Pino Aprile

Nato murgiano (Gioia del Colle) e vissuto salentino (Taranto), quindi di formazione carsica e marinara: sino ai sei anni ha abitato in un villaggio in pineta e sul mare; per confine ebbe il Gàlaso, fiume carsico, che credeva limite del mondo materiale e che sull’altra sponda tutto fosse di aria, ma alla vista simile, e quelle persone si materializzassero attraversando il ponte. Da allora trascorse anni a cercare di individuare, temendoli, “gli esseri di aria”. Poi, rito di passaggio, per gli adolescenti del rione Tamburi (lo stabilimento siderurgico stava nascendo) era tuffarsi sudati nella gelida sorgente del fiume Galèso, carsico e corto, fra i più cantati dai poeti. Uno di loro morì, altri furono uccisi dai veleni dell'acciaieria. Lui lasciò la città e sopravvisse. Il resto sono dettagli: giornalista dall'età di vent'anni, quotidiani, settimanali (che ha pure diretto), Tv7 e inchiesta tv con Zavoli, una quindicina di libri, canzoni per Albano (di una anche la musica), due figlie, un nipote, una barca a vela.

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Reportage

Il lavoro sottosopra

Le nuove modalità di lavoro a distanza innescate di colpo dall’emergenza COVID-19 stanno facendo riflettere sulle nuove e possibili geografie professionali, alle quali è dedicato questo reportage. Milano non è più il miraggio di prima e l’Italia ne aveva bisogno: o adesso si riposiziona correttamente il Sud o lo perderemo per sempre, e con lui l’Italia.