Il comportamento economico chiede gentilezza

Mi sono sempre interessato di idee, di come le persone pensano e/o di come non riescono a ottenere gli obiettivi che si sono prefissate. L’emozione più grande viene dalla comprensione dell’utilità di quella che spesso viene chiamata formazione; soprattutto quando negli scaffali delle librerie aumentano i volumi sullo stesso argomento e aumenta il desiderio di […]

Mi sono sempre interessato di idee, di come le persone pensano e/o di come non riescono a ottenere gli obiettivi che si sono prefissate. L’emozione più grande viene dalla comprensione dell’utilità di quella che spesso viene chiamata formazione; soprattutto quando negli scaffali delle librerie aumentano i volumi sullo stesso argomento e aumenta il desiderio di raccontare, di parlare dell’interesse che si è andato sviluppando, analizzando le differenti dimensioni.

Penso agli studenti dell’Istituto Corinaldesi di Senigallia (Ancona) e ai loro insegnanti, con cui abbiamo scritto, all’interno di un progetto di Alternanza Scuola-Lavoro, un percorso formativo che in quest’anno scolastico vedrà una conclusione parlando di comportamento economico (il titolo del progetto è “La spinta gentile: dalle competenze relazionali al comportamento economico”). Partner del progetto è Loccioni group.

La “spinta gentile”, traduzione italiana del termine nudge, è il contributo più importante di Richard Thaler (premio Nobel per l’economia nel 2017). Quando ci penso mi viene in mente Graziella Santinelli, direttrice di ACCA (Accademia Creatività Comunicazione Arte), di Jesi, sempre in provincia di Ancona, dove guarda ai suoi studenti come una “zia” e ai suoi collaboratori come una “mamma”. Il suo mandato è: quali sono gli ingredienti da nudger che deve conoscere un docente, nella didattica e nel lavoro come professionista? Essere consapevoli che si può essere influenzati dai piccoli cambiamenti del contesto.

Il mio pensiero corre ad ambienti differenti, dove la curiosità e la sensibilità per temi nuovi può creare il contesto per parlare di due termini che, accostati, prendono un significato: come una coppia che si sposa. Parlare di economia comportamentale è un modo per accogliere un’evoluzione che sta rendendo l’economia sempre più capace di aiutarci a capire meglio il mondo in cui viviamo. E, come direbbe Paolo Moderato, analista del comportamento, la scienza che aiuta a semplificare le nostre vite, behavioral economics.

 

Le ricadute del comportamento economico sulla società

Se dovessi rispondere alla domanda: “Perché uno psicologo si interessa all’economia?”, direi che nell’incrocio dei termini “economia comportamentale” e “comportamento economico” ci sono le nostre emozioni, c’è la nostra “logica” soggettività. È qui che si nota perché le scuole e le aziende si interessano al comportamento sociale per migliorare le decisioni.

Una delle più famose definizioni di economia è: “La scienza che studia la condotta umana nel momento in cui, data una graduatoria di obiettivi, si devono operare delle scelte su mezzi scarsi applicabili a usi alternativi” (Lionel Robbins). Ma è del 1932! Dov’è che ho avuto bisogno del nudge? Quando ho avuto bisogno di un mezzo per ottenere un comportamento desiderato.

Quando si fa formazione, quando si va ad illustrare una teoria e un processo, come nel caso del nudge, sappiamo già che avremo dei bias (trappole) che si presenteranno per lavorare con delle euristiche (regole pratiche). Se partiamo dal presupposto che gli economisti non hanno molta fiducia nelle risposte a domande ipotetiche, dato che affermano di occuparsi di ciò che le persone fanno piuttosto che di ciò che dicono di fare, è qui che deve entrare in gioco il nuovo professionista, che diventa “architetto delle scelte” e ha la responsabilità di organizzare il contesto nel quale l’individuo prende le decisioni. Stiamo parlando di psicologia della decisione, fino a una nuova area di studi chiamata “scienza delle scelte”. Durante la formazione occorre comprendere che i giudizi e le decisioni individuali non sono sempre razionali.

Dovremo ripensare il modo di leggere il contesto, e per dirla con Robert Pirsing, l’autore dello Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta: “Non si può trovare una soluzione razionale, perché la fonte del problema è la razionalità stessa”. Da qui: siamo pronti ad ascoltare per comprendere, o per rispondere? Nel rispondere come discenti non avremo un atteggiamo di accoglienza; nella comprensione c’è generosità. Un esempio di un efficace strumento di pratica è questo esperimento danese:

“Poco tempo fa nelle strade di Copenaghen un professore universitario e i suoi studenti hanno messo in atto un piccolo esperimento: per alcuni giorni hanno regalato caramelle ai passanti, registrando poi pazientemente quante carte finivano per terra, nei cestini o nei cesti delle biciclette. Poi hanno dipinto per terra tante piccole impronte verdi in direzione dei cestini dell’immondizia. Il risultato fu sorprendente: le carte buttate sul marciapiede diminuirono del 46%. Senza bisogno di pensare a multe o a premi, le piccole impronte verdi hanno amplificato spontaneamente una regola sociale esistente e migliorato concretamente lo stato delle strade della capitale danese”.

Piccoli gesti come gli incentivi ambientali possono essere efficaci strumenti di pratica e di trasformazione se nascono dalla consapevolezza. Certo, è una questione di scelta, ma entra in campo la formulazione (framing). Le scelte dipendono, in parte, dalla maniera in cui i problemi vengono presentati.

