Pane e volontariato

“Il pane di Matera è particolare: se lo tagli a metà si vede sempre il cuore e questo esprime, soprattutto, il grande cuore che ha Matera nei confronti della gente. Qui c’era il senso del vicinato: i vicini di casa si ritrovavano tutti insieme e quando facevano il pane in casa poi lo condividevano. Ed […]

“Il pane di Matera è particolare: se lo tagli a metà si vede sempre il cuore e questo esprime, soprattutto, il grande cuore che ha Matera nei confronti della gente. Qui c’era il senso del vicinato: i vicini di casa si ritrovavano tutti insieme e quando facevano il pane in casa poi lo condividevano. Ed era così per ogni cosa. Il pane d’altronde quando viene spezzato, quando viene donato, è il segno di questa comunione e ci richiama direttamente all’Eucarestia. Il vicinato esprime proprio questo senso della comunione che, da sempre, appartiene ai materani.” Dice così monsignor Antonio Caiazzo, Arcivescovo di Matera Irsina, in Mathera, docufilm (distribuito da Magnitudo Film con Chili) che ripercorre la storia di una delle più antiche città del mondo ancora abitate.

Il vicinato è il fulcro attorno al quale ruota la vita nei Sassi. Fiducia, accoglienza, solidarietà le parole d’ordine. Sentimenti di una potenza straordinaria, che rischiano di andare in disuso. È la fiducia che fa sì che gli abitanti degli antichi rioni lascino aperte le porte di casa e che i bambini giochino da soli per strada. È l’accoglienza che rende il vicinato un prototipo di famiglia allargata, in cui ci si assiste e prende cura reciprocamente. È la solidarietà che riempie la tavola anche quando non si ha con che riempirla: se qualche famiglia non ha da mangiare, a turno il vicinato si organizza perché in quella casa non manchi mai il pane; i bambini dividono la merenda tra loro (pane e olio, pane e pomodoro). Sono valori antichi: nascono con le prime civiltà rupestri, si radicano in quelle persone, sono presenti ancor oggi nei loro discendenti.

 

Dal vicinato al volontariato: la lezione di Matera

Il vicinato è luogo di incontri, di condivisione: non si sta mai soli, gli anziani vengono sempre visitati e ci si fa sempre compagnia. Le famiglie vivono attorno al pozzo, all’aia comune, alla cisterna. Il vicinato è sempre accogliente e diventa la scena di tutte le attività, il luogo dove accogliere l’ospite. Sul significato profondo dell’accoglienza e sul ruolo sociale del vicinato fa leva anche il dossier di candidatura di Matera 2019 che mira a creare una collettività ricettiva e un nuovo modo di relazionarsi col turista (che qui è “cittadino temporaneo”, tutt’uno con la città che visita).

Non è un caso allora che il sociale, in questa terra, ricalchi la matrice del vicinato ed esprima appieno un senso di accoglienza, prossimità e attenzione all’altro.

“Negli ultimi dieci anni abbiamo registrato un’enorme crescita di associazioni di volontariato, non solo dal punto di vista numerico, ma anche dalla capacità di operare sul territorio, leggerne i bisogni e dare risposte. Parliamo, in Basilicata, di circa 700 associazioni iscritte al registro: di queste un terzo sono nella provincia di Matera; oltre il 50% in città. Il bilancio è positivo, abbiamo fatto molto, ma ancora molto c’è da fare per arginare la guerra degli ultimi contro i penultimi alla quale assistiamo anche a livello nazionale. Bisogna agire sul contesto culturale, far emergere i valori profondi dell’accoglienza”. A parlare così è Gianleo Iosca, responsabile del Centro Servizio Volontariato per Matera, operativo da vent’anni. “Oggi siamo diventati il punto di riferimento per tutte le realtà del territorio, per far crescere la cultura del volontariato. Con Matera19 sono cresciute le associazioni che si occupano di cultura: in diverse occasioni chi viene da noi per costituire un’associazione culturale cerca anche una sponda occupazionale, magari uno sviluppo verso l’impresa sociale, che è quello che noi più ci auguriamo”.

