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Viaggiare: sì, lo voglio
Tra le numerose ferite aperte che la recente crisi umana e sanitaria ci ha lasciato in eredità vi è il crollo della domanda turistica. Che il turismo sia cambiato nei secoli ce lo testimonia la storia, ma questo inevitabilmente non può non ripercuotersi negli usi, costumi, vissuti, vantaggi e svantaggi che questo può comportare. Andare […]
Tra le numerose ferite aperte che la recente crisi umana e sanitaria ci ha lasciato in eredità vi è il crollo della domanda turistica. Che il turismo sia cambiato nei secoli ce lo testimonia la storia, ma questo inevitabilmente non può non ripercuotersi negli usi, costumi, vissuti, vantaggi e svantaggi che questo può comportare. Andare di tanto in tanto in vacanza, allontanarsi per un periodo dal proprio domicilio, infatti, tra le tante cose, procura numerosi benefici, alcuni tra i quali hanno effetto anche sulla salute, come ci testimoniano sempre più ricerche scientifiche in merito.
Perché ci piace viaggiare?
Uno dei quesiti che l’essere umano si è posto più spesso in merito al viaggio riguarda le sue motivazioni: che cosa spinge le persone, da sole o in compagnia, a spostarsi per mare, cielo, terra, anche mettendo a repentaglio la propria salute, e al limite la propria vita, pur di vivere esperienze che vanno al di là della propria quotidianità, sicura e confortevole, ma magari qualche volta monotona?
Sono state ipotizzate diverse risposte in merito a questa affascinante domanda. La scienza psicologica ha condotto numerose ricerche al proposito, e ha riscontrato diversi benefici che il viaggio può comportare per il corpo e per la mente.
La mente ricerca sempre nuove stimolazioni, che la attivano, la stimolano, grazie anche alla secrezione di alcuni neurotrasmettitori quali dopamina, endorfine, serotonina. Le sue connessioni cerebrali sembrano essere modificate grazie alle nuove esperienze che si sperimentano, ed è anche per questo che quando torniamo a casa, per certi versi, non siamo gli stessi che sono partiti: la sensazione di vedere in modo diverso quello che prima ci era consueto e familiare non è casuale.
Nello specifico le ricerche psicologiche hanno evidenziato sedici effetti benefici specifici che il viaggio può produrre.
1. Amplia le nostre prospettive di visione
Quanto più il viaggio ha una durata estesa nel tempo, tanto più i benefici per la mente si ampliano e si sedimentano dentro di noi. Una ricerca ha messo in luce che coloro che intraprendono regolarmente viaggi a lungo termine riportano un effetto prolungato sul senso del proprio essere, la direzione di vita e il benessere generale. Pare che queste ricadute positive possano essere dovute alla soddisfazione di aver realizzato i propri sogni relativi a vedere altri luoghi, e all’espansione della comprensione di cosa implichi condurre una bella vita.
I viaggi brevi, invece, non sembrano sortire gli stessi effetti positivi.
2. Stimola la curiosità
Il viaggio è stimolante per il corpo e la mente, sotto tanti aspetti. Uno di questi è la creatività: chi viaggia regolarmente e per lunghi periodi sembra essere mediamente più creativo rispetto a chi non ha questa abitudine.
In una ricerca su 270 direttori creativi famosi di grandi agenzie di moda, che hanno viaggiato e vissuto in lungo e in largo nel pianeta, costoro sono risultati più creativi di chi è stato più stanziale. Questo maggiore talento pare sia da ricondurre al fatto che hanno sperimentato dei significativi cambiamenti nella loro personalità che li ha resi più aperti al mondo, alle novità, e in questo modo più rispondenti ai compiti e alle sfide che si sono trovati ad affrontare.
È interessante sottolineare che tali benefici sembrano potersi presentare anche quando si viaggia solo con l’immaginazione. Anche solo contemplare una località straniera pare alimentare la creatività. A questo proposito, una ricerca condotta presso la Indiana University ha scoperto che gli studenti che fantasticavano di risolvere un problema mentre erano in Grecia erano in grado di fornire delle soluzioni più creative rispetto a chi invece continuava a pensarsi nel suo contesto abituale di residenza.
