Finanza sostenibile non è un ossimoro

Sentire parlare di finanza sostenibile e responsabilità sociale d’impresa provoca uno shock – o quantomeno un sentimento di incredulità – a chi ha passato una vita a occuparsi di scandali finanziari come Cirio, Parmalat o Enron, di dissesti bancari recenti e meno recenti, di manipolazione del mercato a opera di avventurieri della finanza, di insider […]

Sentire parlare di finanza sostenibile e responsabilità sociale d’impresa provoca uno shock – o quantomeno un sentimento di incredulità – a chi ha passato una vita a occuparsi di scandali finanziari come Cirio, Parmalat o Enron, di dissesti bancari recenti e meno recenti, di manipolazione del mercato a opera di avventurieri della finanza, di insider trading, di falsi in bilancio, di corruzione, di investimenti finanziari speculativi che, con una logica dettata dal puro profitto, hanno infestato gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, provocando nel 2008 la più grave crisi finanziaria ed economica del dopoguerra.

Essendo la finanziarizzazione dell’economia il fenomeno più macroscopico della nostra epoca, ho sempre pensato che non fosse possibile fermare il cinismo della finanza, colpevole di aver creato negli ultimi anni prodotti finanziari rischiosissimi, senza precetti morali sulla sostenibilità degli investimenti. E invece, forse a causa dei danni provocati dalla crisi del 2008, pare proprio che la finanza sostenibile o socialmente responsabile, considerata un’utopia fino a dieci anni fa, abbia preso maggior vigore e stia diventando uno degli orizzonti – e per certi versi una delle condizioni – per uno sviluppo equo dell’economia, seppur a fatica. Non è un caso che nelle strategie dei grandi gruppi industriali, assicurativi e bancari, la sostenibilità ambientale e sociale sia diventata uno dei criteri guida per gli investimenti, e addirittura per ottenere maggiori profitti e credibilità.

Ne abbiamo parlato con Arianna Lovera, Senior Programme Officer del Forum per la Finanza Sostenibile, appassionata “filosofa” di questi temi. Prima di arrivare al Forum Arianna Lovera ha lavorato nel settore formativo, educativo e della ricerca presso organizzazioni italiane e straniere, tra cui l’Agenzia per la Formazione e la Ricerca delle Nazioni Unite (UNITAR) e l’Istituto di Studi Politici di Parigi. È autrice di alcune pubblicazioni sul tema della finanza etica e solidale. Ha conseguito una Laurea magistrale in Filosofia presso l’Università di Torino e un Dottorato in Sociologia presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi e la Scuola Alti Studi della Fondazione Collegio San Carlo di Modena, con una tesi sulle banche etiche in Italia e in Francia.

 

 

Dottoressa Lovera, mi introduce all’argomento con una definizione di finanza sostenibile?

Premettendo che non esiste ancora una definizione condivisa a livello europeo, come Forum per la Finanza Sostenibile abbiamo elaborato una definizione con i nostri soci tramite un gruppo di lavoro ad hoc nel 2013. L’Investimento Sostenibile e Responsabile (o SRI, dall’inglese Sustainable and Responsible Investment) mira a creare valore per l’investitore e per la società nel suo complesso, attraverso una strategia di investimento orientata al medio-lungo periodo che, nella valutazione di imprese e istituzioni, integra l’analisi finanziaria con quella ambientale, sociale e di buon governo. Il Forum per la Finanza Sostenibile è un’associazione non profit nata nel 2001. La base associativa è multi-stakeholder: ne fanno parte operatori finanziari e altre organizzazioni interessate agli aspetti ambientali e sociali degli investimenti. La missione del Forum è promuovere la conoscenza e la pratica dell’investimento sostenibile, con l’obiettivo di diffondere l’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance (o ESG, dall’inglese Environmental, Social and Governance) nei prodotti e nei processi finanziari. L’attività del Forum è anzitutto di ricerca e divulgazione: informiamo gli operatori finanziari, i media e la cittadinanza in generale sull’importanza degli aspetti ESG nelle scelte di investimento, attraverso manuali e ricerche (disponibili gratuitamente sul nostro sito), seminari, convegni ed eventi culturali. Inoltre dialoghiamo con le istituzioni per promuovere l’adozione di un quadro normativo che incentivi gli investimenti sostenibili.

Posso fare l’avvocato del diavolo? È credibile che la finanza, il settore più aggressivo e cinico dell’economia, colpevole tra l’altro di aver provocato la grave crisi finanziaria del 2008 con prodotti finanziari che con l’etica avevano poco a che fare, si converta alla sostenibilità? La dilagante finanziarizzazione dell’economia non è un ostacolo per voi?

