erogano i propri servizi presso enti e aziende.

Composizione del menù aziendale dentro una app

Da questi presupposti nasce il progetto MyMensa, insignito della menzione speciale all’edizione 2015 del Premio CNR per l’Innovazione. Esso mira, mediante programmi di educazione alimentare, a promuovere una gestione consapevole della preparazione dei cibi da parte dei cuochi (con menu concordati con ricercatori del CNR esperti in nutrizione) e del consumo di cibo da parte dei singoli dipendenti, nonché a garantire una organizzazione del servizio da parte del CNR più efficiente sia sul profilo ambientale che economico, riducendo lo spreco alimentare attraverso un sistema di preferenze alimentari.
Per favorire il coinvolgimento del dipendente a far propri i principi di una corretta e sana alimentazione, il progetto MyMensa punta, oltre che su seminari formativi/educativi, anche sulle nuove tecnologie della informazione e comunicazione. Attraverso un’applicazione web fruibile da dispositivi mobili, sono rese disponibili agli utenti le informazioni sul menu della settimana, relativamente agli ingredienti, i valori nutrizionali e calorici, l’origine e le modalità di cottura dei singoli piatti. L’interazione è possibile attraverso un QRcode, cioè un codice bidimensionale, associato ad ogni pietanza, e anche direttamente dalla interfaccia web dell’applicazione mediante selezione dal menu del giorno.
La lettura del QRcode permette l’accesso ad una serie di informazioni utili e aggiornate: l’utente potrà visionare le modalità di cottura (ad esempio, prodotto da forno, cotto a vapore, fritto) e i valori nutrizionali e calorici della pietanza. In particolare, le schede nutrizionali delle singole pietanze sono corredate da un indicatore visivo (modello “semaforo” con i colori verde: “ok”; giallo: “attenzione”; “rosso”: sconsigliato) per uno o più aspetti correlati alla salute quali l’ipercolesterolemia, l’ipertrigliceridemia, l’iperglicemia/diabete, l’ipertensione arteriosa, l’obesità.

Il fine è quello di far operare una scelta appropriata alle proprie esigenze, ai propri gusti e, soprattutto, salutare. Infatti, quando si parla di profilo nutrizionale ci si riferisce a tutta una serie di criteri che permettono di classificare gli alimenti in base alla loro composizione nutrizionale e, conseguentemente, alla loro influenza nella prevenzione delle malattie e nella promozione della salute con l’obiettivo di guidare il consumatore nella scelta del cibo da preferire, per aiutarlo a fare scelte alimentari più sane. In tal modo, è possibile seguire una strategia di salute pubblica con un favorevole rapporto di costo/efficacia per ridurre l’incidenza di malattie croniche legate all’alimentazione.
Il dipendente, inoltre, può attivare la funzione di “diario alimentare” per registrare le sue scelte, e quindi monitorare i pasti consumati nel tempo. Definendo il proprio profilo, l’app potrà offrire all’utente suggerimenti e grafici che mostrano i propri progressi. Le interfacce persuasive offriranno rinforzi visivi contingenti e personalizzati.
Un aspetto tradizionale ma non meno rilevante del progetto è quello di un’attività di informazione-formazione ai dipendenti per diffondere le buone norme di un corretto e sano stile di vita. Il progetto prevede una serie di incontri e seminari itineranti nelle diverse aree di ricerca del CNR dislocate sul territorio nazionale per rendere partecipi e consapevoli tutti i dipendenti che mangiare in modo sano ed equilibrato sul luogo di lavoro significa acquisire una consapevolezza maggiore sulle scelte alimentari, pensando alla propria salute anche quando si lavora.

Queste informazioni, tra l’altro, possono essere riportate in famiglia, con una ricaduta positiva per l’intero gruppo familiare.

 

 

Articolo a cura di Silvana Moscatelli e Stefania Maggi, entrambe tecnologhe presso CNR.

 

(Photo credits: salute.leonardo.it)

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