Legno marchigiano a ripetizione di geografia

Da 1533 a 1090 imprese. La grande crisi mondiale, ma soprattutto quella italiana, si è abbattuta anche sulla filiera “legno e arredamento” delle Marche, e tra 2009 e 2018 ha cancellato poco meno di 500 imprese di settore e migliaia di posti di lavoro. Stiamo parlando di una filiera che produce ricavi pari a circa […]

Da 1533 a 1090 imprese. La grande crisi mondiale, ma soprattutto quella italiana, si è abbattuta anche sulla filiera “legno e arredamento” delle Marche, e tra 2009 e 2018 ha cancellato poco meno di 500 imprese di settore e migliaia di posti di lavoro. Stiamo parlando di una filiera che produce ricavi pari a circa tre miliardi di euro, suddivisi tra legno (16%), arredamento (76%) e illuminazione (8%), con più di 20.000 addetti, arrivando così a pesare il 12% del totale manifatturiero regionale e il 13% delle imprese dedicate alla manifattura.

Il settore arredamento è sicuramente il più rilevante all’interno della filiera, sia in termini di imprese dedicate che in termini di fatturato prodotto: con circa 2,3 miliardi di ricavi, infatti, è il settore trainante della filiera legno-arredamento sia nella regione che nel complesso nazionale. Le Marche, infatti, si posizionano subito alle spalle delle grandi regioni del settore, come la Lombardia, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia, e sono la quarta regione per fatturato della filiera, terza per numero di addetti e quinta per numero di imprese.

Oggi il peggio sembra passato, ma le incertezze sono presenti sia sul mercato interno (con i prezzi degli immobili ancora in flessione e il settore dell’edilizia che non riesce a scrollarsi di dosso una crisi di dimensioni mai viste in precedenza) sia su quello internazionale (con le politiche protezionistiche di Donald Trump che di certo non aiutano).

 

Marche, settore legno e arredamento: “Un cauto ottimismo”

“C’è un cauto ottimismo, ma le continue turbolenze internazionali e le incertezze che viviamo all’interno soffiano contro di noi”, spiega Lorena Fulgini, presidente del Gruppo Mobili di Confindustria Marche Nord che aggrega le province di Pesaro e Ancona, “e il settore si presenta in modo decisamente non omogeneo. Infatti una parte ben precisa del comparto è ripartita, e si tratta delle imprese che hanno spinto molto sull’innovazione, sulla qualità, ma anche su un’attenzione particolare alle esigenze del singolo cliente, soprattutto quello internazionale, e che spinge l’acceleratore sul settore contract e custom made”. Per un’altra parte, invece, le difficoltà non mancano e il portafoglio ordini spesso è appeso a un filo. “Ciò non toglie – continua Lorena Fulgini – che siamo tornati a essere un distretto produttivo forte, riconosciuto e ricercato sui mercati globali, come indica il dato relativo alle nostre esportazioni, sempre contrassegnato da un segno positivo che nel 2018 si colloca intorno al 10%”.

Del resto il 2018 era partito bene per il settore, anche se il rallentamento dell’economia italiana nell’ultimo trimestre di certo si farà sentire. Gli ultimi dati disponibili (Indagine Trimestrale di Confindustria Marche) indicano, infatti, che nel trimestre gennaio-marzo per il comparto legno-mobile l’attività produttiva è cresciuta del 3,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, risultato migliore di quello registrato nel comparto del mobile a livello nazionale (+1,8%). I dati sulla diffusione confermavano il permanere di un clima nel complesso positivo: rimaneva elevata la quota di operatori interessati dall’aumento della produzione (58% contro 57% della rilevazione precedente), anche se saliva ulteriormente la quota di intervistati con livelli produttivi in flessione (32% contro 29% della precedente rilevazione). In aumento l’attività commerciale complessiva (1,6%), con una moderata flessione sul mercato interno (-1,4%) e una variazione positiva sul mercato estero (+8,2%) che resta lo sbocco con maggiore prospettive di crescita.

Sul mercato interno si contrae ancora la quota di operatori con aumenti delle vendite (42% contro 46% della precedente rilevazione), mentre rimaneva stabile la quota che ha sperimentato flessioni (33% contro 34% del trimestre precedente). Sul mercato estero era in aumento la quota di operatori interessati dalla ripresa (67% contro 65% della rilevazione del quarto trimestre 2017), mentre si contraeva ancora la quota di imprese interessate da una flessione (18% contro 20% della precedente rilevazione). I prezzi di vendita erano in aumento sul mercato interno (+0,8%) e in aumento più evidente sul mercato estero (+1,3%) così come i costi di acquisto erano in aumento sia sul mercato interno (+1,4%) sia sul mercato estero (+1,3%). Miglioravano anche i livelli occupazionali: la variazione tra gennaio e marzo 2018 era risultata pari all’1,2%, ma si evidenziava un forte aumento per ricorso alla CIG (400.000 ore contro le 127.000 ore del primo trimestre 2017). Le previsioni degli operatori riguardo alle vendite nei prossimi mesi sono orientate al recupero per il mercato interno e alla stabilità per il mercato estero.

 

Una crescita legata alla personalizzazione e al mercato estero

Alla domanda se il settore abbia prospettive di crescita o possa solo difendere il perimetro attuale, Lorena Fulgini risponde così: “Deve e può crescere. Il nostro sistema, complice anche la crisi che ha costretto alla chiusura tante aziende, è diventato più flessibile, più creativo, più digitale, più innovativo. Chi ha saputo personalizzarsi puntando sulla flessibilità, sulla personalizzazione e sulla light industrialization è risultato vincente”.

Intanto anche le politiche pubbliche locali pare non trascurino il settore. “Direi che in generale – spiega la presidente del gruppo mobili di Confindustria Marche Nord – c’è più attenzione verso il nostro settore e con la Regione Marche lavoriamo finalmente insieme su progetti condivisi, soprattutto legati all’innovazione. La formazione di una cabina di regia con la partecipazione di Federlegno ha avviato, ormai da un paio di anni, un percorso di policy di settore che viene guardata come best practice da altre regioni. È questa la strada da seguire, l’inizio di un percorso che va consolidato e portato a metodo. Finalmente si fa davvero sistema”.

L’export resta di fondamentale importanza per la tenuta del sistema produttivo regionale. Ma le imprese devono fare sforzi non piccoli per intercettare i flussi del commercio mondiale. “La maggioranza delle nostre imprese sono micro e piccole, più che medie; occupano meno di cinquanta dipendenti e registrano un fatturato inferiore ai dieci milioni di euro”, spiega Lorena Fulgini. Che continua: “Senza dubbio deve ulteriormente migliorare la vocazione all’estero, con la consapevolezza che i mercati esteri sono affascinati dal made in Marche e sono costantemente alla ricerca del design e della qualità dei nostri prodotti. L’approccio internazionale delle nostre aziende sta comunque cambiando: c’è più disponibilità a muoversi come sistema e a migliorare le competenze e le professionalità interne che devono essere formate per un approccio più aggressivo e qualificato all’estero, con prodotti più mirati ai singoli mercati di sbocco”.

 

(Photo by rawpixel on Unsplash)

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