Proprio perché la finanza può incidere profondamente sull’economia e sulla società è essenziale promuovere la sostenibilità degli investimenti. Ci sono due porte d’ingresso per affrontare il tema: in primo luogo, si possono considerare gli effetti che gli investimenti finanziari hanno sull’economia reale, e dunque sulla vita delle persone; prestare attenzione alle conseguenze ambientali e sociali delle decisioni di investimento consente di limitare gli effetti negativi e di ricercare al contrario risultati positivi, anche ma non solo in termini di rendimento finanziario. In secondo luogo, molti investitori si stanno rendendo conto del fatto che se non tengono conto dell’ambiente, dei diritti umani, della diversità di genere, della corruzione, i rischi aumentano e mettono in pericolo anche i profitti. Uno degli ostacoli principali alla finanza sostenibile è l’orizzonte di breve periodo, la finanza speculativa. Nel lungo periodo, invece, i vantaggi dell’SRI sono ampiamente dimostrati, anzitutto in termini di migliore gestione dei rischi. Alcuni investitori sostenibili, per esempio, hanno saputo anticipare scandali e conseguenti perdite finanziarie prestando attenzione all’area “governance”, disinvestendo nel caso di opacità nella gestione aziendale (come nel caso Dieselgate). Un altro tema cruciale è l’ambiente: il cambiamento climatico ha effetti diretti sulle attività economiche; è quindi nell’interesse del settore finanziario, incluso quello assicurativo, prendere in considerazione le strategie di mitigazione e adattamento delle imprese. Oltre i 1,5° di aumento medio delle temperature globali gli eventi climatici estremi, come siccità prolungata e alluvioni, saranno tali da sconvolgere gli equilibri non solo naturali ma anche economici e sociali, con intere regioni che rischiano di diventare inabitabili, migrazioni di massa ed estinzione di numerose specie viventi.

L’Italia come si colloca in questo scenario?

L’Italia è tra i Paesi europei più esposti agli eventi catastrofici legati al cambiamento climatico. Senz’altro si potrebbe e si dovrebbe fare molto di più per ridurre le emissioni climalteranti e per promuovere programmi di adattamento, con l’obiettivo di limitare i danni derivanti dalle condizioni climatiche avverse che non sarà possibile evitare. Per quanto riguarda gli investimenti sostenibili, la tendenza è positiva in quanto le masse gestite con criteri ESG sono in crescita anche in Italia, sebbene scontiamo un ritardo rispetto a mercati più maturi come quelli del Nord Europa. Un altro indicatore positivo, indice di un interesse diffuso sui temi della sostenibilità, è l’aumento dei soci del Forum, che quest’anno hanno superato la soglia dei 100. L’associazione è così ampiamente rappresentativa della “Comunità SRI”.

Mi par di capire quindi che gli investimenti sostenibili non sono più una fetta marginale degli investimenti complessivi. È così?

La finanza sostenibile è ancora minoritaria, ma non marginale, perché negli ultimi anni è cresciuta molto. Come citato anche in un video che abbiamo pubblicato di recente sul portale investiresponsabilmente.it, nei prodotti SRI sono già investiti oltre 30.000 miliardi di dollari a livello globale. Sono sempre più numerosi i risparmiatori che vogliono conoscere la destinazione finale dei loro investimenti e orientare i risparmi verso imprese attente agli aspetti ESG. Bisogna però continuare a lavorare a livello di comunicazione e informazione, per diffondere il messaggio che sostenibilità non significa filantropia, né maggior rischiosità o rinuncia ai rendimenti. Ormai esiste una solida base dati che dimostra che gli investimenti sostenibili presentano un miglior profilo rischio/rendimento e, nel medio-lungo periodo, ottengono performance almeno pari a quelle di prodotti simili non SRI.

Un’ultima questione: come si possono convincere i piccoli risparmiatori, in un Paese in cui l’educazione finanziaria è così fragile, a investire i loro risparmi in prodotti che tengano conto di ambiente, corruzione, etica e società?

Questo è un tema decisivo. Non a caso il Forum ha messo al centro della sua azione l’educazione finanziaria. Il 12 novembre a Roma si apre la Settimana dell’Investimento Sostenibile (Settimana SRI) con la presentazione di una ricerca che abbiamo condotto con Doxa sui risparmiatori italiani e l’importanza del cambiamento climatico. Per passare dall’interesse generico verso la sostenibilità alle azioni concrete, cioè nel nostro caso il cambiamento delle abitudini di investimento a favore dei prodotti SRI, è essenziale il ruolo dei consulenti finanziari e delle reti di vendita.

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