Vi porrei una domanda, per avere la vostra risposta alla fine di quanto condivideremo: chi sono i cattivi? Scordiamo ora la domanda. Provate ad immaginare una moltitudine di persone e un luogo dove possano godere di una libertà illimitata e l’assenza di ogni regola chiara. Provate ad immaginare che ognuno abbia l’illusione di potersi celare […]
Il manifesto di Napoli
Napoli è una città grande come un universo. Sono talmente tante le cose che raccontano le sue strade che ho deciso di realizzare una collezione in suo onore. Napoli è energia che non riesci a contenere: mi sono ritrovato a girare per le sue vie e dimenticare il motivo per cui ero andato lì. Sono stato […]
Napoli è una città grande come un universo. Sono talmente tante le cose che raccontano le sue strade che ho deciso di realizzare una collezione in suo onore. Napoli è energia che non riesci a contenere: mi sono ritrovato a girare per le sue vie e dimenticare il motivo per cui ero andato lì.
Sono stato nella città partenopea due anni fa, di rientro dalla mia personale di Roma. Ho passato molto tempo a osservare persone, luoghi e immagini che cambiano con la luce o con il passare del tempo. Mi affascina vedere con quanto sforzo l’uomo cerca di combattere l’inevitabile traccia del tempo e il suo deterioramento.
Nel cambiamento delle cose attraverso il tempo trovo la mia poesia: i manifesti logorati dalle piogge e dal sole diventano texture per il mio lavoro. Ogni manifesto può raccontarci che cosa vive la citta, chi governa, che cosa mangiano le persone che ci vivono, se c’è stato un concerto, quale fermento artistico è presente attraverso le mostre.
Inserisco i manifesti della strada nelle mie opere perché sono una traccia tangibile del momento, come un ricordo che è stato reso prigioniero nella mia tela, oltre che nella mente di chi ha vissuto quei luoghi.
Quel muro con Totò
Ritraendo i codici genetici della città non puoi che cadere nelle icone che hanno portato Napoli nel mondo. Quel muro con Totò l’ho fotografato in diverse stagioni e lui era sempre là, era intatto la prima volta, strappato una seconda, e alla fine, nello scatto che ho utilizzato, era perfettamente integrato con le scritte della street art. Bellissimo! Un’opera autentica del tessuto urbano. L’ultima volta che sono tornato a Napoli non c’era più; adesso vive nel mio lavoro.
Le contraddizioni che esistono nella città sono il suo valore aggiunto. In qualsiasi città nel mondo trovi il centro e la periferia, quella periferia che spesso coincide con l’emarginazione sociale: a Napoli non è così.
La periferia può essere dietro l’angolo, ogni quartiere mostra entrambe le facce della sua società, convivono le stratificazioni sociali; ho visto bambini giocare a pallone in strade chiuse dalle loro famiglie, ho visto panni stesi al sole e donne spazzare l’uscio di casa per evitare che entrasse la polvere.
I miei occhi hanno catturato un tempo ormai perso tra i cablaggi delle connessioni virtuali e dai like di uno smartphone. Le strade di Napoli hanno il sapore dell’Italia che vive nel vessillo della sua cultura. Sono intrise di vita vera.
I fuochi, l’acqua, i santi, i miti
I fuochi d’artificio sono il mio ricordo più caro di quando ero bambino. Significavano casa, famiglia, vita.
Per le feste o per le vacanze andavo in Sicilia dalla nonna e attraversavo l’Italia, un viaggio in macchina da Milano a Palermo, un viaggio dove si cantavano a squarciagola le canzoni del momento. Senza soste o cambi di destinazione arrivavo con mio padre a casa della nonna a Palermo, la sera scendeva la notte e il cielo si illuminava. I miei occhi hanno catturato per sempre quell’emozione. Ogni fuoco ha quasi sempre una figura di riferimento: spesso una coppia, un uomo solo, una famiglia oppure una popolazione che assistono all’artificio della loro vita, come spettatori inermi del loro destino.
I fuochi sono il mio mandala, i soggetti che dipingo quando voglio dipingere senza pensare. Come le fusioni, hanno avuto una sostanziale evoluzione in questi miei ultimi quindici anni.
Mentre nei primi anni erano interamente dipinti a pennello, dal 2009, con le prime performance dal vivo, ho introdotto la tecnica del dripping per le prime stratificazioni di colore che, una volta asciutte, vengono poi finite a pennello.
Il mio viaggio dentro Napoli è questo.
Totò è l’opera che meglio rappresenta il concetto di Street Home, perché la sua immagine sul muro di Napoli l’ho vista deteriorasi sino alla sua totale scomparsa. Questo mi spinge alla continua ricerca di immagini che siano l’espressione più autentica, casuale, spontanea della street art, in cui dipinti, manifesti pubblicitari e scritte varie si compenetrano fino in fondo.
Venere marina e Opimia, sculture da me fotografate rispettivamente al Museo Archeologico di Napoli e al Museo di Capodimonte, sono i soggetti che meglio rappresentano il passaggio tra la collezione Matrem del 2016 e la collezione Street Home: alle preparazioni pittoriche vengono sovrapposte le stratificazioni dei manifesti strappati per la vie della città partenopea.
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