Crisi occupazionale in Veneto: navigator, efficaci o inutili?

Il ruolo e l’efficacia dei navigator al netto della narrazione negativa. SenzaFiltro consulta la loro neonata associazione nazionale e due testimonianze dal Veneto: “Dove c’è dialogo con le aziende le cose funzionano, ma forse a Confindustria interessa solo dimostrare l’inutilità del nostro operato”.

Scarsa sinergia tra i diversi attori istituzionali coinvolti. Non c’è sintesi migliore per definire la quotidiana epopea gestionale percorsa dai navigator in Italia, figure nate per supportare una misura complessa come il Reddito di Cittadinanza e costrette a confrontarsi, per lavorare, con un enigmatico sistema multilivello. Una selva di approcci all’interno della quale INPS, ANPAL, regioni, province e centri per l’impiego si riconoscono in un unico denominatore comune: l’assoluta disomogeneità territoriale.

Navigator, l’Italia è un mosaico: “Mancanza di comunicazione tra piattaforme regionali”

Ognuno per conto suo, insomma, a partire dalla scelta degli strumenti informatici. “Le piattaforme regionali non dialogano ancora tra loro”, racconta Antonio Lenzi, coordinatore regioni con delega alla comunicazione di A.N.NA., l’Associazione Nazionale Navigator. “In un mercato del lavoro dove la mobilità è un aspetto strategico, la mancanza di comunicazione tra Veneto e Lombardia, ad esempio, rappresenta una criticità non indifferente. Purtroppo non abbiamo evidenza delle esperienze svolte dai beneficiari in regioni diverse da quelle in cui operiamo”.

In pratica un’organizzazione a compartimenti stagni, alla quale si aggiunge una platea di persone da ricollocare con bassa scolarizzazione e poche competenze tecniche. E le aziende, in questo contesto? “ANPAL a settembre 2020 ha introdotto un gestionale nazionale dedicato alle imprese per la mappatura delle opportunità professionali, che però finora non interagisce con i singoli territori, obbligando i navigator a una corposa attività di back office”.

A.N.NA. nasce per sottolineare questi aspetti? “Non siamo un sindacato, l’intento principale è cambiare la cattiva narrazione che da sempre accompagna il nostro ruolo. L’immagine pessima nasconde i veri temi da affrontare, primo fra tutti l’enorme differenza di coinvolgimento tra un territorio e l’altro”.

Il governo, peraltro, non sembra voler chiudere la porta. “Difficile ipotizzare rivoluzioni, con la fine del blocco dei licenziamenti c’è il serio rischio che la Naspi diventi l’antipasto del Reddito di Cittadinanza. Poi, se parliamo del Veneto dove il mercato del lavoro è dinamico, anche il nostro operato ne trae vantaggio. Se pensiamo però a Calabria o Sicilia, l’eventualità di una gigantesca bomba sociale non è così effimera.”

Un problema certificato dalla nota di ANPAL dello scorso 19 aprile, relativa al primo trimestre. Il numero dei beneficiari si attesta ora intorno al milione e seicentomila e, di questi, appena il 31% è firmatario di un patto di lavoro in corso di validità. Nessun nuovo dato ufficiale circa i percettori ricollocati, con l’ultimo aggiornamento di ottobre 2020 fermo al 25% su base nazionale.

Nel Veneto in crisi i navigator hanno più colpa o più meriti?

A prescindere dai numeri attuali, dice Lenzi, in Veneto il progetto potrebbe funzionare, pur se non accompagnato da entusiasmo e fanfare, con la politica locale a guidare l’esercito dei detrattori. Bisogna ammettere, peraltro, che il primo trimestre ha evidenziato, anche per la regione guidata da Zaia, dati preoccupanti rispetto all’andamento delle assunzioni.

Come spiega l’osservatorio pubblicato da Veneto Lavoro, gli inserimenti sono calati del 17% rispetto al 2020 e del 31% in rapporto al 2019. Poco più di centomila in totale, a certificare lo scarso dinamismo del mercato del lavoro veneto. Le donne, purtroppo non una novità, si confermano le più penalizzate, con una flessione del 22%.

Un immobilismo evidente anche nel calo di altri due target specifici: cessazioni (-29%) e dichiarazioni di immediata disponibilità (-12%), per effetto dei mancati reclutamenti di contratti a termine. Su questo aspetto è opportuno ricordare che in tutta Italia, dopo il primo anno di Reddito di Cittadinanza, solo la metà dei ricollocati ha mantenuto il posto almeno fino a ottobre 2020.

Difficile, invece, trovare riscontri di dettaglio sul Veneto, ma in generale il Nord Est, secondo la nota di ANPAL, conta oggi poco più di centomila beneficiari di Reddito di Cittadinanza, appena il 6,6% del totale nazionale. Di questi il 46% è preso in carico dai servizi per l’impiego: la percentuale più alta del Belpaese.