 

Il nudge, la “spinta gentile” che influenza le decisioni

Il nudge è uno strumento molto versatile. Ecco perché si parla di pungoli che non sono imposizioni, ma spinte gentili. Richard Thaler e Cass R. Sunstein lo definiscono “qualsiasi aspetto dell’architettura delle scelte che altera il comportamento degli individui in maniera prevedibile, senza proibire alcuna opzione o modificare in misura significativa gli incentivi economici”. A questo punto, se si hanno relazioni con pubbliche amministrazioni, si vive la città in maniera consapevole o per essere tutelati come risparmiatori.

Non dobbiamo andare tanto lontano per osservare pratiche nudge. Elementi di psicologia innestati a principi economici che valorizzano design e architettura per scelte sanitarie sono presenti nell’ospedale di Ravenna, un nudge per indirizzare i pazienti verso le sale dove è possibile sottoporsi a TAC o altri esami diagnostici.

Come può essere strutturata un’architettura delle scelte?

  • Può basarsi su opzioni di default che sono state introdotte da altri;
  • può strutturare un ambiente in modo che si tenda a fare certe scelte;
  • può fornire automaticamente delle modalità più razionali e semplificate di decisione;
  • può prevedere ambienti o oggetti che guidano verso un utilizzo corretto;
  • può arricchire l’ambiente di stimoli e prendere in considerazione aspetti spesso trascurati per la nostra miopia e inerzia;
  • un ambiente amichevole è anche quello che viene disegnato per dare feedback significativi rispetto alle proprie decisioni e stili di vita.

Viviamo in un mondo sempre più complesso, e prendere decisioni è sempre più difficile e se consideriamo i due sistemi di pensiero che ci presenta Daniel Kahneman: il pensiero veloce e intuitivo da una parte, quello lento e razionale dall’altra. Il primo è più soggetto a errori, il secondo meno; si basa sul ragionamento, è critico e analitico.

 

Indicare senza imporre

Dobbiamo comprendere come facilitare, come indicare senza imporre.

Per gli studenti che finiranno la scuola, accompagnarli verso scelte più consapevoli ha un valore non solo professionale, ma anche etico, perché vivranno delle condizioni di incertezza e la prima trappola che azioneranno sarà l’avversione per le perdite, basando le proprie scelte sulla paura degli svantaggi che potrebbero derivare da una decisione sbagliata. Proprio come ho fatto io oggi a pranzo, dovendo decidere tra due panini: non sapendo quale fosse quello più buono, ho scelto il più economico. Mi sono detto: se non mi piace, ci avrò rimesso meno soldi. Nella situazione di incertezza, il vantaggio di avere un buon panino pagando di più è passato in secondo piano. Per uno studente che si vuole relazionare con le imprese del territorio l’avversione alle perdite è un pungolo cognitivo, perché spinge a non fare cambiamenti, anche se cambiare è nel nostro interesse.

Attenzione! E nella didattica, nel rapporto con gli allievi fino alla selezione del personale, nell’ essere formati potremo accorgerci che a volte prendiamo cattive decisioni, e ci troviamo a fare i conti con il bias della conferma: quando iniziamo a farci un’opinione di una persona o di un prodotto prendiamo in considerazione solo gli elementi che ci confermano la nostra opinione iniziale. Se penso che una persona è adatta per una mansione, andrò a ricercare le sue esperienze che confermano la mia convinzione.

The times they are a-changin’. È proprio vero, i tempi stanno per cambiare, e sento più spesso studenti di economia e giurisprudenza interessarsi ai principi psicologici dei modelli decisionali e avvicinarsi alla corrente di studio della nudge philosophy.

Gli architetti delle scelte possono essere tanti quanti sono i mondi che frequentiamo. Il termine architetto riporta alla costruzione di edifici: pensiamo a come è predisposto uno spazio mentale delle scelte, a quanto può influire nell’orientamento al suo interno e sulla risposta delle nostre decisioni. Il nostro obiettivo è renderlo più trasparente facendo leva sui processi emotivi e cognitivi, osservando le strategie e le norme.

Nei due esempi riportati di seguito si è lavorato creando “un ambiente di scelta” ecologico, più amichevole, perché con gli amici è più facile prendere decisioni virtuose.

Sono nate organizzazioni e nudge unit in diverse parti del mondo. La missione della giovane GreeNudge, nata nel 2011, è di utilizzare la spinta gentile per una società più sostenibile. Ha variato la dimensione dei piatti del buffet del ristorante di un grande albergo, modificando il diametro da 24 a 21 centimetri. Di quanto si è ridotto lo spreco di cibo? Del 19,5%. Il risparmio è arrivato sulle spese di smaltimento dei rifiuti. Se volessimo approfondire: un chilo di cibo sprecato corrisponde a 1,9 chili di emissioni di CO2, e il cibo incide al 20% sull’effetto serra.

Un altro caso legato al cibo. Nel refettorio di un college si è rivelato efficace un altro stratagemma: per chi voleva mangiare cibi sani era stata allestita una corsia preferenziale, senza coda, un po’ come al check-in in aeroporto per chi viaggia in business class. Per sedici settimane dall’inizio dell’esperimento, il consumo di cibi salutari è aumentato del 18%.

Obama, durante la sua campagna elettorale, aveva adottato il motto “Yes, We Can”. Noi potremmo dire tranquillamente “Yes, We Nudge”. Il nudging non vuole cambiare le preferenze del decisore, ma chiarisce e rappresenta gli obiettivi e aiuta a raggiungerlo. Immaginiamo due binari: da un lato sfrutta le debolezze della volontà e le fragilità della ragione, dall’altro lato aiuta a potenziare le sue capacità decisionali semplificando il contesto di scelta.

 

 

Foto di copertina di Archie Fantom su Unsplash

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