Santa noia: il lavoro ne aveva bisogno e non lo sapeva

Chi ha detto che i giorni passati nello stesso modo debbano essere per forza un male? Il potere delle abitudini, vecchie e nuove, raccontato da “Tieni Duro” di Austin Kleon.

Ricomincio da capo è una commedia del 1993 con Bill Murray nel ruolo di Phil Connors, un meteorologo intrappolato in un circolo temporale: ogni mattina si sveglia e si ritrova al 2 febbraio – il Giorno della Marmotta – a Punxsutawney, in Pennsylvania. Phil le tenta tutte, ma non riesce a uscire da Punxsutawney, né ad arrivare al 3 febbraio. Qualunque cosa faccia, l’indomani si sveglia sempre nello stesso letto, nello stesso giorno. In un momento di disperazione, si rivolge a un paio di ubriachi in un circolo di bowling e chiede loro: “Che cosa fareste se foste bloccati in un posto, e i giorni fossero uguali e, per quanto vi sforziate, qualunque cosa non servisse a niente?”

È la domanda alla quale Phil deve trovare una risposta per mandare avanti la trama del film, ma è anche la domanda alla quale noi dobbiamo trovare una risposta per mandare avanti la trama della nostra vita.

Tieni Duro e i metodi per sopravvivere al lavoro quotidiano (e rimanere creativi)

Alla fine dell’anno che verrà ricordato come quello della pandemia globale e dei lockdown, la domanda è ancora più pertinente. Hanno provato a rispondere registi (su tutti Max Barbakow in Palm Spring, vivi come se non ci fosse un domani), scrittori di romanzi e saggisti.

La particolarità di Tieni Duro, di Austin Kleon, è che è stato scritto poco prima della pandemia. Il titolo originale è Keep Going, e apparentemente può sembrare un libro motivazionale. La buona notizia è che invece si tratta di un manuale molto pratico e poco empirico, una lista di buoni comandamenti che vale la pena tenere a mente per sopravvivere a quella farragine di compromessi, nevrosi e superstizioni chiamata “giornata lavorativa”.

Il primo consiglio è proprio quello di comportarsicome se vivessi sempre lo stesso giorno”. Non è forse quello che stiamo provando da quasi un anno a questa parte entrando e uscendo da call, riunioni online, mail da spuntare? Chi ha resistito ed è riuscito ad accelerare? Risponde l’autore: chi si è lasciato sedurre (perché “sedurre” è anche un termine positivo, dimentichiamo per un attimo Ulisse e le sirene) da nuove abitudini, pur senza rinunciare a stabilire una routine. Magari diversa da quella precedente, ma pur sempre una routine: “Quando hai poco tempo, la routine ti aiuta a sfruttarlo al massimo. Quando hai tutto il tempo del mondo, la routine ti aiuta a non sprecarlo” è forse una delle frasi che valgono il prezzo del libro e il tempo della lettura – circa tre ore.

Regola numero due: costruisci la tua stazione di beatitudine. Vuol dire sapersi scollegare dal mondo, ma non solo. Non è necessariamente un dove, può anche essere un quando: non solo un luogo sacro, ma un tempo sacro. Un altro consiglio da approfondire è la riscoperta della noia. Lynda Berry sostiene che “il telefono ci dà tante cose, ma ci toglie tre fondamentali elementi di scoperta: la solitudine, l’incertezza, il tedio. Le idee creative sono sempre sgorgate da lì”.

Deve essere il motivo per cui parecchie belle idee vengono correndo, o sotto la doccia. Sarebbe ora di rimettere a sistema la noia e di ripensare, appena sarà possibile, a viaggi come la Route 66: giorni interi passati su strade alla ricerca di piazze e monumenti che non ci sono.

Successivamente Kleon invita a fare più spesso regali, a mantenere in vita i passatempi non monetizzabili e soprattutto a ignorare i numeri. Gli amanti dei KPI come unica ragione di vita non saranno felici, ma ho trovato molta verità in queste parole: “Una classifica di Amazon non ci dice se qualcuno abbia letto il nostro libro due volte e l’abbia gradito al punto di passarlo a un amico, i like su Instagram non ci dicono se un’immagine da noi creata sia rimasta impressa per mesi nella mente di un utente, un conteggio di download non ha lo stesso valore di una persona in carne e ossa che si presenta a un nostro spettacolo dal vivo”.

Rallentare e prolungare, la formula vincente della routine

Non si può chiedere ad Austin Kleon di approfondire tutti i punti, non sarebbe nel suo stile. Chi ha già letto – se non lo avete fatto vi consiglio di recuperare – i fortunati Semina come un artista e Ruba come un artista sa che il format di Kleon è sempre lo stesso (d’altronde perché cambiare una formula che funziona, a proposito di routine). Parte da un elenco di consigli, ci costruisce delle storie intorno, usa molto la leva della citazione da poter a nostra volta utilizzare sui social e regala molti backstage: i suoi appunti, gli schizzi, i processi creativi.

La bravura dell’autore, certificata dalle vendite, dal numero di iscritti alla newsletter e dai suoi fan su Twitter, è però nella semplicità di linguaggio e di attuazione. Spesso i creativi sono persone difficili da comprendere e da decifrare; qui ci troviamo di fronte a una creatività alla portata di tutti, da mescolare alla routine, al fine di rendere più efficace il lavoro quotidiano e più piacevoli le ore, tante, dedicate al lavoro.

La sfida, soprattutto in questi tempi difficili, è quella di ricavare arte dal quotidiano e dall’ordinario: rallenta e prolunga, consiglia Kleon. In un’epoca ossessionata dalla velocità, per rallentare ci vuole un allenamento speciale e nelle pagine del libro ci sono tanti spunti molto più interessanti del banale “diritto alla disconnessione”.

Alla fine, il trucco è tenere duro: preoccuparsi meno di lasciare un segno, preoccuparsi di più di lasciare le cose meglio di come le abbiamo trovate.

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