3. Ci rende più compassionevoli e tolleranti
Viaggiare ci consente di incontrare e conoscere diverse persone, luoghi, consuetudini, tradizioni, modi e tempi di vita. Ci permette di comprendere che non siamo al centro del mondo, che tutto è relativo, e che non necessariamente i nostri modi di pensare, sentire, agire possono essere i migliori in assoluto. Tale consapevolezza pone le basi per una maggiore empatia, accettazione, tolleranza, compassione, pazienza.
Lo stesso viaggio, inteso come trasferta, implica tempo e sforzo più o meno prolungato, come nel caso di un cammino, un pellegrinaggio, una scalata. Come tale aiuta a sviluppare il senso di attesa, persistenza, capacità di gustare l’istante, con tutto quello che può comportare di piacevole e non: flessibilità nell’ammettere contrattempi, cambi di programma, capacità di adattamento a eventuali disagi.
4. Aiuta a sviluppare la pazienza
I piccoli e grandi contrattempi, gli imprevisti, i cambi di programma, magari anche repentini, ci allenano a una maggiore flessibilità, plasticità e soprattutto pazienza.
Raggiungere la meta non sempre è facile, né scontato. Trovare tutto a portata di mano, secondo le aspettative e i programmi, non è così ovvio come si potrebbe credere. Essere pazienti con gli altri, comprensivi, grati e riconoscenti per il fatto che stanno facendo del loro meglio ci aiuta a sviluppare il nostro carattere.
Comprendere e accettare che ciascuno ha i suoi limiti, i suoi difetti (gli altri come noi stessi), ci può rendere molto più umani e compassionevoli.
5. Aumenta la fiducia nel prossimo
Spesso la sfiducia verso il prossimo, la diffidenza, il sospetto, nascono dall’ignoranza, dalla non conoscenza dell’altro. Quando si viaggia necessariamente si viene a contatto e ci si confronta con culture, tradizioni, luoghi e persone diversi da noi. Questo può aiutare a sviluppare maggiore fiducia verso gli altri, ravvisando non solo le differenze, ma anche i punti comuni a tutta l’umanità che ci pone universalmente sullo stesso piano, a prescindere dalle peculiarità esteriori.
Constatare che il buono e il bello esiste nel profondo, in tutto e in tutti, può essere molto confortante; può stimolarci verso l’apertura, la comprensione, l’apprendimento.
6. Ci permette di risolvere meglio i problemi
Uno studio pubblicato su Journal of Personality and Social Psychology su un gruppo di studenti che hanno vissuto all’estero ha rilevato che erano per il 20% più abili nel risolvere un problema rispetto a coloro che non avevano viaggiato.
Si ipotizza che questo vantaggio sia da imputare al fatto che conoscere un’altra cultura per un periodo prolungato possa contribuire ad ampliare i confini mentali, e a comprendere che possono sussistere diverse prospettive, visioni e soluzioni di fronte a un problema.
Inoltre, permette di capire che esistono differenti modi di vivere la vita, nessuno più giusto o sbagliato di un altro, ma tutti possibili e per certi versi auspicabili, giustificati e desiderabili, e come tali con la loro ragione d’essere.
7. Ci rende più performanti e di successo al lavoro
Come si può comprendere intuitivamente, prendersi una pausa, uno stacco dalla routine quotidiana per rilassarsi e dedicarsi ad altre attività, può fare molto bene al corpo e alla mente e farci ritornare alle nostre usuali mansioni con una marcia in più.
Non è un caso, forse, che chi si dedica a un viaggio in occasione delle vacanze, secondo la U.S. Travel Association, ha una probabilità superiore del 6,5% di ottenere una successiva promozione al lavoro rispetto a coloro che invece se ne stanno tutto il loro tempo alla scrivania.
