Professori disoccupati che vivono di lezioni private. Dietro le quinte del mercato

Tra le attività messe in ginocchio dal COVID-19 figurano le lezioni private: un’intera categoria di insegnanti vive di ripetizioni.

Studenti promossi e professori disoccupati. Almeno quelli che si occupano in prevalenza di ripetizioni, lavorando per conto di agenzie che forniscono questo servizio. L’annuncio dato in piena pandemia dal ministro della pubblica istruzione Lucia Azzolina, che ha spiegato come nello scorso anno scolastico, funestato dal COVID-19, non ci sarebbero stati bocciati, ha avuto una ricaduta anche su un settore dell’educazione del quale di solito non si tiene conto, e che ha cercato di tamponare la perdita con la didattica a distanza e prendendo tutte le misure di sicurezza.

La sicurezza del passaggio dell’anno ha fatto sì che in molti decidessero di non prendere più lezioni private. A settembre il settore è ripartito, ma con tanti cambiamenti per tutelare la sicurezza degli studenti. «I nostri docenti – dice Giulia Ghioni dell’agenzia Cubo di Milano – si recano a casa degli studenti con mascherina e guanti, e chi vuole sentirsi più sicuro può continuare a venire nei nostri locali».

Dopo quattro mesi molto difficili, nei quali la società ha dovuto ricorrere alla cassa integrazione per i tre dipendenti amministrativi e in cui i docenti si sono visti ridurre le ore, la situazione sembra essere tornata alla normalità: in vista della ripresa dell’anno scolastico il business delle ripetizioni ricomincerà come prima. «C’è una ripresa dei compiti delle vacanze e cominciano ad arrivare richieste. Prevediamo flussi in aumento rispetto agli altri anni, anche perché le prime verifiche si baseranno su argomenti pregressi, che non sono mai stati soggetti a esame».

Lezioni private ma non solo: tanti modi diversi di studiare

Nei mesi di lockdown molte società hanno operato in modo da ampliare il servizio e strutturarlo perché possa soddisfare quante più richieste da remoto.

«Abbiamo creato nuovi progetti collegati alla didattica – continua Ghioni – ai quali hanno collaborato molti docenti che non potevano lavorare per la chiusura totale. Spesso si tratta di persone adulte che vivono con questo lavoro, e anche per permettere loro di lavorare li abbiamo coinvolti in corsi di formazione per altri professori sulla didattica a distanza, sulla nuova applicazione del Bes e sulle valutazioni. Inoltre abbiamo elaborato un modo nuovo per testare il proprio livello di preparazione attraverso un’applicazione che consente anche di preparare le lezioni».

L’obiettivo è quello di diversificare l’offerta, ma anche di far fronte al momento di crisi che questo settore si è trovato ad affrontare.

Promossi con duecento euro al mese

Nei mesi scorsi, infatti, il mercato delle ripetizioni ha subito una flessione, anche perché, come spiega Andrea Marino della società Profadvisor di Foggia, «molti genitori che sono liberi professionisti nei mesi di chiusura hanno preferito rinunciare anche alle ripetizioni per motivi economici. Il rimanere più tempo a casa e il mancato guadagno li hanno convinti a non usare questo servizio e a cercare di aiutare in prima persona i figli con i compiti».

Molte società hanno deciso comunque di dare la possibilità di portare a termine i pacchetti già pagati. Il costo delle ripetizioni non è proibitivo, dal momento che si va dagli 8 euro ai 20 euro l’ora, in base al tipo di scuola e alla preparazione dei tutor. A volte un tutor si dedica anche a due o tre studenti. I pacchetti di solito si aggirano attorno alle 8 ore e non si possono acquisire ore singole. In media si va dall’una alle tre ore di ripetizione a settimana, con un costo per le famiglie che si aggira attorno ai 200 euro mensili circa.

I costi possono crescere nel caso di ripetizioni per esami universitari ritenuti molto complessi. Si tratta di cifre nelle quali rientra il corrispettivo per il docente, ma sono conteggiati anche le tasse, le spese e il guadagno dell’agenzia. Per chi insegna, infatti, c’è la possibilità in questo modo di regolarizzarsi senza aprire una partita Iva con i relativi costi.

