Ripetizioni private da professori pubblici

I paradossi del lavoro contraddistinguono la società del XXI secolo nella quale si registrano situazioni poco chiare come nelle facoltà umanistiche dove la frequenza del dottorato non è compatibile con i corsi di abilitazione all’insegnamento. I dottorati che intendono insegnare nelle scuole medie devono iniziare un percorso nuovo, perdendo quel tempo prezioso e procrastinando di […]

I paradossi del lavoro contraddistinguono la società del XXI secolo nella quale si registrano situazioni poco chiare come nelle facoltà umanistiche dove la frequenza del dottorato non è compatibile con i corsi di abilitazione all’insegnamento. I dottorati che intendono insegnare nelle scuole medie devono iniziare un percorso nuovo, perdendo quel tempo prezioso e procrastinando di conseguenza l’ingresso nel mondo del lavoro. Sono stati proprio i diversi tagli di spesa compiuti sui finanziamenti dedicati al settore dell’istruzione di questi ultimi anni a compromettere negativamente l’efficienza delle biblioteche, degli archivi, dei laboratori. La necessità di rivedere in maniera scrupolosa il settore dell’istruzione è ormai un’urgenza da non rinviare perché la preparazione dei giovani deve diventare una priorità assoluta. Le diverse eccellenze presenti nelle università italiane sono senza dubbio un grande patrimonio non sufficientemente valorizzato. La grande sfida del nuovo millennio è quella di azzerare i paradossi del lavoro restituendo dignità e adeguata professionalità al mondo dell’occupazione.

«Il complesso mondo del lavoro italiano, specialmente in questo preciso momento storico, sta vivendo – commenta Maria Bernabeo, psicologa e psicoterapeuta – un momento davvero preoccupante dove la meritocrazia, almeno per ciò che riguarda l’Italia, non viene premiata; la creatività o addirittura il problem solving sono ciò che permettono la sopravvivenza».

I ricercatori scientifici rappresentano un mondo occupazionale composto soltanto di precari. I dottorati di ricerca sono un percorso di studio mirato a completare la laurea specialistica. Se l’università assicura una specializzazione mettendo sul piatto un considerevole investimento monetario, non garantisce di conseguenza un lavoro in base alla loro preparazione. Per questo motivo i giovani dottorati sono costretti a sfruttare questa specializzazione solo nelle università straniere per poter guadagnare uno stipendio adeguato. È un paradosso del lavoro assai preoccupante mentre l’Italia continua a investire, seppure in maniera decisamente minore, senza valorizzare la cultura. Se puntiamo a una giusta preparazione dei nostri brillanti giovani nelle università italiane, perché in un secondo momento vengono abbandonati dagli stessi atenei?

«L’imprenditorialità e l’innovazione – incalza Maria Bernabeo – sono legate alle capacità creative; il successo di un’impresa dipende in gran parte dall’iniziativa di imprenditori creativi che sanno realizzare idee innovative individuando le risorse e cogliendo le opportunità in cui operare. E’ possibile riscontrarlo in tutte le discipline, dall’industriale che costruisce elettrodomestici al chirurgo, ed è proprio su questa frontiera che si basa la nuova fonte energetica lavorativa».

Istruzione e lavoro parlano ancora troppo poco

Il mondo dell’università è penalizzato dagli scarsi investimenti ma sarebbe necessaria una priorità di bilancio perché la formazione dei giovani è fondamentale per ricevere una ottima preparazione per il futuro. La fotografia del quadro economico italiano arriva dall’ultima analisi dell’Ocse, presentata a febbraio 2017, la quale indica la strada per favorire una crescita inclusiva dove l’Italia deve continuare a migliorare il benessere dei cittadini, riducendo la dualità del mercato del lavoro e il divario tra le competenze professionali dei lavoratori e quelle richieste proprio dalle imprese. Per raggiungere questo obiettivo, deve incrementare le opportunità di lavoro e migliorare di conseguenza l’istruzione professionale. La crescita della produttività resta ancora limitata e i vantaggi non sono abbastanza condivisi nell’insieme del Paese. Tra le altre raccomandazioni suggerite nel rapporto non potevano mancare un potenziamento del sistema dell’istruzione e la formazione professionale mediante una più stretta collaborazione con il settore privato.
La mancanza di investimenti e la sfiducia negli esiti sociali influenzano prioritariamente la struttura della domanda. A causa della complessa crisi economica, il nostro sistema produttivo non ha una grande necessità di avere quelle professionalità elevate in grado di giustificare investimenti in termini di impegno nello studio e di risorse finanziarie. Un sistema di piccole imprese specializzate nei settori tradizionali registra una tendenza a investire di meno in acquisizione di capitale umano. È doveroso ammettere che questo è uno dei più evidenti limiti del nostro sistema produttivo. Il compito della politica economica è quello di contrastarli con decisione, non di assecondarli senza alcuna determinazione. È facile intuire come questo scenario sociale rispecchi fedelmente la crisi accusata dal mondo dell’università: i ricercatori sono le professioni a rischio dove è verosimile vivere quei paradossi del lavoro pur di riuscire a sopravvivere.

Le ripetizioni private dei professori pubblici

Sempre nel mondo della scuola c’è un altro paradosso del lavoro rappresentato dai professori che svolgono le ripetizioni a pagamento. Il governo non pensa a risolvere il problema mentre aumentano le differenze tra gli studenti. I professori sono pagati dallo Stato quando insegnano nelle scuole durante la mattina mentre la sera guadagnano dalle persone più ricche per offrire un modello diverso di scuola ai figli delle persone ricche. Queste riforme non hanno preso in considerazione la questione della remunerazione dei docenti – il contratto nazionale è fermo da dieci anni – favorendo il lavoro delle ripetizioni che diventano per molti insegnanti un salvagente economico. Lo Stato perde molti soldi perché le ripetizioni – almeno la gran parte – non sono un lavoro che prevede una tassazione fiscale quindi le casse dello Stato non ricevono alcun denaro. È un altro aspetto squisitamente fiscale che nessun governo vuole regolamentare.

Sembra che le carenze del sistema scolastico non siano transitorie ma strutturali, pertanto le ripetizioni private non sono un’eccezione. Ed è proprio in questa situazione dove i paradossi del lavoro si moltiplicano che aumentano senza controllo centri studi, insegnanti privati, siti web dedicati. È facile osservare come l’enorme richiesta di lezioni di recupero favorisca la crescita di un settore della scuola privata che si trova la sua fortuna sul malfunzionamento del sistema scolastico italiano. È un vero paradosso del lavoro perché questo sistema è alimentato su un comparto pubblico che dovrebbe garantire un servizio a tutti i ragazzi. E pensare che invece esistono centri studi che hanno addirittura finanziamenti dalle Regioni per aiutare ragazze e ragazzi di scuole elementari, medie e superiori. Non possono mancare altri centri studio tramutati in luoghi dove si rilasciano con facilità i diplomi. Tutto questo è possibile perché questi centri sono percepiti come una specie di ammortizzatore sociale – quasi l’unico, viste le poche alternative offerte dalla scuola pubblica – rispetto alla dispersione scolastica. Purtroppo non è un argomento trattato con la giusta evidenza ma è bene sapere che il grande problema della scuola italiana è la dispersione scolastica.

 

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