Mannaggia(ment) a certi manager!

Dopo la sua partecipazione a Nobìlita intervistiamo il formatore Enzo Memoli su Mannaggiament, il suo workshop sul project management.

Enzo Memoli, nell’intervento Azioni Reazioni E Relazioni di Progetto dentro gli spazi di FICO, coinvolge e “travolge” una platea di partecipanti quantitativamente e qualitativamente rilevante (Oscar Farinetti incluso) con la sua formazione fuori dagli schemi sul tema della dimensione relazionale nel project management. Rigore metodologico, concretezza, piacevolezza sono gli ingredienti che rendono unico il modo di fare formazione di uno dei trainer meno convenzionali del panorama nazionale.

Ne approfitto per una breve intervista che evidenzi alcuni punti essenziali dei suoi interventi formativi.

Out of the box è un po’ il suo marchio di fabbrica?

Sì, ma inconsapevolmente. Nel senso che non c’è nulla di “premeditato”. Out-of-the-box
è la logica conseguenza di un modo di raccontare la formazione servendosi dell’intelligenza
emotiva, delle tecniche di comunicazione multilivello e della forza del sorriso,
che sono condizioni abilitanti per stare al passo con il continuo cambiamento,
per stimolare le leve della creatività e per raggiungere risultati concreti.

E Mannaggiament è frutto
della sua napoletanità?

Napoli e la napoletanità rappresentano le mie radici. I workshop targati Mannaggiament hanno questo retrogusto partenopeo, ma nulla di più: Mannaggiament, nei fatti, è un’altra cosa. Dico spesso che Mannaggiament non è un modo di “storpiare” il management, bensì è il modo per fermarsi a riflettere sul mannaggia, cioè sull’accidenti che troppo spesso, nelle nostre organizzazioni, si utilizza per non avere previsto, pianificato, organizzato ciò che era prevedibile, pianificabile organizzabile: mannaggia! In questo senso, i miei interventi hanno l’ambizione di non far più dire ai partecipanti “mannaggia”. L’obiettivo, l’ambizione e forse la velleità sono quelli di “produrre” consapevolezza manageriale avviando un’operazione di recupero del buonsenso in azienda.

Che differenze trova, sempre che ce
ne siano, tra gli interventi nella P.A. e quelli nel settore privato?

Mondi diversi e modi diversi di vivere e interpretare il management. I workshop di Mannaggiament sono nati proprio in ambito PA. Comune di Napoli, Iesolo, Legnano, Milano, Regione Lombardia, Regione Lazio e diverse ASL, sono stati i primi clienti e i primi sostenitori di un approccio formativo fatto in maniera diversa, divergente e dirompente. Il mondo privato, ovviamente non si deve generalizzare, ha logiche differenti, ma esigenze similari nell’avere una formazione concreta, meno paludata e sicuramente sorridente.

Perché secondo lei apprendere con il
sorriso aiuta a fissare meglio i concetti? Cioè: perché, come lei ripete
spesso, rigore, leggerezza, efficacia e piacevolezza vanno coniugati con il
sorriso?

Il sorriso è il più forte strumento di apprendimento. Nella mia esperienza,
non solo in ambito formativo ma anche consulenziale, la “piacevolezza” di
lavorare a un obiettivo comune è condizione fondamentale per il successo
dell’iniziativa, che non va solo valutata in termini strettamente contrattuali
e di business, ma anche in termini relazionali e di crescita delle competenze.
Sorridere ci rassicura, ci rende semplicemente più felici e più produttivi.

L’importanza del “prima” nella
riuscita di un progetto?

Il vero problema nella gestione di un progetto è anticiparlo. La questione è che, oggi come oggi, non possiamo ragionare di certezze. È necessario pensare sempre più a un approccio adattivo, orientato al cambiamento, piuttosto che a un approccio predittivo che radica la sua forza nell’autorevolezza di un piano, di un Gantt. Il “prima” nei progetti è sempre più legato alla consapevolezza del fatto che tutto può cambiare, e in alcuni casi deve cambiare.

Le persone, il team, sono
fondamentali nella riuscita del progetto: come strutturarli e formarli?

Sono sicuramente fondamentali. È proprio in questa logica che nel project management trovano sempre più spazio metodologie e framework agili che pongono al centro della loro attenzione il feedback loop, e quindi le persone che lo generano. Le stesse persone che suggeriscono chiavi di lettura e nuovi schemi per raggiungere il risultato in maniera originale e condivisa.

Photo credits: Andrea Verzola. Enzo Memoli per Nobìlita Festival

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