Una fotografia confortante per il lavoro svolto dai circa 140 navigator assegnati al Veneto (sui 2.700 attivi), ma non sufficiente per sopperire alla crisi occupazionale. Anche se, come già visto, mancano ancora elementi scientifici aggiornati per valutare il numero dei percettori effettivamente ricollocati.

“Dove c’è cooperazione le cose funzionano”, ma “in Italia venti sistemi diversi”

“Il nostro è un atteggiamento volontaristico garibaldino, focalizzato su persone, imprese e risultati.”

Vede il bicchiere mezzo pieno Mario Giaccone, navigator impegnato a Castelfranco Veneto. Per quanto d’accordo sui limiti della piattaforma centrale, rivendica infatti l’ottimo lavoro sin qui svolto. “Poi è chiaro, la nostra cultura organizzativa non è omologabile a quella dei CPI, oggi ridotta per ragioni di organico a mera attività amministrativa”.

L’impressione generale, comunque, è che il livello di accoglienza dipenda molto dalla sensibilità dei singoli centri per l’impiego, più o meno abili a collaborare con i navigator. “Ogni testa è un tribunale”, conferma Giaccone. “Da quando i servizi per l’impiego sono stati provincializzati abbiamo in Italia venti sistemi diversi, moltiplicati dalle interpretazioni normative e relazionali di ogni singolo centro. Soprattutto verso chi viene paracadutato da fuori, come nel mio caso”.

O come nel caso di Paolo Albarella, laureato in economia e, da luglio 2019, navigator di stanza a Bovolone, provincia di Verona. “Senza voler gettare la croce su chi critica, che di frequente alimenta la tesi del nostro presunto fallimento per ragioni di opportunismo politico, confermo che dove c’è cooperazione le cose funzionano. In Veneto abbiamo ottimi strumenti e a Bovolone, dove si è costruito un rapporto di reciproca stima, l’attività porta risultati confortanti”.

Il compito dei navigator, dalle aziende ai candidati da collocare

Ma come si muove, nel concreto, un navigator?

“Dobbiamo anzitutto riuscire a dialogare con le aziende”, risponde Paolo Albarella. “Da questi contatti emergono le opportunità di lavoro da proporre ai beneficiari. Una mappatura importante ma non scontata, io per esempio riesco a intervistare il 30% delle imprese presenti nel mio elenco. E, rispetto alla media, sono tra i migliori”.

Un apporto spontaneo da parte delle imprese dovrebbe essere naturale, considerato che si tratta di inserire risorse grazie a investimenti pubblici. “Forse a Confindustria interessa solo dimostrare l’inutilità del nostro operato. Invece la piattaforma MOO ha bisogno del supporto delle aziende per essere alimentata al meglio”.

L’altro aspetto di gestione, invece, riguarda i beneficiari. “Con loro organizziamo, nell’arco dei diciotto mesi previsti, tre incontri ufficiali. Io mi focalizzo su competenze digitali, curriculum e preparazione al colloquio. Posso dire che la maggior parte si presenta con entusiasmo e coinvolgimento nel progetto di ricollocamento. Aiutarli è un aspetto del ruolo molto gratificante”.

In Veneto, a ben vedere, si tratta di attività non del tutto dissimili da quelle già in vigore, dove i CPI strutturano con il percettore di Naspi un patto che mira al reinserimento. Il case manager introdotto da Veneto Lavoro, per esempio, è un profilo che si occupa di seguire gli utenti nell’erogazione di tutti i servizi previsti. Un vero e proprio tutor, alla stregua di un navigator. “E c’è persino l’assegno per il lavoro, per cui qui gli strumenti ci sono”, sostiene Albarella. “Però ribadisco che i centri, a prescindere dai case manager, sono saturi di lavoro, e che senza di noi non riuscirebbero a garantire un’assistenza ottimale ai beneficiari”.

Navigator, “un’attività conquistata sul campo”

Nel frattempo ClicLavoro conta più di mille offerte di lavoro pubblicate e quasi centomila curricula a sistema. Nessuno sa dire, però, se questa mole porti a risultati concreti.

L’ufficio stampa di Veneto Lavoro non dispone di informazioni specifiche poiché le offerte non sono nella stretta disponibilità dei CPI. “La piattaforma è comunque utilizzata anche per i fruitori del Reddito di Cittadinanza”, ricorda Albarella, “ma molto dipende come sempre dal rapporto di collaborazione. Io ho la possibilità di vedere le preselezioni condotte da un dipendente del centro, così posso proporre un beneficiario in linea con i requisiti della ricerca”.

Un gioco di squadra possibile per il buon clima sviluppato a Bovolone. “Mi sento coinvolto perché ho dimostrato di essere un professionista. D’altro canto ci siamo guadagnati sul campo un’attività che coltiviamo sulla base di specifiche competenze. Mi spiace che alcuni colleghi non inseriscano per vergogna il job title su LinkedIn. Io ne sono orgoglioso e continuo con consapevolezza il mio percorso”. Riforma permettendo. “Guarda, se a dicembre il contratto scade e perdo il lavoro, mi rimbocco le maniche e ne cerco un altro”.

Photo credits: cgil.brescia.it

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