Un dipendente della cooperativa Oltre l’Arte al lavoro

Dal sociale all’impresa sociale: il volontariato che dà il pane

Un esempio è la cooperativa sociale Oltre l’Arte: nata come impresa culturale e turistica, oggi impiega 35 dipendenti; tra questi, diversi sono ragazzi con disabilità. Soprattutto giovani. Oltre l’Arte nasce con la vocazione di valorizzare il patrimonio culturale del circuito urbano delle chiese rupestri nell’ottica di oltrepassare il materiale e riscoprire il valore dei rapporti umani e dell’accoglienza.

“Siamo una cooperativa sociale, svolgiamo soprattutto attività turistica con finalità occupazionale e attenzione al sociale. Gestiamo alcune chiese rupestri, una casa per ferie e una casa grotta: i nostri ragazzi forniscono servizi di assistenza turistica, dalle informazioni alle guide per i siti. La nostra particolarità è che cerchiamo di far cogliere la bellezza del sito coniugandola alla cura dell’ospite”, racconta Rosangela Maino, presidente della cooperativa.

“Il settore turistico in questo momento a Matera è privilegiato. Noi cerchiamo di esprimere uno stile fatto di accoglienza, attenzione, rispetto della dignità del visitatore, che deve fruire dei beni del patrimonio secondo i suoi desideri; rispetto delle sue conoscenze e possibilità, dei suoi tempi. I ragazzi ascoltano la richiesta del visitatore e lo indirizzano presso i nostri o altri siti. L’obiettivo è far vivere al turista la migliore esperienza possibile per lui. Pratichiamo una forma di turismo sartoriale nel rispetto della dignità del visitatore e del suo desiderio di vivere un’esperienza. Ritengo che la cooperazione sia una delle formule di impresa che meglio possono aiutare i giovani a formarsi per un’attività occupazionale e, al contempo, esprime un servizio alla collettività perché ha ricadute positive sul territorio. Per un giovane che voglia scommettere sulle proprie competenze e sulla propria terra, questa è la forma migliore.”

 

L’accoglienza nel solco dell’arte

Il terzo settore sta vivendo un periodo di crisi: tutti dicono che ci aiuteranno, ma spesso mancano idee, risorse e persone capaci di attuare queste politiche. La società ha bisogno di terzo settore, ma sembra volere un terzo settore spesso prono, in perdita, che stia al posto suo e non dia fastidio. Anche la qualità del management della cooperazione sociale è molto bassa, ed è qui il problema fondamentale. Si è tentato di fare investimenti, formazione, ma ci sono gap strutturali nel pensiero industriale difficilmente colmabili”, osserva Michele Plati, presidente della cooperativa Il Sicomoro, nata a Matera nel 2003 e oggi presente in diversi comuni della Basilicata con progetti in differenti aree di impegno, vero e proprio punto di riferimento per anziani, immigrati, minori e disabili.

La cooperativa, insieme alla Fondazione Matera-Basilicata 2019, produce Silent Academy, un’accademia dedicata allo scambio di competenze e al talento di migranti e profughi, nata con l’obiettivo di dare voce alle competenze dei migranti, spesso silenziate da sistemi di accoglienza standardizzati che ne azzerano le storie professionali e accademiche maturate nei paesi di origine. Non solo competenze accademiche, ma anche e soprattutto il lavoro delle mani, le abilità artigianali. L’arte allora diventa uno strumento per dialogare con la comunità.

Tre donne di nazionalità diverse appartenenti alla cooperativa il Sicomoro

 

A Matera, città di cultura e storia millenaria, l’arte e l’accoglienza si intrecciano, lungo un percorso che porta alla riscoperta dell’identità cittadina proiettandola nel futuro. Si inserisce in questo contesto il progetto Matera Alberga, a cura di Francesco Cascino e Christian Caliandro, che vuole riflettere sul rapporto tra l’arte contemporanea e la quotidianità, essere uno stimolo al cambiamento e creare un momento di accoglienza, incontro e convivenza. Come? Con installazioni di arte contemporanea. Dove? Negli hotel che hanno rigenerato gli antichi vicinati dei Sassi, che così tornano a vivere di vita nuova e diventano nuovamente luoghi di scambio e incontri.

Matera Alberga, Matera accoglie.

 

 

Foto di copertina della Fondazione Matera Basilicata 2019

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