8. Ci rende più umili
Confrontarsi con altre persone e realtà consente anche di ridimensionare la centralità della nostra vita, del nostro mondo. La nostra esistenza, il luogo in cui viviamo, quello di cui ci occupiamo, rappresentano una parte infinitesimale delle forme di vita sulla faccia della terra.
Viaggiare e conoscere infinite altre realtà ci consente, tra le altre cose, di ridefinire la portata di quello che ci riguarda. Secondo uno studio edito dal Journal of Personality and Social Psychology, di fronte alle magnificenze di alcuni luoghi, come ad esempio il Grand Canyon, il nostro senso di piccolezza e di trascurabilità non può che dare spazio a una inevitabile umiltà.
9. Ci fa risultare più aperti e ricettivi alle novità
La mente ricerca, viene stimolata e nutrita dalle novità. In parte, però, le teme, perché atavicamente queste ultime stimolano le paure legate alla minaccia alla propria sopravvivenza. Per questo motivo alcuni di noi temono in modo particolare di abbandonare luoghi, persone, routine e consuetudini, e di uscire dalla propria consolidata zona di comfort.
Viaggiare quasi inevitabilmente ci pone nelle condizioni di confrontarci con ciò che non abbiamo mai vissuto. Quanto più si viaggia, tanto più il nuovo sollecita la nostra apertura allo straordinario rispetto al quotidiano. La ricerca sopra citata ha anche constatato che gli studenti che hanno studiato all’estero per un lungo periodo sono più aperti a sperimentare nuove esperienze nella vita quotidiana rispetto a coloro che sono stati stabilmente in un unico campus.
Il beneficio pare protrarsi anche al termine del viaggio, al punto che questa apertura al nuovo si manifesta anche al ritorno al proprio domicilio.
10. Ci fa diventare mentalmente più acuti
Il contatto con la natura, in modo particolare, pare essere in grado di stimolare la chiarezza mentale. Si suppone che in ampia parte questo effetto benefico sia dovuto a una maggiore ossigenazione cerebrale. Al contrario permanere a lungo in ambienti chiusi, con scarso ricambio di aria, come ad esempio in un ufficio affollato con le finestre serrate, alla lunga può essere obnubilante per la mente.
Nello specifico, una ricerca pubblicata su Journal of Environmental Psychology ha riscontrato che anche solo guardare delle fotografie rappresentanti scenari naturali per 40 secondi è in grado di migliorare la capacità di focalizzazione e la performance.
La natura, quindi, sembra esplicare i suoi effetti benefici sia quando la si frequenta attivamente, sia quando la si contempla in una immagine, o affacciati alla finestra.
11. Può aiutare a reinventarci
Il viaggio è anche una metafora di vita, di ricerca, di indagine, di riscoperta. Quando si viaggia si è anche un po’ alla ricerca di se stessi, del significato della propria vita, delle proprie azioni, del complesso del proprio essere sulla Terra. Non è un caso, forse, che grandi decisioni, rivolgimenti di vita, cambiamenti possono scaturire al termine di un viaggio più o meno lungo?
Prendersi una pausa dalle attività, dai luoghi, dalle persone che si frequentano abitualmente, può aiutare a creare chiarezza dentro se stessi, a costruirsi una visione d’insieme, a osservare la propria realtà da un altro punto di vista.
Il viaggio ci offre anche del tempo vuoto, libero da impegni prestabiliti. Ci consente di riflettere, meditare, contemplare. Non è un caso che proprio nei momenti vuoti possono sorgere le intuizioni, le idee creative migliori.
12. Riduce la paura e i pregiudizi
Spesso la paura alberga solo nella nostra mente e non possiede alcuna valida giustificazione al di fuori. Confrontarsi con la realtà consente talvolta di prendere atto che il mondo non è così minaccioso e spaventoso come noi crediamo. Affrontare i nostri fantasmi, compiere cose mai fatte a causa dei pregiudizi e delle paure, ci consente di sviluppare coraggio, apertura mentale, arricchimento interiore, indipendenza.
