La rappresentanza politica ai tempi del peer to peer

Si è fatto strada un nuovo modo di comunicare che non elimina il ruolo dei mass media tradizionale ma che passa da un modello B2C ad un modello C2B2C. Il mercato globale, digitale e concorrenziale punta sempre di più a disintermediare i rapporti mediati da soggetti “istituzionali”. Si pensi a Netflix, che grazie allo streaming […]

Si è fatto strada un nuovo modo di comunicare che non elimina il ruolo dei mass media tradizionale ma che passa da un modello B2C ad un modello C2B2C. Il mercato globale, digitale e concorrenziale punta sempre di più a disintermediare i rapporti mediati da soggetti “istituzionali”. Si pensi a Netflix, che grazie allo streaming e a un concetto innovativo di consumo (quello del bingwatching) è oggi in grado di competere con broadcaster del calibro di Hbo, Fox e Cnn; oppure a WhatsApp che sta mettendo in crisi le grandi compagnie di Telecomunicazioni. Applicazioni come Uber, Netflix, Whatsapp, Eni Enjoy seguono la logica di rendere il rapporto tra il prodotto/servizio e il consumatore più diretto.
Disintermediare i rapporti mediati da soggetti “istituzionali” significa quindi intraprendere una tipologia di relazione che va al di là della mediazione, per arrivare così ad una nuova forma di inclusione. Tuttavia, queste forme di disintermediazione rischiano di tradursi semplicemente in nuove forme di mediazione, evolute e spesso sostenute dall’avvento del digitale ma che ricomprendono in se stesse le vecchie forme tradizionali.

Scavalcare i vecchi corpi intermedi non significa, in assoluto, eliminarne il corpo stesso.
Per fare un esempio, non è assolutamente vero che oggi i politici arrivano alle persone solo ed esclusivamente attraverso Twitter, perché il consumatore-cittadino legge il tweet sul giornale online o lo vede citato in televisione dai telegiornali.
La crisi dei cosiddetti corpi intermedi, cioè di quelle formazioni sociali chiamate a rappresentare i bisogni e le istanze dei cittadini – partiti, sindacati, associazioni di categoria, grandi giornali – che hanno costituito per decenni l’ossatura della democrazia italiana, è una crisi di numeri ma soprattutto di credibilità.

Il legame spezzato tra rappresentanti e rappresentati non vale solo per i partiti, riguarda con uguale profondità le organizzazioni sindacali e imprenditoriali, sempre più lontane dai problemi e dagli interessi di lavoratori e imprese.
Questa versione zoppicante di società civile non poteva reggere a lungo. In assenza di un rapporto con i lavoratori, con le imprese e il territorio, e di un apporto reciproco tra politica e corpi intermedi, gli interessi sociali stanno trovando altre strade.

Ecco apparire la generazione peer to peer che punta a scavalcare ogni forma di intermediazione perché la velocità di scambio dei prodotti e dei messaggi, la rapidità di contrattazione tra le parti o semplicemente il modo in cui vengono prese le scelte è ormai doppia rispetto a quella che i corpi intermedi possono sopportare e sostenere.
Il ragionamento è semplice : se i corpi intermedi rallentano la nostra corsa e non ci permettono di ottenere quello che vorremmo, cioè i nostri sogni e i nostri bisogni, fino anche a semplificare la nostra vita, l’unico modo è quello di mettere in campo delle mediazioni diverse tali per cui si possa keep it short, simple, clear.

Di fronte all’oggettiva perdita di centralità e potere dei corpi intermedi, c’è chi risponde “io parlo direttamente ai lavoratori, non con chi rappresenta i lavoratori ” oppure “io parlo direttamente con l’imprenditore, non con chi rappresenta le imprese”. E così via all’infinito. La crisi dei cosiddetti corpi intermedi nasce da una profonda crisi di rappresentanza e in qualche misura la colma attraverso la comunicazione digitale ma allo stesso tempo ci pone una serie di domande importanti. I corpi intermedi – quindi le organizzazioni sindacali e i partiti politici – possono ancora dirsi intermedi? E poi sono ancora in grado di mediare tra lavoro e impresa, tra società e politica? Rappresentano ancora qualcuno oltre a se stessi? Questi corpi intermedi non sono più “radicati nella società reale”, non curano più le persone con attenzione, ma bensì i propri rapporti reciproci all’interno di palazzi in una progressiva trasformazione delle principali organizzazioni di rappresentanza economico-sociale in strutture burocratiche.

In tutte le democrazie avanzate, i corpi intermedi svolgono rilevanti funzioni pubbliche – dalla sanità all’assistenza sociale, dall’ambiente ai beni culturali – e danno sostegno a leader, partiti e schieramenti politici agendo in piena autonomia. Perciò non è possibile pensare di negare dignità e legittimità ai corpi intermedi, cioè alle molteplici articolazioni attraverso le quali gli interessi, i bisogni, i valori presenti nella società si manifestano sulla scena pubblica. Una democrazia non può vivere di sola delega elettorale ha bisogno di sussidiarietà, ha bisogno che la politica ceda alla società organizzata compiti pubblici; per questo sono indispensabili corpi intermedi (sindacati, associazioni imprenditori) forti e autorevoli.

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