Ripetizioni, una mano arriva dal fisco. E comincia a prendere piede l’online

La deputata 5 Stelle Carla Ruocco lo scorso novembre aveva proposto un emendamento alla legge di bilancio che prevedeva una detrazione fiscale del 19% per le famiglie che usufruiscono delle lezioni private, ma già a partire dal 2019 le ripetizioni a casa tenute da docenti con cattedra venivano tassate al 15%, per favorire l’emersione del nero. Non è l’unica misura messa in campo per favorire la regolarizzazione di un’attività che in Italia è in crescita. Proprio Profadvisor è nata con questo scopo: «Siamo una startup – spiega Andrea Marino – che è nata con i contributi regionali per far emergere il tanto nero che c’è in questo settore».

Con il lockdown sono emersi però altri problemi. Sono pochi, infatti, i docenti di ripetizione che hanno una partita Iva, e non ci sono assunti. Quasi nessuno di loro ha avuto diritto quindi ad alcun tipo di contributo di quelli previsti dal governo per l’emergenza economica conseguente al COVID-19. Le scuole hanno cercato così di andare incontro ai problemi dei loro collaboratori mettendo in campo altri tipi di interventi, cioè con la didattica a distanza per quanti non hanno voluto rinunciare alle lezioni, ma anche lavorando alla digitalizzazione dei materiali per i prossimi mesi, nei quali non si esclude che la didattica a distanza possa ritornare.

In ogni caso le ripetizioni online, nelle previsioni di chi vive il settore, saranno sempre più richieste dalle famiglie, che cercheranno di esporre il meno possibile i propri figli a rischi per la salute. La tecnologia servirà a permettere a molti professori di lavorare comunque.

Chi sono gli insegnanti che vivono di ripetizioni?

Si possono definire gli invisibili del mondo della scuola. Non hanno sindacato, non hanno contratti da dipendenti e in molti casi non sono nemmeno delle partite Iva. Sono i professori che vivono grazie alle ripetizioni.

Spesso si tratta di un secondo lavoro, ma in alcuni casi è l’unica fonte di sostentamento, in attesa magari del concorso o della chiamata per qualche supplenza nella scuola pubblica. La legge, infatti, non vieta le ripetizioni private, con alcuni limiti per gli insegnanti di professione, che devono dare comunicazione al proprio dirigente scolastico e non posso fare lezione ad alunni del loro istituto.

In tempi di difficoltà e di lunghe graduatorie, per molti il doposcuola è diventato una buona fonte di reddito o arrotondamento. COVID-19 permettendo. «Insegno latino e italiano, ma capita anche storia dell’arte», dice Valeria Monachese, «ma sono rimasta mesi interi senza lavorare in attesa che la situazione si sbloccasse. Siamo riusciti a dare qualche lezione grazie a piattaforme come Skype. Ho approfittato di questo periodo per preparare il concorso per diventare professoressa di ruolo».

Molte società, invece, hanno approfittato del periodo per mettersi in sicurezza e adeguarsi alla didattica a distanza, che comunque per il prossimo anno scolastico è ancora prevista.

I social delle ripetizioni

Le lezioni online, e di conseguenza le ripetizioni, saranno sempre più diffuse in futuro, ma già da anni proliferano siti in cui docenti possono offrire i propri servizi agli studenti. È il caso di Superprof o Skuola.net, vere e proprie bacheche in cui i docenti possono mettere annunci e gli studenti possono trovare vicino a casa, con prezzi che variano dai 7 ai 20 euro orari, insegnanti di tutte le materie.

Quasi tutti ormai si sono attrezzati per le lezioni da remoto, e la maggior parte ormai avviene online. A differenza delle agenzie di ripetizioni, la contrattazione in questo caso avviene tra privati; l’ente che offre il servizio non ha alcuna responsabilità sugli accordi che vengono presi tra le parti, ma nemmeno percepisce delle transazioni.

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