Spesso di fronte all’ignoto la mente si costruisce dei giudizi a priori per orientarsi e per spiegare quello che non sa, perché la rassicura. Anche se questo atteggiamento può essere confortante e tranquillizzante, al tempo stesso è limitante e per certi versi nocivo, soprattutto nel caso in cui i pregiudizi che si creano alimentano paure, sospetti, reticenze e altri sentimenti negativi che ci possono tenere lontano da esperienze che magari potrebbero essere per noi molto costruttive e arricchenti.
Viaggiare ci mette di fronte a noi stessi e per certi versi ci costringe a vedere la realtà per quella che è, in molti casi contribuendo a fugare pregiudizi e timori.
13. Ci aiuta a superare perdite e lutti
Nella vita, nel lavoro, non sempre le cose vanno secondo le nostre aspettative. A volte durante il nostro cammino, più o meno inevitabilmente, ci confrontiamo con perdite, fallimenti, lutti.
A volte perdiamo oggetti, luoghi, opportunità, persone care. Quando smarriamo qualcosa è come se una parte di noi venisse contemporaneamente perduta con essa. Quanto abbiamo investito (il tempo, le energie, la cura, l’affetto) se ne vanno con ciò che ci ha lasciati.
Si tratta di sanare la ferita, ritirare l’investimento, riappropriarsi di quella parte di sé che è rimasta legata all’altro, e di rendere nuovamente disponibile quell’energia per investimenti futuri.
Viaggiare ci può aiutare a prendere le distanze, a elaborare il lutto, a ritornare in contatto profondo con noi stessi, senza lasciarsi annientare dal dolore.
14. In solitudine rafforza il senso di libertà e resilienza
Viaggiare in compagnia, in famiglia o in gruppo può essere vantaggioso in termini di offerte economiche; può essere relativamente più sicuro nel caso di persone fragili, molto giovani e inesperte o di sesso femminile, ma può comportare dei limiti dovuti alla presenza di altre persone con cui interfacciarsi o con dei programmi prestabiliti da rispettare.
Viaggiare in solitudine, invece, pare essere in grado di stimolare la capacità di cavarsela da soli, di trovare soluzioni innovative. Se in gruppo occorre sacrificare parte della propria libertà in nome della sicurezza, della comodità e dei costi, da soli ci si guadagna in salute e benessere.
15. Se si prenota a casa si può risparmiare
Anche se talvolta il tempo trascorso in ufficio pare infinito, una piccola fuga nel web, ogni tanto, per programmare i propri viaggi di diletto o di lavoro, può essere gratificante. Questa pratica non sembra ottimale, più che altro per i costi che può comportare.
Il luogo in cui si vivono le esperienze influisce sul modo in cui vengono esperite. Pare che l’ufficio, infatti, non solo interferisca con il futuro godimento della successiva trasferta, quando si vestiranno i panni del viaggiatore, ma anche che si finirà con lo spendere di più all’atto della prenotazione, selezionando dei luoghi molto più costosi. In sintesi: si spende di più, ma ci si gode meno l’investimento fatto.
Se, al contrario, si aspetta di prenotare quando si sarà tornati a casa, sembra che l’ambiente più gradevole, comodo e rilassante possa contribuire a una scelta più ponderata e capace di garantire un’esperienza complessivamente più piacevole.
16. Viaggiare compulsivamente non fa così bene come sembra
Anche se dall’esterno ci possono attrarre e affascinare molto gli stili di vita assai dinamici e pieni di viaggi, essi non sembrano essere in realtà così salutari né piacevoli come si crede.
L’effetto del jet lag continuo e cronico può alterare ampiamente le funzioni fisiche e psichiche dell’organismo e mettere così a rischio la salute; i livelli di stress possono aumentare a dismisura; attenzione e creatività possono diminuire a causa di una mente non del tutto lucida e riposata. Obesità, rischi cardiovascolari, indici elevati di glicemia, lipidi, sedentarietà, insonnia sono tra gli effetti deleteri più di frequente riscontrati in chi viaggia molto.
Come per ogni cosa, quindi, d’obbligo è la giusta misura.
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